Con orgoglio e forza di conflitto! Milano lgbtqia* Pride 2019

29 giugno, ore 15 @ piazza Duca d’Aosta.

#CorpoAiDiritti

Possiamo davvero partecipare tutt* al Milano Pride 2019? È possibile, per ciascun* di noi, trovare il proprio spazio espressivo e rappresentativo all’interno della parata milanese? È partendo da queste semplici domande che abbiamo capito l’importanza di rendere questa manifestazione nuovamente luogo di libertà, senza confini e inclusiva per tutte le soggettività (LGBTQIA+ e non).

Il Milano Pride oggi non rappresenta più l’occasione per rivendicare il diritto a vivere la propria identità (singolarmente e collettivamente), per mettere in piazza i generi, i corpi, le sessualità represse e sanzionate nella vita quotidiana: è un evento spiccatamente commerciale (sponsor, offerte nei negozi, pacchetti turistici, interi spazi pubblicitari dedicati all’evento, ecc.) in cui le identità si appiattiscono sull’estetica del “gay-consumatore”. L’immaginario dietro al Milano Pride riproduce in salsa gay il cosiddetto “modello di famiglia tradizionale”, che limita l’autodeterminazione alla rappresentazione della famiglia composta da due uomini omosessuali cisgender, bianchi o razzializzati come tali, non poveri (o addirittura ricchi) e con prole. Un arcobaleno che scolora le lesbiche, fotografa la (bi)sessualità in bianco e nero, splende lontano dalle persone transgender, rende invisibili le esistenze delle persone intersex e non si lascia vedere dalle persone con disabilità. Un arcobaleno che invece di regalare la libertà delle relazioni e dei corpi cerca di vendere matrimoni e abbonamenti in palestra. Un appiattimento brutale, del tutto inadeguato a raffigurare una realtà umana molto più variegata e complessa.

Rifiutiamo questa visione eurocentrica della società, secondo cui il mondo che dovremmo desiderare è ancora una volta determinato dalla modellizzazione eterosessuale, una visione della società fondata su binarismi ostili, utilizzati per opprimerci, sottometterci, annullarci.

Non vogliamo che la visibilità di chi esce dagli schemi eterosessuali, binari e abilisti diventi un tappeto arcobaleno sotto cui nascondere tutto lo sporco dello sfruttamento commerciale e lavorativo. Non vogliamo che il nostro arcobaleno serva a vendere anche una sola maglietta, borsa, scarpa in più, nel giorno e nell’epoca in cui marciamo per chi non ha da vestire e per chi non può lavorare perché si pensa che non abbia la pelle abbastanza bianca, che non sia abbastanza maschio o abbastanza femmina, o abbastanza “abile” per autodeterminarsi – o abbastanza legale, secondo i falsi moralismi, i mille razzismi, il senso del decoro di questa società.

Non vogliamo che l’arcobaleno LGBTQIA+ diventi uno specchietto per le allodole, messo lì a distrarre lo sguardo dalle palesi violazioni dei diritti umani da parte di singoli, di associazioni, di stati interi o teocrazie razziste e sanguinarie. L’operazione che sta dietro alla cura e attenzione che sponsor e multinazionali hanno per le rivendicazioni LGBT, altro non è che l’ennesimo tentativo di omologarci e di appiattirci attraverso l’imposizione di modelli monolitici di cultura e società. E questi modelli rispondono solo a precise esigenze di mercato, non di crescita e liberazione delle identità: il genere diventa un prodotto da commerciare, da vendere, da pubblicizzare.

Abbiamo quindi deciso che sfileremo dentro il Milano Pride con trasporto e criticità, con orgoglio e forza di conflitto. Perché il pride per noi è ridare voce tutte le persone che non vengono ascoltate. Perché la discriminazione avviene sempre in modo stratificato e non solo su un livello, perché oggi la discriminazione basata sul genere colpisce principalmente persone non abbienti, persone venute in Italia perché perseguitate nel proprio paese o indigenti, persone che non riescono a trovare lavoro a causa del proprio genere, persone che vengono brutalizzate ed emarginate, persone che non hanno il diritto di decidere sul proprio corpo.

Il riscatto per queste persone non starà mai nei limitatissimi confini entro cui si vuole muovere il Milano Pride. E perciò saremo dentro la festa del Pride (ma anche fuori), per ricordare che l’inclusione implica l’esclusione e che la lotta per l’accesso ai diritti e alle libertà è solo l’inizio della liberazione globale che auspichiamo e pretendiamo.

Crediamo fermamente che il significato intrinseco del Pride dalle origini sia il Riscatto. Ed è per questo che ci muoveremo anche per le vie della città, perché la rivendicazione deve essere accessibile a tutt*, anche e soprattutto a coloro che vivono in zone abbandonate dalle amministrazioni – perché il “centro” della questione non è mai solo in centro, perché crediamo che la festa, la favolosità e la voglia di lottare debba essere una riappropriazione che colpisce al centro, ma parte dalla periferia. Saremo tant*, e saremo di generi, di provenienze, di storie diverse e multiformi, perché multiforme è la vita e rifiutiamo che sia incatenata nei modelli apatici di questa società. Saremo arcobaleno, ma saremo anche di tutti gli altri colori, perché non c’è tavolozza che ci dipinga per intero e colore che ci distingua o confine che ci trattenga.

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