Comunismo e malavita

Un’interessante scritto sulla situazione a Milano sud, sulle prospettive di un qualsiasi ragazzo che abita nelle popolari di Gratosoglio o Stadera, sulla malavita e sull’importanza degli spazi sociali tratto dal sito di ZAM.

Ormai capita quasi quotidianamente di imbattersi in notizie di cronaca che parlano di rapine o di furti, la cosa particolare è l’età non più solo “professionisti” del crimine ma anche tanti giovanissimi.

Cosa sta accadendo? Che periodo stiamo attraversando? Come mai proprio ora notiamo il verificarsi di un incremento delle pratiche di illegalità soprattutto nelle zone periferiche e più povere, a cosa è dovuto tutto ciò?

Viviamo in un quartiere di periferia, circondato da gente di tutti i tipi, viviamo insieme alla seconda generazione nata dai vecchi flussi migratori degli anni ’80, fin da piccoli siamo cresciuti insieme ad arabi, asiatici, slavi e italiani… nelle stesse classi…. nei medesimi quartieri.

Da quei giorni della scuola sono cambiate tante cose, a partire proprio dalla scuola che ora assomiglia più ad un’impresa che ad una scuola, perfino le materie sono cambiate (non si studia più geografia!!!), ora c’è l’alternanza scuola-lavoro e gli studenti devono imparare a produrre e ad essere sfruttati invece che emanciparsi attraverso la cultura. Mesi di scuola a cui susseguono mesi di lavoro non retribuito perché ovviamente la logica alla base di tutto resta sempre la stessa: i padroni devono restare tali e diventare sempre più ricchi mentre noi, le nostre vite, le nostre necessità ed il nostro tempo non contano più nulla.

Cosa non sta funzionando in tutto questo piano? Perché questo sistema non ci fa essere più ricchi ma aumenta sempre più il divario tra ricco e povero? Perché sempre più precocemente i giovani incontrano lo spaccio, il furto o la ricettazione? Perché alcuni di loro vedono tutto ciò come unico baluardo della loro sopravvivenza?

Abbiamo provato a parlarne con un ragazzo del quartiere.

Noi: ciao xxx come stai?
Xxx: bene dai non mi lamento
Noi: hai voglia di raccontarci qualcosa del tuo passato?
Xxx: bah non è che proprio muoia dalla voglia ma se può essere utile ben venga
Noi: dai tanto facciamo due chiacchiere tranquilli e sereni, fumi? tò tieni (e viene passato un joint ai posteri scoprire se di CBD o del temutissimo e illegalissimo THC)
Xxx: ma guarda solo un paio di tiri al massimo (si asciuga il joint)
Noi: andiamo diretti al punto, hai mai fatto una rapina?
Xxx: sì mi è capitato, più di una volta
Noi: come mai ti è venuto in mente di fare una rapina?
Xxx: beh per i soldi, qua tutto funziona con i soldi e se non li hai non puoi fare nulla
Noi: e perché non ti trovi un lavoro?
Xxx: vorrei, lavoro un po’ qui un po’ lì ma sempre in nero o con contratti farsa a tempo determinato o chiamata e poi quando ero più piccolo avevo anche un po’ la testa calda diciamo
Noi: in che senso?
Xxx: beh considera che qui in quartiere i modelli a cui guardare sono il bullo ed il bulleggiato tendenzialmente, non volevo più essere bulleggiato e poi in zona ti scontri abbastanza in fretta con la microcriminalità, insomma tutti han fatto almeno una cazzata nella loro vita. A casa poi non è che avessi proprio una bella situazione, siamo tanti a casa, lavora solo mio padre e non guadagna tantissimo, sai uno vuole subito cercare di non essere un peso di diventare indipendente. Tra un casino e l’altro avevo anche un problema con le sostanze… che nelle periferie trovi la coca pure a ferragosto ma una canna lascia perdere che ci sono gli sbirri che setacciano ogni panchina… chissà perché in certi appartamenti ultra-noti della zona non fanno mai visita. Insomma, volevo soldi per uscire dalla condizione in cui ero e pensai che fare una rapina fosse il modo più rapido per cambiare questa condizione.
Noi: è stato così?
Xxx: assolutamente no
Noi: fai ancora cose del genere?
Xxx: no, devo dire che un percorso mio individuale in una comunità mi ha permesso di scoprire quale fosse la mia vera passione, cosa che milioni di ore di orientamento a scuola non erano riuscite a fare,  già solo questo un po’ mi aiutò almeno a capire cosa mi sarebbe piaciuto fare se potessi scegliere di cosa vivere, poi… (ride) poi terminato questo periodo mi sono imbattuto in voi (ride e gli ridiamo in faccia calorosamente)
Noi: e questo cosa c’entra scusa?
Xxx: beh dopo un inizio piuttosto ruvido ho capito che se fin da piccolo avessi avuto la possibilità di frequentare un luogo dove mettermi in gioco forse alcune stronzate non le avrei combinate… devo dire che partecipare alla vita di uno spazio sociale, entrare in un collettivo, condividere esperienze e bisogni mi è servito per rendermi conto che si può immaginare un mondo migliore e non solo immaginarlo ma costruirlo pezzo per pezzo… giorno dopo giorno
Noi: quindi w i centri sociali che ti hanno riportato sulla retta via?
Xxx: (diventa incredibilmente serio) scherzi a parte, no ovvio che non è così però le periferie hanno un estremo bisogno di luoghi come questo, almeno io qui ho capito che non è risolvendomi la mia cosa da solo che posso svoltare davvero, avere i mille euro della rapina in tasca che se non te li sudi mille euro ti evaporano tra le mani.. insomma non so come dire ho capito che abbiamo tutti e tutte gli stessi bisogni e le stesse necessità e lottare insieme per ottenere queste cose oltre che più bello e meno faticoso è anche più probabile ottenerle queste cose… vedi? qui la sera mangiamo insieme con veramente un piccolo contributo individuale, se fossi solo non potrei mai farcela.
Noi: ok ok, crediamo di aver capito cosa intendi quindi cosa diresti ai giovani di quartiere che si affacciano al mondo dell’illegalità?
Xxx: sono sincero… non voglio dire cose che magari poi qualcuno pensa che predico bene e razzolo male, vivere in periferia partendo da una situazione di indigenza familiare non è facile e la vita ti mette di fronte a tante situazioni anche brutte e a volte le necessità sono troppo troppo grandi e quindi l’illegalità diventa a volta l’unica soluzione (microspaccio, ricettazione etc etc) però ecco quello che posso dire alle ragazzine ed i ragazzini del quartiere è di non lasciare che la società tolga loro anche la possibilità di sognare, di immaginare un mondo migliore e che ci sono situazioni in cui è realmente possibile farlo, come dice un motto molto classico “l’unione fa la forza” e noi siamo veramente tante e tanti
“che facciamo oggi pome?”
“andiamo in piazza”
“mmm ok e stase? stase che facciamo?”
“beh andiamo in piazza, poi magari facciamo un giro sui navigli e poi torniamo in zona… magari facciamo un salto in piazza”
Questo il dialogo tipo di una qualsiasi compagnia di ragazzi e ragazze del Gratosoglio… Questo perché al Gratosoglio-Stadera gli spazi di socialità sono quasi inesistenti.
Questo perché a nessuno interessa il destino dei giovani e delle giovani che vivono in periferia.
Basterebbe poco, anzi pochissimo per evitare di disperdere tutte queste preziose energie e riuscirle ad incanalare in qualcosa che sia costruttivo per loro e per la società tutta.
Leggendo la cronaca delle periferie milanesi non è strano trovare storie di babygang, storie di giovani spacciatori o storie di rapinatori e rapinatrici… Ultima un caso che ci riguarda da vicino perché la rapina è avvenuta alla farmacia di fronte al nostro spazio sociale, ci riguarda da vicino perché il quartiere è piccolissimo e ci si conosce tutte e tutti praticamente e quelli che non conosci direttamente sai chi sono o dove girano. Questa storia ci riguarda da vicino perché è l’ennesimo esempio del malessere di una intera generazione che non trova il suo utile collocamento in questa società dove se non produci, “se non fai il grano”, non sei nessuno e non hai accesso a niente… Niente pub, niente discoteca, niente motorino, nemmeno il tram per andare sui navigli… “vabè oh al massimo ruberò una ofo”... I pomeriggi si ripetono identici l’uno all’altro, passati alla disperata ricerca di un modo per svoltare “hai visto frà quelli che han fatto il colpo in montanapo? stanno a posto tutta la vita altro che fare lo sfigato fattorino in biga, si fotta glovo dimmmmerda”, i pomeriggi si ripetono identici uno all’altro dove chi studia è solo uno che perde tempo “minchia frà ma che studi a fare che tanto Salvini vuole togliere pure il valore legale della laurea? e poi non lo vedi il fratello grande di Marco? c’ha due lauree e fa il commesso all’esselunga”… Via via tutto viene spogliato del suo valore e in men che non si dica niente ha più senso… Non ha senso affannarsi per cercare un lavoro, non ha senso darsi da fare a scuola, non ha senso fare qualcosa di utile per tutti… L’unica cosa sensata è tentare di svoltare qualcosa, in fretta e senza troppi sbattimenti.
Anche oggi è finita la giornata, dalle piazze o dai baretti si torna a casa, in quelle case che strabordano amianto da tutte le crepe, in quei palazzoni dove non frega niente a nessuno di ciò che accade se non per qualche settimana prima delle elezioni. Tornano tutte e tutti a casa… e c’è chi ha i genitori che non fanno altro che lavorare, c’è chi ha il papà in galera da un pezzo e aspetta solo che finisca la detenzione, c’è chi ha la mamma malata e che lo S(s)tato ha abbandonato, c’è chi ha i genitori più onesti che esistano e c’è chi ha quelli più malandrini ma il denominatore comune è lo stesso per tutte e tutti: niente soldi e tanta frustrazione.
L’immaginario criminale si fa sempre più strada anche perché da sempre, i giovani di periferia hanno convissuto con quotidiane pratiche illegali di sopravvivenza “oh frà, ti interessano delle air max cadute dal camion a 40 euro?” “se ti serve un deca vado a chiedere a uno che conosco”… micro-mala che prende il posto dello Stato. Lo Stato è incapace di dare risposte se non repressive attraverso la pattuglia che gira gira gira gira e pensare che sia esclusivamente una responsabilità individuale o famigliare sarebbe miope e riduttivo oltre che ingiusto verso chi a 18 anni non ha fatto altro che impersonare l’immaginario a cui siamo bombardati “o fai il grano o non conti un cazzo” senza contare tutta la dimensione umana di vedere un padre o una madre pochi minuti al giorno dopo il lavoro, distrutti e senza più la forza di fare niente nemmeno sgridarti per quel brutto voto o quella nota.. e allora ci pensi e ci ripensi “minchia frà faccio come Ghali, svolto e compro una villa a mia mamma e poi prendo l’avvocato di Berlusconi così mio padre esce prima dal gabbio”… se pensate che tutto si possa risolvere con la loro assunzione di responsabilità o attribuendo le colpe alle loro famiglie oltre che bigotti siete anche ciechi e non vi rendete conto che questo atteggiamento non farà altro che peggiorare la situazione. I ragazzi e le ragazze del quartiere Gratosoglio-Stadera hanno bisogno di socialità e cultura… hanno bisogno di diventare protagonisti attivi delle loro esistenze e non dei semplici spettatori che aspettano la prossima pattuglia che verrà a fare il rastrellamento in piazza… i ragazzi e le ragazze di periferia hanno bisogno di riuscire a credere che questo mondo di merda può cambiare, che non dovranno vivere tutta la loro vita in un palazzone di amianto aspettando di ammalarsi come la signora del settimo piano che ha il tumore ai polmoni.. i ragazzi e le ragazze di zona non sono più stupidi o più cattivi hanno solo più fame e quello che vedono intorno è solo desolazione. Se qualcuno sta ancora pensando che questa sia un’assoluzione dei ragazzi, dei due ragazzi e la ragazza che hanno rapinato la farmacia per 300 schifosi ed inutili euro, non è così.. a noi non interessa assolvere o condannare nessuno, a noi interessa solo ridare dignità e fiducia a queste troppe ragazze e questi troppi ragazzi che sprecano le loro vite… sì sprecano, perché una volta entrati nelle maglie della giustizia è difficile uscirne, e ancora di più lo è se ti chiami Mohamed, o se si chiama così tuo padre, o se tua madre è egiziana… o se sei quella ragazza spiattellata su ogni giornale con nome e cognome, indirizzo e foto riprese dal profilo facebook. Non basta aver regalato una vita di rinunce a questi ragazzi? Non basta aver cancellato loro la speranza di una vita degna? No, non basta ora bisogna pure metterli alla gogna e scaricare su di loro tutte le responsabilità che tutta la società invece ha.
Noi a questa cosa non ci stiamo, questa cosa non la accettiamo.

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