Lombardia: tra Macroregione e disastro.

La Lombardia è una grande, onesta ed efficiente regione.

Queto il tono delle dichiarazioni di un Formigoni che vuole apparire quanto mai scintillante, nonostante i continui “attacchi della magistratura”.

Lo Zar del Nord Italia non teme quindi il passaggio dello scettro alla Lega, ma rilancia con l’idea della Macroregione a statuto speciale, un microcosmo formato da Veneto, Piemonte e Lombardia, le tre pietre miliari di un’Italia tuttavia in crisi, di un paese dove le molteplici problematiche rischiano di esplodere se continuate ad essere trattate come titoli di borsa.

Il Nord deve distinguersi ed essere annoverato tra i grandi paesi europei che la crisi sanno come trattarla…eccome!

Peccato che dietro l’oro si trovi il marcio e la Lombardia un pò puzza.

La scuola è iniziata e i cattivi frutti di una pessima gestione già si vedono.

La tragi – commedia del concorso annullato dei presidi si sta manifestando in tutto il suo splendore ( insegnanti che rinunceranno ad ore di didattica per fare da vice – preside), pochissimi insegnanti di sostegno per i numerosi bambini e le numerose bambine che necessitano di tale supporto, falsi insegnanti di sostegno che ricoprono tale ruolo nelle ore libere, l’aumento considerevole di studenti migranti o figli di migranti e solo 500 facilitatori linguistici ufficiali (gli altri e le altre lavorano con cooperative e associazioni econ contratti imbarazzanti), quattro scuole chiuse (come le materne di via Ugo Betti e via Rimini, le cui struttute sono di fatto prefabbricati non più idonei, la media di Silvio Pellico di Arese, dove è stato trovato dell’amianto, l’elementare di via Ugo Pisa, inagibile anche a causa del terremoto di gennaio).

Ma il pessimo esordio della Regione Lombarda in questa prima parte dell’anno 2012 – 2013 non finisce con l’istruzione.

Il disastro delle grandi opere tenta di farsi strada e continuare il suo cammino subdolamente tra proteste e faccende non chiare.

Proprio ora si è dimesso Bruno Soresina, amministratore della Pedemontana, ossia una delle strade – autostrade che, insieme a Tem e Brebemi, si appresta e deturpare il territorio e il sottosuolo di molte province.

Si dice che le dimissioni siano dovute a motivi personali. Pare invece che l’azienda Pedemontana lombarda spa stia fallendo…

Ancora problemi di fondi e finanziamenti su opere che, oltre essere assolutamente discutibili sul piano etico (problemi per la salute dovuto all’aumento delle polveri sottili, aumento del traffico, sfruttamento inutile del suolo e sottosuolo con gravi conseguenze anche nelle falde acquifere, privatizzazione dei beni comuni, quali il territorio) lo sono anche su quello economico (dispersione di denaro pubblico con l’escamotage della gestione dell’affare tramite aziende di diritto privato ma di proprietà pubblica, appalti truccati, collusione con l’ndrangheta, come il caso Brebemi dimostra…).

Chissà quindi, chi, con un barbatrucco, pagherà questo fallimento…

Unico spiraglio di luce sono i cortei che i cittadini organizzano per protestare contro queste grandi truffe. L’ultimo, a Casalmaiocco, è stato molto partecipato e determinato nel proseguire una lotta che ci si augura possa sensibilizzare l’opinione pubblica sui continui raggiri e giri di denaro che queste opere hanno come unico scopo.

Quando si parla di regione, poi, impossibile dimenticare la questione casa. Parlando solo di Milano, la drammaticità di non aver diritto ad un’abitazione si manfesta come una peste bubbonica.

Indimenticabili i violenti sfratti di via Neera, dove gli inquilini han deciso di tenersi la casa con i denti piuttosto di finire per strada.

Indimenticabili tutti quegli altri sfratti che passano nel silenzio di una ricattabilità che si gioca sull’esistenza.

L’occupazione è oggi per tanti e tante l’unico strumento per avere un tetto.

Mentre sembra si stia cercando una soluzione, sebbene fuori tempo e troppo lentamente per rispondere ad esigenze decennali, l’Aler, l’ente regionale che gestisce le case popolari, fa orecchie da mercante e ignora una piaga che affligge famiglie, studenti fuori sede e non, studenti lavoratori, precari…

L’unica non soluzione di questi anni è stato l’intervento della Compagnia delle Opere, una cooperativa di Comunione e Liberazione che, nascondendosi dietro la bontà di dare casa, lavora in realtà proprio basandosi sul fatto che non esiste una gestione pubblica del problema dell’assegnazione delle case popolari.

E’ l’Italia.

Se manca il pubblico, ecco che arriva il privato…peccato che sia quasi sempre collegato ad una delle istituzioni pubbliche che dovrebbero fornire un servizio (gli strettissimi rapporti tra Formigoni e CL), e peccato che in questo caso l’ente privato sia caratterizzato da una forte matrice cattolica dove i valori della religione spesso sono “importanti” per ottenere una casa.

Questi non sono affatto esempi di “grandezza e prestigio”, nè sono la faccia oscura di una stimabile realtà.

No.

La Lombardia è anche questo.

Non importa quanto smalto la regione metta per coprire imperfezioni e danni.

Le coseguenze ricadono comunque sui cittadini. La cantilena è sempre la stessa.

Le cantilene stancano.

Ci vuole da subito una seria gestione del patrimonio pubblico, territorio, scuola, casa, tutti beni comuni in un’era dove tutto ciò che è comune viene saccheggiato.

Una macroregione prestigiosa?

Quasi fa ridere…all’inizio…poi l’amarezza prende il sopravvento.

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Una risposta a “Lombardia: tra Macroregione e disastro.”

  1. legacoop ha detto:

    Tutto condivisibile. Non compare però l’egregio lavoro che la mia struttura, legacoop, ha effettuato in questi anni sul territorio lombardo, accordandosi appunto con la cdo e diventando lentamente l’anello forte dell’alleanza. Grazie ad aziende come CMC e ipercoop ora salveremo la Lombardia da un presidente, Formigoni, che non rispetta la legalità.

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