Legionella a Milano: l’edilizia popolare è politica

Una persona di 91 anni deceduta, quattro persone ricoverate, di cui una grave, per un focolaio di legionella, un batterio trasmissibile tramite vapore acqueo contaminato. Una persona dimessa: in totale 6 persone contagiate.

Succede a Milano, nel 2025, nel cuore di uno dei quartieri storici di edilizia pubblica, a Crescenzago. Sono i caseggiati in via Rizzoli 77‑87, gestiti da MM, che affida le proprie comunicazioni a una nota stampa fatta circolare tra agenzie e giornali, non pubblica sul suo sito. Dalla nota apprendiamo che MM ha sospeso l’erogazione dell’acqua calda e ha avviato disinfezioni straordinarie (che si sarebbero concluse nei giorni scorsi). L’Azienda di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano, in collaborazione con il Comune e MM, ha avviato le indagini “finalizzate ad individuare l’origine del contagio”, dunque ha richiesto l’analisi dei campioni dell’acqua, della quale si sapranno i risultati entro quarantotto ore (la nota di ATS qui).

Il focolaio non è un “incidente” isolato: nel 2017 l’ATS riscontrava tracce di legionella sempre a Crescenzago: acqua sospesa, distribuzione con autobotti, disinfestazione, e 500 famiglie coinvolte. Poi, nel 2024, un focolaio a Corsico-Buccinasco.
Milano e provincia hanno registrato 486 casi solo lo scorso anno.

Mentre il Comune e MM parlano di interventi precauzionali, chi vive in via Rizzoli denuncia da anni le tubature vecchie, l’assenza di controlli, l’incuria. Non ci sarebbero i fondi per la manutenzione, nonostante Milano sia una delle città con più investimenti privati e pubblici nell’edilizia.

MM sostiene di aver effettuato controlli e disinfezioni lo scorso aprile. Ma se i controlli “regolari” non sono sufficienti a evitare, per dire, la proliferazione del batterio della legionella, il problema senza dubbio più grande: è strutturale. Dove si investe? Dove sono reindirizzate le risorse pubbliche? Quali sono i limiti degli investimenti privati?

L’edilizia popolare è politica.

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