Dovremo sopportare anche quest’anno il PD che parla di antifascismo?

Il 25 aprile è ormai alle porte. Manca poco alla grande marcia che da più di 70 anni riempie le strade di Milano, un enorme corteo che si è sempre misurato in scala di decine di migliaia di persone. La sinistra, in ogni sua sfumatura di rosso (o di blu), marcia unita da Porta Venezia verso piazza del Duomo, dove si tiene il tradizionale comizio con figure di spicco e rappresentanti delle istutuzioni. Gli stendardi delle brigate partigiane, custodite con cura dopo più di mezzo secolo, tornano a risplendere durante le diverse iniziative di avvicinamento alla grande giornata. Questo è il periodo in cui ci si prende finalmente una pausa dalle ambiguità sulla libertà di espressione di Casapound, e si ricordano le atrocità commesse dalla barbarie nazifascista. Il coraggio di chi, armato di fortuna e “con le scarpe rotte”, ha deciso di dare la vita per la guerra di Liberazione. La rievocazione delle immagini delle partigiane armate che entrano in città, lascia a tacere il teorema degli opposti estremismi. Per pochi giorni, in realtà per ogni anno che passa, sempre meno giorni, sembra di vivere in un’isola felice, dove il protagonismo politico di leader come Salvini diventa solo un lontano ricordo.

È questo il periodo in cui il PD ritorna alla carica e rivendica la sua eredità storica e politica, in cui si gioca la carta di essere comunque il vero erede (anche) del PCI, difensore della tenuta democratica del Paese e quindi di tutti coloro che hanno fatto la Resistenza. Eppure per tutti gli altri, quelli che di antifascismo si sono occupati anche il resto dell’anno, l’ipocrisia di alcuni lascia un po’ indispettiti. Le parole se non sono accompagnate da fatti, da pratica e da prese di posizione, non valgono nulla. Il punto della situazione è che il PD ha esaurito il suo ciclo di governo, con ciò sono svanite tutte le speranze che il PD facesse qualcosa di sinistra, e che all’ondata nera che investe l’Europa rispondesse con un minimo di ardore, simile a quello dei partigiani a cui dicono di rifarsi. Quel momento non è mai arrivato e quanto accaduto non lo dobbiamo dimenticare. Non lo dobbiamo dimenticare perchè non basterà una rispolverata di sinistra novecentesca con la campagna #adottaunpartigiano a cancellare quanto fatto nella precedente legislatura. Non lo dobbiamo dimenticare soprattutto perchè negli ultimi anni in Europa, con quella definita dai media “crisi migratoria”, si è giocata una partita importante, in cui da una parte si stava con i diritti e dall’altra con il ritorno delle peggiori destre. La cosa più infame fatta dal PD è proprio questa, scegliere di stare dalla parte sbagliata, decidere di schierarsi dalla parte di chi, come un avvoltoio, ha fatto si che la propria campagna elettorale calpestasse vite umane, in questo caso quelle delle migliaia di persone che al posto di arrivare in Italia muoiono torturate in Libia, vengono internate in campi di concentramento o continuano ad annegare in quel cimitero aperto che è il Mar Mediterraneo. Insomma, non dobbiamo dimenticare, ma anzi, dobbiamo ricordargli la portata dei danni che hanno fatto ogni volta possibile, anche e soprattutto il 25 aprile.

Tutto ciò si può incominciare a riassumere con la celebre frase di Minniti della scorsa estate che recitava più o meno così: ”Non possiamo lasciare le chiavi della democrazia italiana ed europea ai trafficanti di esseri umani”. Con questa frase Minniti intende dire che fermando l’arrivo degli immigrati provenienti dalla Libia, si sarebbe tolto un tema fondamentale alle destre emergenti. Che ha il paradossale significato che facendo quello che le destre avrebbero voluto fare una volta giunti al governo, in un certo senso si sarebbero ritrovati senza cartucce da sparare in periodo di campagna elettorale.

È questo il contesto in cui si sono affermati gli anni scorsi i diversi populismi di destra che hanno caratterizzato le ultime elezioni europee. Il rifiuto degli immigrati e la chiusura delle frontiere è uno dei tratti salienti di questo nuovo fronte nazional-populista, di cui i rappresentanti più noti sono la Lega Nord di Matteo Salvini, Il Front National di Marine Le Pen e l’Alternative füDeutschland di Alice Weidel. È giusto pensare che se non fosse stato per la piega che ha preso il dibattito pubblico su questo tema, avrebbero avuto ben poco da dire. Le migrazioni hanno letteralmente monopolizzato talk show, notiziari, testate e soprattutto la diffusione di informazioni e il dibattito sui social network. È anche questo il contesto in cui retoriche apertamente razziste e xenofobe sono riemerse a galla, si sono conquistate una propria legittimità di esistere, diventando parte integrante delle campagne elettorale, svegliando i fantasmi nell’armadio di una Europa che evidentemente non ha ancora fatto tutti conti con il passato.  In Italia, ma anche in altri Paesi europei, gran parte delle informazioni diffuse dalle destre sono completamente false.

Prima di tutto perchè in Italia non c’è stata nessuna crisi migratoria, come si diceva prima l’Italia rimane uno dei Paesi europei che ha accolto di meno. Dopodichè il resto sono state vere e proprie fake news, se così vogliamo chiamarle. Dai 35 euro al giorno, agli immigrati che portano l’ebola fino a sfociare nella spettacolarizzazione sui notiziari di ogni crimine possibile e immaginabile commesso da immigrati africani, condite ad arte dagli specialisti del terrore. Eppure le statistiche parlano chiaro, gli immigrati subsahariani in Italia rimangono una componente del tutto marginale rispetto al volume delle migrazioni totali che hanno investito il paese negli ultimi 20 anni, quasi irrilevante è il volume demografico dei richiedenti asilo sulla popolazione totale. Di argomenti per contrastare la destre ce ne erano parecchi, di strumenti per influenzare la diffusione di informazioni ancor di più. La questione poi di fondo è che di fronte ad un dibattito così spudoratamente razzista è inaccettabile non cercare di prendere il toro per le corna e schierarsi apertamente.

Invece la strada scelta dal partito di governo è stata ben diversa, un non chiaro posizionamento sulla questione morale di fondo, condita dal solito cerchiobottismo democristiano di chi “non è come Salvini”, ma le migrazioni sono comunque un problema. Accomunata da una pratica di governo che è riuscita a sconfinare laddove il centrodestra aveva fallito anni fa. Sul piano della politica internazionale, oltre a partecipare agli accordi tra Turchia e UE, la strategia di Minniti è stata di prendere accordi sia con i gruppi paramilitari che controllano il Fezzan, regione più desertica al confine con il Niger, bloccando i migranti nel Sahara. Prendere accordi con il governo di Tripoli di Al-Sarraj, fornendo addestramento, attrezzature e motovedette alla guardia costiera, più una forte copertura politica che garantisca anche protezione dalle forze di Khalifa Haftar, generale a capo della principale fazione opposta, sostenuto invece da Francia, Egitto e Russia. Il tutto ovviamente in un contesto in cui si sta giocando un’altra grande partita nell’ex colonia italiana, quella per il petrolio. Situazione che vede Italia e Francia, entrambe membri di NATO e UE, in conflitto tra loro, finanziando rispettivamente fazioni rivali e in guerra. Sul fronte interno, quello della gestione dei richiedenti asilo in Italia, si è inasprita la partita sui diritti con la messa in vigore del decreto Minniti-Orlando.

Legge che verte su tre piani principali:

1)L’intensificazione dei rimpatri forzati per chi riceve un decreto di espulsione con la riapertura dei C.I.E. (mai del tutto chiusi) ribattezzati C.P.R. con un programma di ampliamento che mira all’apertura di una di queste prigioni per regione.

2)L’abolizione di un grado di giudizio per il ricorso nel caso di diniego della richiesta di asilo politico.

3)L’introduzione di prestazioni di lavoro volontario obbligatorio durante il periodo in accoglienza che incidono negativamente sulla condotta del richiedente asilo nel caso si rifiutasse di svolgerli. (su cui ci sarebbero delle specifiche)

In tutto ciò è venuta a mancare la sanatoria che tutti aspettavano, non che le sanatorie siano una soluzione al problema, anzi. La politica delle sanatorie è stata sempre ritenuta insufficente quando a farle era il centro-destra. Ma avrebbe almeno semplificato la vita di molti, almeno per qualche anno. Neanche quella.

La conseguenza collaterale di tutto ciò, è che in un paese di destra, il PD è riuscito a spostare a destra anche parte del proprio elettorato, i fedelissimi. Che hanno preferito rifugiarsi nelle parole di Minniti, piuttosto che affrontare il problema in maniera più analitica. In un certo senso quando diciamo che il PD ha ucciso la sinistra, non l’ha fatto solamente tradendo la classe che teoricamente avrebbe dovuto rappresentare, ma le ha dato il colpo di grazia allineando la propria base sulle posizioni dello scorso governo. Superati a sinistra da Papa Bergoglio e Famiglia Cristiana e sono stati puniti severamente alle scorse elezioni. Hanno sbagliato ovunque si potesse sbagliare. Potevano battersi, e forse perdere. Invece hanno scelto i politicismi a scapito dei diritti, le tattiche sulla pelle degli altri, la codardia, perdendo ancora peggio. Infine non sono riusciti a fare neanche l’ultima cosa che la sinistra dai tempi del PDS ha sempre fatto bene dopo le elezioni: l’analisi della sconfitta. Insomma, quest’anno, il 25 aprile, al posto che dare lezioncine di antifascismo, ricordatevi che sulla grande battaglia di questi tempi avete scelto di stare dalla parte sbagliata, la stessa di Salvini. Con chi ha deciso di battersi a testa alta anche quando tutti i numeri gli davano contro, non avete proprio nulla in comune. Forse stavate meglio vestiti di blu. 

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