Ricorsi su Expo – Il Cda si autoinvalida
Negli scorsi giorni sono stati presentati due ricorsi contro le ultime decisioni del Consiglio d’Amministrazione sulla questione del trasferimento ad Expo, ovvero quelle in cui è stato deciso di vincolare la Statale al project financing proposto da Lendlease, aprendo la strada ad una spesa di 600 milioni in 30 anni, alla svendita del patrimonio immobiliare di Città Studi ed alla completa perdita di autonomia decisionale della Statale sul proprio futuro.
I ricorsi, presentati da un rappresentante degli studenti eletto in CdA, riguardano il fatto che l’enorme mole di documentazione necessaria alle votazioni è stata presentata ai consiglieri poco prima delle sedute, se non durante le sedute stesse, violando platealmente il regolamento del CdA stesso, il quale prevede un anticipo di 5 giorni.
Pur trattandosi di un ricorso “formale”, l’accusa presentata evidenzia come siano state prese tutte le decisioni importanti durante questi anni: non vi è mai stato nessuno spazio di discussione e di critica all’interno e all’esterno degli organi accademici, se non quello creato dal basso dagli studenti della Statale, dai lavoratori e dai cittadini di Città Studi. In sostanza l’unica preoccupazione del CdA è stata di dire di sì ad Expo, senza degnarsi di discutere le reali esigenze delle persone che fanno parte della Statale, oltre che gli enormi rischi economici a cui l’università sta andando incontro.
Tutto ciò è stato dimostrato esplicitamente nell’ultimo CdA del 30 ottobre, all’interno del quale gli ultimi fedelissimi del vecchio rettore Vago hanno fatto in modo che per l’8 novembre venisse convocato un ulteriore consiglio con l’obiettivo di rivotare le delibere soggette a ricorso per annullarne le motivazioni. Facendo ciò hanno ammesso di sapere già che il ricorso sarà sicuramente accolto, e di conseguenza che le precedenti decisioni sono state prese senza nessun tipo di analisi che la legge impone alla Statale. Ancora più grave, hanno rifiutato la proposta del rettore di ridiscutere nel merito quanto votato, indipendentemente dai problemi che questo comporta.
Troviamo inaccettabile che gli ultimi rimasugli del blocco di potere di Vago continuino a tenere in scacco l’università e si rifiutino così platealmente di prendere atto che la voce dell’ateneo, attraverso l’elezione del nuovo rettore Franzini, abbia rigettato questi metodi ciecamente autoritari. Questo è il contrario di quello che dovrebbe essere un ateneo democratico di fronte ad una delle decisioni più impegnative della sua storia.
Ribadiamo l’esigenza di riaprire al più presto una discussione vera, che metta al centro i diretti interessati dal trasferimento e non i singoli interessi di qualche cdaista attaccato alle poltrone, e che faremo in modo che questa partita rimanga aperta in qualsiasi modo possibile.
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