LUCA FAZIO (“IL MANIFESTO” MILANO) CONDANNATO A DARE 20MILA EURO A DE CORATO

De Corato non fa più il vicesindaco, ma continua a produrre danni lo stesso. E non soltanto per quello che dice o fa oggi, ma anche per quello che aveva detto e fatto ieri. Sentite cos’è successo a Luca Fazio, giornalista della redazione milanese de “il Manifesto”, e poi decidete cosa fare, cioè se voltarvi dall’altra parte o reagire, schierarvi dalla parte di Luca (e della decenza) e contro De Corato (e l’indecenza).
In estrema sintesi, alcuni giorni fa Luca ha ricevuto la visita di un ufficiale giudiziario che gli ha notificato che deve dare 20.320 euro all’on. Riccardo De Corato: o consegna il cash in tempi brevi oppure la prossima volta gli pignoreranno i mobili. E così, Luca ha scoperto di essere stato condannato in contumacia, in primo grado, per una causa di diffamazione promossa da De Corato.
Ma in che cosa consisterebbe la grave colpa di Luca? Semplice, in un articolo da lui scritto per il Manifesto il 25 gennaio del 2009, che raccontava la manifestazione del giorno prima contro lo sgombero del Conchetta. Ricordate, vero? Il clima di quei giorni era incandescente e la città iniziava a reagire contro la guerra agli spazi sociali voluta dal Comune di Milano. Il corteo che quel sabato 24 gennaio attraversò Milano individuò nell’allora vicesindaco De Corato il principale responsabile dello sgombero del Conchetta, gridando in gran quantità l’ormai celebre “De Corato pezzo di merda” (se non ricordate, eccovi un piccolo promemoria).
L’articolo firmato da Luca era semplicemente una cronaca di quella manifestazione, comprensiva dei cori contro De Corato, in virgolettato beninteso, e con l’aggiunta di qualche ovvia valutazione giornalistica. In realtà, il giudice ha respinto la quasi totalità delle tesi di De Corato, ma poi vi è stata una piccola buccia di banana: cioè Luca, che è interista, aveva scritto che il tipo di insulto lanciato contro De Corato di solito si sentiva allo stadio contro Materazzi, ma che quest’ultimo non se lo meritava.  Ergo, secondo il giudice, Luca voleva dire che De Corato se lo meritava… E tutto questo vale la bellezza di 20mila euro!
 
Per quanto riguarda il racconto della vicenda mi fermo qui, rimandando per un maggiore approfondimento a quanto pubblicato oggi (24 ottobre 2012) da il Manifesto, che trovate riprodotto in fondo.
 
A questo punto vorrei però lanciare un pressante appellonon lasciamo solo Luca! Anche perché De Corato sarà mica un problema personale suo, o no?
Anzitutto, facciamo girare questa vicenda, raccontiamola sui blog e sui social network.
Secondo, diamo una mano concreta e materiale a Luca, cioè sottoscriviamo per lui. Già, perché lui quei soldi non ce li ha, anche perché è in cassa integrazione, e quindi rischia che a lui e a sua figlia portino via i mobili…
A proposito, magari vi chiederete se qualcuno ha contattato De Corato, per fargli sapere che non inguaia un giornale che egli non ama, bensì una persona, un giornalista cassintegrato, e per ricordargli che lui di quei soldi non avrebbe minimamente bisogno, visto che fa il parlamentare da ben 18 anni. Ebbene, De Corato è stato effettivamente contattato e informato della situazione, ma la risposta è stata degna di lui: me ne frego!
 
Eccovi quiindi i due modi per far arrivare le sottoscrizioni per Luca Fazio:
 
1. portare il denaro, poco o tanto che sia, direttamente alla redazione milanese del Manifesto, in via Ollearo 5 (la stessa palazzina di Radio Popolare);
 
2.  fare un bonifico sul conto corrente appositamente aperto:
intestato a Luca Fazio
IBAN: IT43H0306967684510324096294
Causale: «Un centesimo ciascuno per risarcire De Corato»
 
Queste sono le cose da fare. Facciamole, ognuno secondo le sue possibilità!
 
Luciano Muhlbauer
 
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da il Manifesto:
 
De Corato, Sallusti e il Manifesto
 
Sapessi com’è strano fare il giornalista a Milano, al manifesto è successa una cosa che neanche a Sallusti. Pochi giorni fa questo giornale ha perso una causa civile presentata contro il nostro Luca Fazio dall’ex vicesindaco di Milano e deputato del Pdl on.le Riccardo De Corato. Una causa che riteniamo assurda per un articolo del 2009 (vedi sotto) in cui Luca raccontava un corteo di 10mila persone contro lo sgombero del centro sociale Conchetta (Cox18) disposto dall’ex giunta Moratti.
 
Purtroppo, come sapete, il manifesto è finito in liquidazione e da allora abbiamo dovuto cambiare sede, studio legale e amministratori. In questi infiniti passaggi di consegne, Luca è stato condannato in primo grado per diffamazione a un risarcimento di 20mila euro.
Soldi che non sono a carico del giornale – in liquidazione – ma direttamente del giornalista che è in cassa integrazione come tutti noi.
 
Abbiamo fatto presente all’on. De Corato che la situazione era cambiata: non stava ottenendo il risarcimento da un suo avversario storico e “politico” come il manifesto ma da un singolo cassintegrato che prende, se va bene, 900 euro al mese. L’onorevole ha risposto in malo modo («me ne frego, me ne avete fatte troppe») e pretende il risarcimento immediato, senza aspettare il secondo grado di giudizio. Insieme a Luca e ai nostri legali (lo studio Fiore-de Crescienzo di Roma) continueremo a lottare in tribunale perché la sentenza sia prima sospesa e poi riformata.
 
Purtroppo né noi né l’amministrazione controllata abbiamo 20mila euro. Ma rispettiamo la giustizia, e se la richiesta di sospensione della sentenza non andrà a buon fine, vogliamo dare all’on. De Corato i soldi che vuole immediatamente.
 
Perciò ci serve il vostro aiuto, anche piccolo, affinché sia garantita la libertà del giornale. Alla fine della sottoscrizione trasformeremo il ricavato in moneta sonante, da consegnare all’on De Corato, aiutandolo, insieme ai lettori, a contare il suo risarcimento: centesimo dopo centesimo.
 
Se volete contribuire, abbiamo un salvadanaio per De Corato sia nella redazione di Roma (via Angelo Bargoni 8) che in quella di Milano (via Ollearo 5). Oppure potete sottoscrivere qui, conto corrente Luca Fazio, IBAN – IT43H0306967684510324096294. Causale (scrivetela, è molto importante): «Un centesimo ciascuno, per risarcire De Corato».
 
Per una volta, pagare sarà un piacere. Naturalmente il collettivo del manifesto sta già facendo la sua parte. Vedremo Milano da che parte sta.
 
Qui l’articolo che racconta questa storia (uscito oggi a pagina 2)
 
nota bene:
non possiamo ripubblicare integralmente l’articolo perché è stato ritenuto diffamatorio. Perciò ne citiamo solo i passaggi rilevanti ai fini della sentenza. Sostanzialmente su 5 punti contestati da De Corato il giudice ne ha accolto uno solo, in cui Luca riferiva che nel corteo del 2009 si gridavano contro l’ex vicesindaco gli insulti che i tifosi milanisti “regalano all’avversario meno simpatico Marco Materazzi … ma lui non se li merita”.
 
Ecco il testo della cronaca di oggi:
 
Chi ci aiuta a pagare il conto a De Corato?
 
A proposito di «espressioni diffamatorie» e libertà di stampa, ci teniamo a precisare che il nostro Luca Fazio non è Sallusti. Né ci terrebbe ad esserlo. Intanto nessuno lo vuole mettere in galera, però ci è rimasto male lo stesso quando l’altro giorno un ufficiale giudiziario si è presentato a casa sua per consegnargli una lettera sgradevole. Dice che la prossima volta, se necessario, entreranno con la forza pubblica per smontargli la casa – si chiama pignoramento – e risarcire così l’ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato che si è sentito diffamato per un articolo pubblicato sul manifesto il 25 gennaio 2009. Titolo: Riprendiamo Cox 18.
 
La rabbia di Milano.Il giornale ha perso quella causa in contumacia – non ci siamo presentati in aula per difenderci – per via di una serie di disguidi che riguardano la nostra disastrata situazione finanziaria. Per questo deve dare 20.320 euro a De Corato. Che c’entra Luca? C’entra. Messi male come siamo – cioé in liquidazione coatta e la sentenza si riferisce ad un articolo scritto prima del commissariamento della testata – tutto ricade sulle spalle del redattore. Che vive con circa 900 euro al mese di cassa integrazione.
 
I lettori del manifesto, specialmente quelli milanesi, sanno chi è Riccardo De Corato. Per un decennio ha segnato la vita di Milano a colpi di proclami, campagne securitarie, provocazioni e sgomberi ai danni dei soggetti più deboli, facendo di questa città il laboratorio delle politiche più reazionarie, quelle che ancora oggi dettano legge in tutto il paese perché hanno stravolto il comune sentire. Ma queste, direbbe un giudice, sono solo opinioni.
 
Stiamo ai fatti. Nel gennaio 2009 la giunta di Milano fece di tutto per arrivare allo sgombero manu militari del centro sociale Conchetta, luogo storico della sinistra antagonista milanese. Un’azione inutile, tant’è che il centro sociale venne subito rioccupato, ma che generò una tensione incredibile. Solo per lo sgombero del Leoncavallo la città era stata capace di mobilitarsi in quel modo: diecimila persone in corteo, tra cui molte personalità della politica e della cultura, e Milano militarizzata. Ma veniamo alla cronaca (giudiziaria). A leggere la sentenza, sembra che il giudice ritenga del tutto lecito lo scritto del manifesto. De Corato si è sentito diffamato perché l’articolista lo avrebbe individuato come mandante dello sgombero (invece uno sgombero è di competenza del prefetto), e per alcune affermazioni tipo «uomo socialmente pericoloso» e «il violento non ha il cappuccio, è il vicesindaco».
 
Ecco quello che ha stabilito la sentenza: «In tale prospettiva, indipendentemente dalla condivisibilità della tesi proposta dall’autore, il testo in esame, anche in relazione allo specifico tema in discussione, non pare discostarsi dal requisito della verità, rappresentando non già la normale filiera di comando impartita per lo sgombero in questione, bensì la responsabilità politica dell’amministrazione del territorio ad essa sottesa. In tale ambito devono essere parimenti ricondotte le espressioni uomo socialmente pericoloso e il violento non ha il cappuccio, è il vicesindaco. Un provocatore, pure utilizzate nel testo. Invero, l’espressione socialmente pericoloso non può essere identificata, contrariamente a quanto allegato dall’attore, nella fattispecie penalistica disciplinata dagli art…; la critica politica cui deve essere ascritta la natura dell’articolo comporta che il termine debba essere correttamente inteso in senso politico-sociale, esprimendosi con esso un giudizio fortemente negativo in ordine all’impatto sociale provocato dalle iniziative politiche riconducibili alla figura del vicesindaco».
 
Il giudice dice altro a nostro favore: «Ad analoga determinazione deve giungersi in ordine all’ulteriore definizione di uomo violento e provocatore, risultando la medesima collegata alla censurata, nella prospettiva dell’articolista, iniziativa di sgombero del centro sociale. In definitiva, anche tale espressione costituisce una manifestazione di critica politica che, per quanto corrosiva e stigmatizzabile, rientra nel novero dell’esercizio della libera manifestazione del pensiero politico».
 
Allora, dov’è il problema? In poche righe che accennano allo slogan urlato contro De Corato durante il corteo, una parolaccia riservata al calciatore dell’Inter Materazzi: «… quella che gli ultras regalano all’avversario meno simpatico… ma lui non se la merita…». Per il giudice ne consegue che il cronista avrebbe lasciato intendere «che gli insulti erano invece adeguati e meritati per il personaggio politico…». Questo ci costa 20.320 euro.
 
Senza voler scomodare trombonescamente la libertà di stampa, anche se in fondo di questo si tratta, è chiaro che un giornale come il nostro, se preso di mira, potrebbe perdere una causa al giorno. E chiudere. Noi non possiamo permettercelo.
 
Chi vuole darci una mano può passare a trovarci, sia a Roma che a Milano, oppure imparare a memoria il codice IBAN: IT43H0306967684510324096294 (il conto è intestato a Luca Fazio). Causale: «Un centesimo ciascuno per risarcire De Corato.
 

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