Unione Alfa: un calcio al razzismo dalla periferia di Milano
All’interno dell’angusto spazio di via Abbiati a Milano, decine e decine di persone si ritrovano ogni sera per frequentare i corsi di italiano gratuiti che l’associazione Alfabeti garantisce a chiunque ne senta il bisogno.
Ci sono donne, ragazzi, uomini e bambini, sul muro una grossa scritta: “No al razzismo e all’ignoranza”
UNIONE ALFA
All’inizio del 2017, tramite il progetto Hopeball, all’interno di questa scuola nasce una squadra di calcio popolare con un grande sogno: permettere a tutti i ragazzi del quartiere di poter giocare a calcio e affrontare la No Borders League, un campionato popolare di Milano.
La scuola Alfabeti, situata nella zona ovest di Milano, ha negli ultimi anni vissuto da protagonista il processo integrativo dei numerosissimi flussi migratori che si sono stabiliti nei quartieri limitrofi a San Siro, con una netta prevalenza nordafricana.
Per le strade si sente parlare arabo, i negozi espongono insegne arabe e a presentarsi agli allenamenti al Parco di Trenno, a poche centinaia di metri dal campo del Meazza, si presenta un folto gruppo di ragazzi egiziani, ma non sono da soli; dal Pakistan al Togo, dalle Mauritius alla Romania passando per Brasile, Perù ed El Salvador l’Unione Alfa è una vera e propria squadra multietnica.
ESSERE UNA SQUADRA
Ogni settimana ci si ritrova il mercoledì alle 15al Parco di Trenno, qualche pallone vissuto e un paio di pettorine; niente spogliatoi, niente ostacoli o birilli e nemmeno conetti, spesso per allenarsi al posto delle porticine vengono usate le borse ed i vestiti dei ragazzi.
Ma a nessuno sembra importare, l’importante è riuscire ad allenarsi in fretta e fare la partitella finale prima che tramonti il sole visto che no, non ci sono nemmeno le luci nel campo!
Insieme a me si presenta il mister della squadra, Giuseppe, che non rinuncia a dedicare i pomeriggi liberi della settimana per allenare la squadra.
L’obiettivo degli allenamenti è ben preciso: l’Unione Alfa dev’essere una Squadra, un gruppo compatto e coeso che sappia essere unito, così come ci ricorda il nome stesso, e che oltre i limiti di lingua e cultura sappia avvicinare i ragazzi che condividono una stessa passione.
UN GRUPPO MONDIALE
L’Unione Alfa è prevalentemente formata da ragazzi egiziani e peruviani che mi accolgono al campo con un’inevitabile presa in giro: “Ciao Gian, ci vediamo ai mondiali!” dicono ridendo e abbracciandosi.
Kevin viene dal Perù e gioca in porta, sprona i propri compagni in arabo “Yallah, yallah!” urla dai pali della porta, anche Alex parla arabo pur venendo dalla Romania. “Giocando a calcio con i miei amici egiziani ho imparato anche a parlare la loro lingua” e lancia una battuta a Mohamed, il capitano della squadra che è arrivato con il suo compagno di classe Emile, che viene dal Togo.
A fine allenamento il sole non c’è già più ed i ragazzi stanchi e sudati si abbeverano alla fontanella; anche due signori anziani che hanno assistito all’intero allenamento si avviano verso casa.
Prima di salutarci e darci l’appuntamento alla sfida di sabato, dove scenderemo in campo per il campionato popolare di Mediterraneo Antirazzista, prende parole uno dei più anziani della squadra, il peruviano Giorgio che dice “Oggi ci siamo allenati bene, ma ricordiamoci che solo giocando come squadra possiamo vincere, se giochiamo per noi stessi non andremo da nessuna parte!”.
di Gian Marco Duina
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