I luoghi invisibili del Giambellino
Tratto da Milano X
Una voce dal Giambellino, dove mercoledì sera si è consumata l’ennesima violenza di un uomo su una donna (commessa per strada, e quindi per media e politica meritevole di “attenzioni”).
by Giulia
I luoghi invisibili producono persone invisibili, che invisibili non sono. Camminare lungo via Giambellino, superare il cavalcavia Milani che unisce alla Barona e scendere giu’ verso Piazza Tirana, vuol dire immergersi nelle contraddizioni profonde di questo pezzo di città e punto nevralgico della zona sei.
Nonostante la presenza di molte associazioni, comitati e gruppi informali, alcuni luoghi pubblici della parte finale di via Giambellino sono ancora lasciati all’abbandono e al disuso: le conseguenze sono una generale situazione di indifferenza e marginalita’ diffusa.
Mercoledì sera la violenza di strada contro una donna (inseguita, presa a calci, violentata, rapinata e insultata, ci raccontano le cronache che mai vorremmo leggere) ha scosso e sconvolto le persone che, come me, vivono quotidianamente questi luoghi.
Lasciamo ad altri il gioco della nazionalità dello stupratore, era un uomo, e tanto ci basta. Mercoledì aggressore in strada, e tutti ne parlano, centinaia di altre volte in casa, nel silenzio del focolare.
Oltre la violenza di genere, bisognerebbe riflettere sul rapporto tra abbandono dei luoghi pubblici e aumento della marginalita’ sociale. Un giardino come quello di Largo Balestra, che potrebbe essere un’area verde utilizzata da tutti, e’ oggi una sorta di “discarica” all’aria aperta, non solo di rifiuti di ogni tipo, ma anche di persone che nessuno vuole vedere: spesso uomini soli, con problemi di emarginazione, invisibili. Invisibili in un luogo invisibile, ma dove tutti passano e vedono. E nulla cambia.
Così ci si ritrova ad avere paura a camminare in un giardinetto la sera da sole. Si paura, quella paura che può generare mostri se strumentalizzata a dovere.
Spesso quando si chiede un intervento da parte delle istituzioni locali, la risposta e’ quella della militarizzazione, della pattuglia in più: a volte può essere d’aiuto, ma senza valorizzazione delle risorse locali, dei luoghi, delle persone che li abitano, è solo uso della forza per spostare lo stesso problema un po’ più in là. Allora, forse, si potrebbe partire da questo: smettere di fare esistere luoghi invisibili con persone invisibili dentro.”
Link all’originale: http://www.milanox.eu/i-luoghi-invisibili/
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Milano periferie sicurezza violenza sulle donne