Il dramma di Adil, ucciso per difendere i diritti dei facchini
A tarda sera, giovedì, aveva inviato un messaggio vocale per invitare i lavoratori al presidio di Biandrate, in provincia di Novara, davanti al centro distribuzione della Lidl, per una delle iniziative dello sciopero nazionale della logistica proclamato da alcune sigle di base – tra cui il Si Cobas, il suo sindacato – contro «le aggressioni squadristiche», «il sistema degli appalti» e «lo sblocco dei licenziamenti». Ma a quei cancelli, Adil Belakhdim, ieri mattina ha trovato la morte, travolto da un tir che ha forzato il picchetto davanti allo stabilimento di via Guido il Grande.
Originario del Marocco, aveva 37 anni, una moglie, Lucia, e due figli di sei e quattro anni; viveva a Vizzolo Predabissi (Milano) ed era il coordinatore della sede di Novara del Si Cobas e membro del coordinamento nazionale. Generoso e tenace, lottava contro le ingiustizie: «Da quando si era sentito sfruttato lui stesso al lavoro – racconta Fulvio Di Giorgio, amico e compagno sindacalista – aveva capito che bisognava fare qualcosa.
Ma non solo per lui stesso, anche per tutti gli altri. Era nato così, nel 2013, il suo impegno nel sindacato». Era in prima fila nella lotta dei facchini, un mondo che conosceva bene, avendo lavorato diversi anni alla Tnt di Peschiera Borromeo. Un vero Far West dei diritti che sta vivendo un’escalation di tensioni e violenze. E Adil ci ha rimesso la pelle. L’autista che l’ha ucciso, investendolo e trascinando il corpo per venti metri, prima di fuggire, ha 25 anni ed è casertano. È stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale, resistenza e omissione di soccorso: si sarebbe costituito a un equipaggio dei carabinieri all’altezza del casello autostradale Novara Ovest sulla A4.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, durante il picchetto dei lavoratori, l’uomo era in coda dietro ad altri mezzi all’interno del centro di distribuzione ma, spazientito dall’attesa, avrebbe improvvisamente imboccato contromano la corsia di entrata, compiendo alcune accelerazioni nonostante i manifestanti fossero davanti al veicolo. E ha svoltato a destra per raggiungere la strada, urtando prima due lavoratori che sono riusciti a salvarsi e sono stati ricoverati in ospedale e, poi, ha travolto Adil Belakhdim. Ed è scappato via a bordo del mezzo pesante.
Nonostante i soccorsi immediati, per il sindacalista non c’è stato nulla da fare. «Per quanto ancora increduli ed esterrefatti – commenta a caldo il Si Cobas nazionale – non possiamo tacere la nostra rabbia per una tragedia che non è in alcun modo derubricabile come un semplice incidente, né tantomeno come la semplice opera di un folle isolato.
L’omicidio di Adil avviene infatti all’apice di una escalation di violenza organizzata contro il Si Cobas, che si trascina da mesi ed è oramai senza limiti. Le cariche alla FedEx Tnt di Piacenza, gli arresti, i fogli di via e le multe contro gli scioperi, le aggressioni armate di bodyguard e crumiri a San Giuliano e Lodi, passando per i raid punitivi alla Texprint di due giorni fa, sono parte di un unico disegno che vede i padroni e la criminalità organizzata (che fa giganteschi affari nella logistica) agire in maniera unita e concentrica per schiacciare con la forza e la violenza gli scioperi dei lavoratori contro il super sfruttamento e in difesa delle conquiste strappate negli anni dal sindacalismo conflittuale. La morte di Adil rende ancor più evidente ciò che era già chiaro alla luce della crescita esponenziale delle morti sul lavoro registrate in questi mesi di crisi pandemica: per i padroni i profitti valgono più della vita umana».
La vicenda di Belakhdim riporta alla memoria un’altra tragedia capitata cinque anni fa a Piacenza, quando, nel settembre del 2016, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, facchino 53enne, fu travolto da un tir all’esterno della Gls, mente era in corso una vertenza tra il sindacato Usb e i vertici dell’azienda. Un episodio al centro di numerose polemiche perché per la procura si era trattato di una fatalità, un incidente, mentre il sindacato di base lo denunciò come «omicidio padronale». La settimana scorsa a Tavazzano (Lodi), alla Zampieri, vigilantes hanno imbracciato lunghi pezzi di legno ricavati da bancali spezzati e hanno attaccato a colpi di bastoni il presidio del Si Cobas dei lavoratori Tnt Fedex di Piacenza, hub chiuso dalla multinazionale. E solo pochi giorni fa si è verificato a Prato un assalto a colpi di mattone al picchetto che denunciava le condizioni di lavoro alla stamperia Texprint.
Sono tutte storie di operai, sfruttati, mal pagati e molti sono stranieri. Come ha denunciato ieri a Biandrate Pape Ndiaye del Si Cobas di Milano: «C’è un regime di sfruttamento totale in luoghi dove entri e non sai quando esci. La Lidl non ha risposto alle nostre richieste. Quello della logistica è un comparto che a livello nazionale è abbandonato dallo Stato e ricattato dai padroni». Un altro tema che preoccupa è «la liberalizzazione dei subappalti» contenuta nel Dl semplificazioni.
Le categorie del terziario di Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato tre giorni di sciopero, da ieri a domenica, per i lavoratori del sito di Biandrate: «Non è possibile morire mentre si esercita il diritto costituzionale ad esprimere la propria opinione e non si devono mai mettere lavoratori contro lavoratori». Manifestazioni di solidarietà si sono svolte da Torino a Palermo.
di Mauro Ravarino
da il Manifesto del 19 giugno 2021
Tag:
Adil Belakhdim biandrate caporalato crumiri diritti facchini guardie private lidl logistica lotte magazzini omicidio picchetto sciopero sfruttamento si-cobas