Il nostro razzismo, il nostro privilegio
Se l’esercizio che facciamo sull’omicidio razziale e razzista di Voghera é guardarlo dalla nostra distanza, spesso privilegiata, e condannarlo, anche giustamente, per lo schifo che rappresenta, magari diciamo cose giuste, ma non andiamo da nessuna parte.
Al posto di rispondere con slogan, in cui ovviamente crediamo, come “razzisti di merda, la Lega fa schifo, Black and arabic-speaking people’s lives matter ” ecc…
Da bianch_ e italian_ da generazioni dovremmo fare un altro passaggio.
Il nostro é un paese razzista, sessista, fascista, classista, abilista…e questo, da compagn_, non ci risulta difficile dirlo.
Ma quanto ci interroghiamo nelle nostre comunità e dentro di noi sul fatto che le vite delle persone nere, arabofone, musulmane, a volte latine, asiatiche (solo dei paesi più poveri) rom, sinti, caminanti, di fatto contano meno, valgono meno?
Quanto problematizziamo che questa cosa riguarda una mentalità di cui tutt_ noi, per quanto la combattiamo a livello dei titoli (spesso di coda), facciamo parte?
Non è forse il momento di mettersi realmente a combattere questa struttura e avere il coraggio di sovvertire lo status quo per cui le nostre vite bianche e italiane da generazioni contano di più?
Quanto siamo disposte a mettere in discussione questa cosa, questo privilegio?
Quanto mettiamo al centro l’omicida di questo uomo, di cui manco si dice il nome, e quanto é facile puntare il dito contro perché razzista, leghista indifendibile, e soprattutto, quanto ci assolve?
No, non si tratta di trovare giustificazioni.
Si tratta che la vita dell’uomo ucciso nella narrazione che facciamo anche a noi stess_, conta meno.
Partiamo da noi e da quanto siamo disposte a problematizzare questo dato non tirandocene fuori.
Il suo nome è Younes El Boussetaoui.
Due bambin_ rimangono orfan_.
Scegliamo di usare il presente indicativo per non lasciare la sua vita al passato.
Be Rebel
Be Brave
We can be strong just if we are weak.
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