Scontri a Napoli: 3,2,1… Via alla macchina del fango!

Oggi a Napoli si è tenuto l’attesissimo convegno di ”Noi Con Salvini”, dove diverse delegazioni provenienti dalle regioni del Sud Italia, avrebbero presentato il loro sostegno verso il segretario del Carroccio in vista delle prossime elezioni. “Noi Con Salvini” è infatti un cartello elettorale creato ad hoc per ripulire la retorica secessionista della Lega degli ultimi decenni. Spostando più a Sud il nemico degli ”Italiani”, la retorica contro gli invasori meridionali si è trasformata nella celebre campagna contro le migrazioni. Da ”prima il Nord”, a ”prima gli italiani”. Da un paventato etno-nazionalismo padano, a un nazionalismo vecchia scuola con tanto di tricolore. Il bacino di voti del Sud Italia è diventato talmente appetibile per la Lega da seppellire l’ascia di guerra contro il loro storico nemico: I ”meridionali fannulloni”. Certo, non sarà un nuovo logo e una nuova sigla a far dimenticare decenni di insulti ai meridionali, con tanto di video del segretario della Lega mentre coi compagni di partito intona a Pontida cori contro i napoletani. Ad ora, coloro che al Sud hanno deciso di sostenere Salvini sono una netta minoranza, e questo lo si deduce anche dallo squallore degli interventi oggi tenuti dai responsabili regionali di “Noi con Salvini”. Era ovvio che visto il contesto sociale, culturale e politico in cui si trova Napoli, oggi l’iniziativa di Salvini avrebbe trovato una opposizione sociale netta. Lo si sapeva da mesi che non poteva finire diversamente. Come sempre accade, il feticcio delle rappresentazioni mediatiche degli scontri, ha indignato gli opinionisti da poltrona, gli inviati delle maggiori testate giornalistiche e i paladini della libertà d’espressione. ”Certo, Salvini dice cose ingiustificabili, ma è giusto che dica la sua”. Questa è la solita filastrocca bipartisan che ogni volta si sente dire, soprattutto a sinistra, quando il reazionario o i reazionari di turno vengono contestati duramente. Una volta a CasaPound, una volta a Forza Nuova, questa volta a Salvini. Il problema di questa ondata legalitaria che negli ultimi vent’anni prende sempre più piede, è che ci sono sempre due pesi e due misure quando si parla di violenza.181253518-471ac333-3a8c-4387-bd4f-4ca1e784a21f 

La violenza di chi chiede una ”pulizia etnica”, di chi inneggia a un ritorno dei periodi più oscuri della nostra storia, di chi vorrebbe di nuovo le leggi razziali, diventa tollerabile e accettabile, una opinione, un punto di vista, una presa di posizione legittima. Quindi i cassonetti bruciati e la rivolta contro la presenza di Salvini, diventa un atto di violenza ingiustificabile, peggio di chi, invece, tramite la scure dell’inasprimento della macchina repressiva dello Stato, auspica al ritorno di un regime autoritario. Il punto non è indagare quanti consiglieri comunali o di municipio della Lega provengano da organizzazioni dichiaratamente nazifasciste. Il problema è che la Lega stessa, con la svolta a destra degli ultimi anni, si è trasformata in un ibrido politico neo-fondamentalista che rappresenta in piena regola l’avanzata delle nuove estreme destre europee. Ora, soprattutto a sinistra, sarà pieno di gente che vorrà insegnare ai manifestanti di oggi cosa fare per sconfiggere Salvini, gli stessi che a ogni tornata elettorale ci spiegano di dover votare l’ennesimo candidato impresentabile del PD per contrastare il centrodestra. Bene, in attesa che da queste persone venga elaborato il piano perfetto per la rivoluzione, oggi constatiamo che a Napoli è stato fatto quello che era sacrosanto fare. Gli stessi che oggi a Napoli oltre alla maschera di Pulcinella, hanno messo l’elmetto per difendersi dalle cariche della polizia, sono gli stessi che tutti i giorni costruiscono in città gli anticorpi contro la xenofobia dilagante, e che hanno reso il contesto napoletano un’eccezione in Italia. Per questo a Napoli se Salvini organizza un convegno succede questo, mentre nel resto di Italia, soprattutto al Nord, no. Ora, chi vuole conti pure quanti commenti su Facebook sono pro o contro alla manifestazione di oggi, nel frattempo chi lavora davvero nel tessuto sociale delle periferie e delle città italiane, continuerà a fare il suo.

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