[DallaRete] Oggi è il giorno della Nakba
Manifestazioni e proteste in Israele, nei Territori Occupati e tra i palestinesi della diaspora per commemorare il 67° anniversario della “catastrofe” del popolo palestinese.
Roma, 15 maggio 2015, Nena News – I palestinesi d’Israele, della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e della diaspora commemorano oggi il 67° “Giorno della Nakba” (catastrofe in arabo): l’esodo di più di 750.000 palestinesi avvenuto durante gli eventi bellici del 1947-1948 che hanno portato alla fondazione dello stato d’Israele. Proteste e marce sono segnalate in varie parti della Palestina storica (l’attuale Israele e i Territori occupati), ma commemorazioni si segnalano anche tra i palestinesi della diaspora (oltre 7 milioni). Israele vieta categoricamente il ritorno dei palestinesi alle loro case in quello che è diventato lo stato ebraico. L’esodo palestinese del 47-48 è un tema chiave del conflitto arabo-israeliano perché è all’origine della questione dei rifugiati palestinesi che costituisce uno dei contenziosi più difficili da risolvere per portare la pace in Israele e Palestina. Nel 2010 la Knesset [il parlamento israeliano] ha varato una legge che vieta qualunque commemorazione della Nakba.
Vista la sensibilità del tema, il “giorno della catastrofe” è spesso teatro di duri scontri tra palestinesi e soldati israeliani. Fonti di sicurezza di Tel Aviv affermano che un ingente numero di poliziotti sarà pronto a contrastare qualunque forma di violenza che potrebbe avere luogo in Israele e nei Territori Occupati. L’autorità palestinese, intanto, ha invitato gli imam delle moschee a dedicare il sermone del venerdì al “diritto al ritorno” dei rifugiati palestinesi e dei loro discendenti alle loro case all’interno della linea verde (ovvero in territorio israeliano).
Quest’anno “il giorno della catastrofe”, cadendo di venerdì, è stato anticipato da varie manifestazioni nei giorni scorsi. Il principale evento ha avuto luogo mercoledì a Ramallah dove centinaia di palestinesi hanno sfilato nelle strade della città cantando slogan in sostegno al diritto al ritorno per i rifugiati. Nel corso dell’evento alcuni esponenti dell’Autorità palestinese (Ap) hanno dichiarato che il ritorno dei palestinesi alla loro terra è un diritto non negoziabile e che, pertanto, nessuno potrà fare concessioni su questo punto.
Il movimento islamico in Israele, guidato da Sheikh Raed Salah, ha organizzato per oggi una protesta nei pressi di Zichron Ya’acov e la foresta di Ofer. La manifestazione, in corso in queste ore, ha ricevuto l’approvazione della polizia israeliana. Ciononostante, la tensione resta molto alta.
Ieri, intanto, si sono registrati violenti scontri tra soldati di Tel Aviv e palestinesi nei pressi dell’ingresso settentrionale di Betlemme. Secondo fonti locali, i palestinesi hanno lanciato pietre e molotov contro i militari che hanno risposto sparando pallottole vere e proiettili ricoperti di gomma e facendo ampio uso dei gas lacrimogeni. Fonti mediche locali parlano di un giovane palestinese arrestato dopo essere stato ferito ad una gamba. Sempre ieri i soldati israeliani hanno ferito 3 bambini negli scontri divampati nel quartiere di Jabal at-Tawil di al-Bireh. Secondo quanto riferiscono alcuni testimoni oculari altri sei bambini (di età inferiore ai 10 anni) sono stati arrestati e portati al vicino insediamento di Psagot.
Lo scorso anno le forze armate di Tel Aviv hanno ucciso due giovani palestinesi disarmati mentre partecipavano alla manifestazione per il 66° anniversario della Nakba fuori il carcere israeliano di Ofer (vicino Ramallah). Le vittime, Muhammad Audah Abu ath-Thair (15 anni) e Nadim Siyam Nuwarah (17) sono morti dopo essere stati sparati al petto con pallottole vere. Le autorità israeliane hanno negato qualunque responsabilità nonostante i video delle telecamere di sicurezza smentissero la loro versione. Nena News
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