22 febbraio 1980, l’omicidio fascista di Valerio Verbano

Come ogni anno oggi, a Roma, verrà ricordato l’omicidio fascista di Valerio Verbano, giovanissimo militante dell’Autonomia romana.

Riportando una parte dell’appello per la manifestazione di quest’anno:

“Anche quest’anno torneremo ad attraversare i quartieri di Montesacro e Tufello, per una manifestazione a cui parteciperanno spazi sociali, movimenti per il diritto all’abitare, il sindacalismo conflittuale, realtà sociali e della solidarietà, e che sarà aperto dagli studentə che, occupando oltre sessante scuola e con una mobilitazione permanente in questi mesi, in questo momento rappresentano la principale forma di opposizione alle politiche del governo di unità nazionale di Draghi”.

Di seguito alcune righe per ricordare la figura del ragazzo assassinato il 22 febbraio 1980.


Valerio Verbano era un giovanissimo militante di Autonomia Operaia a Roma.

Giovanissimo anagraficamente, ma assai esperto e preparato politicamente.

I suoi punti di riferimento politici sul territorio erano i comitati ed i collettivi autonomi di Valmelaina (il suo quartiere) e dell’Archimede (la sua scuola).

Valerio era un esperto di fotografia molto impegnato sulle tematiche antifasciste.

I neofascisti, a Roma, in quegli anni rappresentavano infatti un pericolo ben presente e costante nella vita di tutti i compagni.

Del settembre ’77 era stato l’omicidio di Walter Rossi di Lotta Continua. Un omicidio cui erano seguite giornate infuocate.

In quel periodo tra il ’77 ed il ’78 hanno incubazione a Roma i NAR e Terza Posizione. I gruppi dello “spontaneismo armato” di estrema-destra.

A seguito dell’assalto alla sezione missina di Acca Larenzia del 7 gennaio 1978 rivendicata dai Nuclei Armati di Contropotere Territoriale ed ai successivi scontri tra neofascisti e Forze dell’Ordine persero la vita tre militanti missini: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni (quest’ultimo colpito in faccia da un colpo esploso dai Carabinieri).

La vendetta dei NAR fu immediata e portò all’omicidio di Roberto Scialabba, giovane militante di Lotta Continua, il 28 febbraio ’78.

L’escalation di violenza fu continuo e, nel settembre del 1978, i fascisti uccisero all’Alberone Ivo Zini, simpatizzante del Partito Comunista.

Poi, nel gennaio 1979, i NAR fecero irruzione a Radio Città Futura (all’epoca radio molto vicina al movimento) ferendo a colpi di mitra le sei donne presenti negli studi ed appiccando il fuoco alla radio.

Le formazioni della sinistra rivoluzionaria si opposero con forza alla violenza dell’estrema-destra.

In questo quadro deve collocarsi anche un dossier sul neofascismo romano messo insieme da Valerio Verbano e sequestrato dalla Polizia in casa sua durante una perquisizione dell’aprile ’79 legata ad una delle tante inchieste di quegli anni sul movimento (Valerio venne arrestato scontando diversi mesi di carcere).

Dopo il sequestro il dossier si volatilizzò per essere infine riscoperto dai Carabinieri solo nel 2011.

Il 22 febbraio 1980, tre giovani armati di pistole, fecero irruzione in casa Verbano sequestrando e legando i genitori. Attesero il ritorno a casa di Valerio che però reagì alla presenza degli assassini finendo ucciso a colpi di pistola dopo aver disarmato uno degli aggressori.

Le indagini, pur indicando la matrice fascista, non portarono a nulla.

Striscione di ZAM per ricordare Valerio e sua madre Carla

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