Ordinari sfratti nella metropoli dell’Expo
Manganellate e una famiglia in mezzo alla strada. Ieri Milano si è svegliata così. Hakima e la sua famiglia – un bambino di 2 anni e mezzo e la madre di quasi 70 anni – sono state sfrattate dalla loro casa, mentre il picchetto antisfratto organizzato dal comitato abitanti di San Siro e solidali è stato caricato a freddo dalla polizia.
Hakima e la sua famiglia sono una delle cosiddette “morosità incolpevoli”, cioè famiglie che non riescono più a pagare l’affitto a fronte di un reddito insufficiente. Hakima ha diritto ad un alloggio popolare, il Comune il 20 dicembre 2013 le ha riconosciuto una casa in emergenza abitativa, ma ad oggi rimane una assegnazione solo sulla carta (come lo sono le oltre 450 assegnazioni già effettuate, di cui più della metà per famiglie sfrattate).
In seguito, la famiglia di Hakima con i solidali ha occupato gli uffici del Comune di via Pirelli per ottenere immediatamente una soluzione, ma la sola risposta è stata quella di trovare un albergo per 7 giorni, rinnovabile di settimana in settimana.
Ancora una volta l’amministrazione comunale dimostra di non avere nessuna idea di come governare questa città o di come di come gestire il problema degli sfratti e delle politiche dell’abitare. Come per quanto riguarda gli innumerevoli sgomberi di spazi sociali, l’unica risposta che gli amministratori comunali sembrano in grado di dare nel mezzo del silenzio di chi questa città la governa, è che loro non c’entrano, non possono intervenire, non possono fare.
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