16 marzo 2003, l’omicidio di Davide “Dax” Cesare

L’anno scorso cadeva il ventesimo anniversario dell’omicidio, sotto i colpi di lame fasciste, di Davide “Dax” Cesare e del massacro dell’ospedale San Paolo. In quei giorni la città è stata attraversata da due cortei, uno notturno in quartiere il 16 marzo e uno nazionale il 18, che hanno visto scendere in piazza migliaia di persone. In aggiunta a ciò, per quattro giorni, in zona via Padova, è stato occupato uno spazio che ha ospitato diverse iniziative. Quest’anno siamo al ventunesimo anno dalla morte di Dax e si torna a una dimensione più cittadina con un pomeriggio di mobilitazione domani dalle 14,30 in via Brioschi.

Nelle righe che seguono ricordiamo le sanguinose vicende della notte di 21 anni fa.

La sera del 16 marzo 2003, nel quartiere Ticinese e più precisamente al Tipotà, un gruppo di antifascisti incrocia i Morbi, una famiglia nota in zona per le sue simpatie di estrema destra. Sono il padre e i due figli. Subito compaiono i coltelli. Rimangono a terra feriti gravemente Dax e Alex, in modo più leggero Fabio.
Sul posto arrivano subito le Forze dell’Ordine. Volanti e addirittura una camionetta del Reparto Mobile.
I soccorsi invece sembrano metterci un’eternità.
I primi antifascisti iniziano a radunarsi in via Brioschi avvertiti dal tam-tam telefonico.
Le condizioni di Davide appaiono subito gravissime.
Le autoambulanze ripartono. Dax viene portato all’Ospedale San Paolo. Alex al Policlinico.
I presenti decidono di recarsi al San Paolo dove è stato portato anche Fabio.

Anche all’Ospedale San Paolo la sgradevole sorpresa della presenza delle divise.
Quasi subito arriva la notizia tanto temuta: Dax non ce l’ha fatta.
Alla disperazione dei compagni e degli amici fa da contraltare l’arroganza degli uomini in divisa. Frasi sbagliate nel momento sbagliato.
La tensione si alza subito.
Ed è lì, in quell’angolo di Barona, che Milano vomita tutte le divise presenti in servizio quella sera in città.
Carabinieri e poliziotti delle volanti più la celere.
Parte la caccia all’uomo.
Dentro e fuori del San Paolo.
Nelle corsie dell’ospedale come nel vialetto del pronto soccorso.
Tra l’armamentario utilizzato dagli uomini in divisa per fare male: manganelli, estensibili d’acciaio e…una mazza da baseball!

Nel frattempo decine di antifascisti si sono radunati davanti al vialetto del Pronto Soccorso chiedendo e ottenendo il rilascio dei tanti fermati. I feriti, anche in maniera grave, dalla Forze dell’Ordine, sono tantissimi.
La notizia, oltre che per via telefonica ha iniziato a girare anche nei canali mainstream. Radio Popolare ha interrotto le trasmissioni per un flash del giornale radio.

I giorni successivi saranno terribili.
La Questura, per giustificare la mattanza, inventerà la tesi dei “compagni di Dax che volevano portare via la salma”…
Già nella serata del 17 marzo un migliaio di persone sfila per il Ticinese partendo dal centro sociale di Dax, l’O.R.So. di via Gola.
Arriverà il sabato. Sabato 22 marzo. Il sabato dei funerali di Davide a Rozzano. Un sabato di sole e di vento.
Migliaia di persone parteciperanno al corteo funebre a Rozzano, aperto dalla Banda Bassotti.
Ventimila parteciperanno al corteo antifascista partito da piazza 24 Maggio.

La notte nera di Milano avrà anche uno strascico giudiziario.
4 antifascisti verranno processati per i fatti del San Paolo. Con loro 3 “tutori dell’ordine”.
La sentenza definitiva della Cassazione. Una sentenza che ancora grida vendetta arriverà nel maggio del 2009 e vedrà la condanna di due antifascisti a pene carcerarie e alla cifra folle di risarcimento allo Stato di 130.000 euro.
Inutile dire che tra prescrizione e assoluzioni gli uomini in divisa resteranno impuniti.

Da quell’anno, per il movimento milanese, il 16 marzo diventerà una data simbolo da commemorare in piazza ogni anno.

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