Si scrive “cascine #benecomune”, si legge….

Una pioggia di fuoco di slide proiettate a fondo stanza, apre la serata di presentazione del bando di idee: elenco delle cascine, ambiti d’intervento, obiettivi. In quindici minuti tutto è detto e si apre alle domande dei partecipanti che sono ripartiti in due categorie ben riconoscibili: gestori di cascine (Cuccagna, Campazzo..) e associazioni di giovani e meno giovani, piuttosto che cooperative, interessati all’assegnazione possibile.

Le persone solo apparentemente più impreparate infilano subito le tre domande più rilevanti: quando uscirà il bando? Sono previsti dei finanziamenti? Quali cascine sono tutelate e quali no? Ecco, il Comitato che da tre anni supporta il Comune per spingere all’apertura del suo patrimonio demaniale storico, non sa rispondere a nessuna delle tre. Con un secondo e più sincero giro di spiegazioni tutto si chiarisce: il Comitato aveva l’intento di divenire garante anche finanziario dell’operazione costituendosi in fondazione il supporto del Comune. L’operazione non ha funzionato e a breve ripiegherà sulla formula associativa…nonostante il nome esteso “Cascine Milano 2015″ lo collocasse di diritto tra le iniziative (senza gambe per camminare) da attaccare al tram di Expo 2015. Breve postilla: a nuovo progetto consegue nuova sede. Così la sede stessa del Comitato migra da Cascina Cuccagna proprio al Nocetum, portando alla luce la rottura interna alla stessa Cuccagna. Da una parte le cooperative e le associazioni del fu Comitato, dall’altro la cordata Esterni/Boeri/Consorzio…risultato concreto: uno dei ristoranti più “in” della Milano radical chic con prenotazione obbligatoria una settimana prima, in forte contrasto con lo spirito di progettazione grassroot iniziale.

La discussione si sposta su una disamina degli ultimi bandi per due cascine, progettati dalla giunta Moratti ed aperti un annetto fa: la Molino San Gregorio è stata assegnata ad un’associazione temporanea di scopo costituita da tre imprese sociali che lavorano con “fasce fragili”. L’assegnatario è in sostanza il vice-presidente del Comitato! Per la Cascina San Bernardo invece, e nonostante le cinquanta tesine universitarie fatte scrivere per approfondire la sostenibilità di progetto senza spendere una lira, nessuna proposta presentata è stata giudicata meritevole dall’amministrazione. Un bilancio piuttosto desolante.

Gli aspetti più tecnici dell’incontro sono di grande interesse ed aiutano a comprendere la difficoltà che i gruppi giovanili, associativi e territoriali (in assenza di un ruolo attivo del pubblico) incontreranno nel concretizzare le loro manifestazioni d’interesse. I costi di ristrutturazione sono ipotizzati intorno a 1800 euro/mq, per spazi che si aggirano tra i 500 e i 1500 mq. Il piano finanziario richiesto dal Comune sarà quindi subordinato ad una rigida commercializzazione di alcuni spazi (ristorazione, accoglienza, servizi) ed alla ricerca di sponsorizzazioni di vario tipo. Ad un certo punto una ragazza racconta basita come, in un incontro di qualche settimana fa in zona 5, un tecnico del Comune le abbia consigliato di pubblicare (dove?) il progetto online…in attesa che un privato si faccia avanti per finanziare il suo progetto!

L’intervento di Torchiera è “sostanzioso e sostanziale”. Basti dire che, tra gli applausi degli astanti, aggiunge una nota di chiarezza e freschezza ad una serata altrimenti ambigua. Segue L’Arci Milano, quindi la parola al tecnico del Comune che ammette: “un po’ di confusione s’è creata, forse, anche per colpa nostra”, in altre parole dice “il bando non è un bando”, non c’è da preoccuparsi troppo. E’ un’indagine esplorativa, poi, non per forza arriverà per tutti il bando e ancora “parliamone”, “gli amici del torchiera” e altre fralucche. Lo scorso maggio, quando la giunta annunciò (salvo poi tirarsi indietro in giornata) il bando d’idee, dichiarò l’elenco vecchio, eredità della giunta precedente e quindi da aggiornare. Oggi il bando viene pubblicato identico ma muta la giustificazione: queste sono le sedici cascine demaniali prive di titolarità giuridica, e qui arriva la chiusura col botto.

“Abbiamo 60 cascine pubbliche, se sottraiamo le 33 già assegnate e le 12 affittate ad agricoltori, ecco spiegato il numero 16″. Chiarissimo. 60 – 33 – 12 in realtà fa 15, diciamo noi…poi volevano talmente bene agli “amici” banditi del Torchiera che hanno fatto cifra pari.

Il 18 gennaio la procedura si chiuderà con una possibile valutazione pubblica, e senza punteggio, delle proposte arrivate all’amministrazione pubblica. Intanto la pubblicazione del PGT, un calendario di visite agli spazi (a quella in Torchiera ci sarà da ridere..), e nuove carte di dettaglio, dovrebbe aiutare tutti a comprendere il reale stato di conservazione dei corpi di fabbrica e le destinazioni d’uso delle aree di pertinenza. Fino ad allora occhi aperti (noi) e occhiali nuovi per la giunta che governa la città, che di sbandate ne prende davvero troppe.

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