23 Febbraio 1986, 31 anni fa l’omicidio di Luca Rossi

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Giovedì 23 Febbraio, ore 18 – Presidio in Piazzale Lugano e corteo con arrivo a Piazza Schiavone – Partecipano la Banda degli Ottoni a scoppio e il Coro Bovisa InCanta.

Il 23 Febbraio 1986 Luca Rossi, giovanissimo militante di Democrazia Proletaria viene colpito da un colpo sparato dall’agente della Digos Pellegrino Pollicino. Muore poco dopo il trasporto in ospedale. Sua unica colpa quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Luca si trovava il Piazzale Lugano, in Bovisa, e stava per prendere l’autobus. L’agente Pollicino, coperto dalla Legge Reale, aprì il fuoco in circostanze mai chiarite contro una macchina che si stava allontanando. Aprì il fuoco ad altezza d’uomo e colpì Luca uccidendolo. Inutile dire che la Questura tentò subito di alzare una cortina fumogena sull’episodio e che l’agente Pollicino non pagò mai per quell’omicidio.

Si era in piena “Milano da bere” edonista e craxiana. La febbre del giocare in borsa e dell’arricchirsi il più possibile anche a discapito di chi ti stava di fianco imperava. Le tangenti erano già diventate lauto sistema di governo con il gigantesco affare della Metropolitana 3 in costruzione e l’avvicinarsi dei Mondiali di Italia ’90. Era la Milano dei Paninari, degli yuppies e del Burghy. La Milano di un Berlusconi che aveva già costruito il suo impero televisivo ed aveva appena acquistato il Milan. Una città apparentemente spensierata e ottimista. Ma già allora come oggi era una città a due velocità. Con due anime. Se nel centro si viveva la frenesia del racconto autocompiaciuto dei propri successi nelle periferie la situazione era diversa. “Milano da pere” l’avrebbe definita qualcuno con ironia. Sì, perché era anche la Milano affondata dalla piaga dell’eroina, dal dilagare del controllo della criminalità organizzata su mille traffici e da una gigantesca ristrutturazione industriale che in pochi anni avrebbe visto la chiusura di tutte le fabbriche della città: dalla Falck all’Alfa Romeo.

Ma Milano non era solo questa. Era anche la città dove era esploso con fragore il movimento degli studenti dell’85 e dove i soggetti sociali dell’autorganizzazione riprendevano muoversi dopo la traversate del deserto dei primi anni ’80 caratterizzati da centinaia di arresti per le vicende della lotta armata. Ai funerali di Luca parteciparono quindi migliaia di persone.

Qui un racconto di chi visse in prima persona la tragica vicenda

Qui un racconto di Umberto Gay che per primo dette la notizia della morte di Luca su Radio Popolare

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 Ecco invece cosa scriveva all’epoca dei fatti un media mainstream come Repubblica:

C’E’ UNA RISSA, L’AGENTE SPARA COLPITO A MORTE UN PASSANTE (Repubblica, 25 Febbraio 1986)

Stava salendo in corsa sull’autobus per andare a casa di amici. Luca Rossi, primo anno di filosofia, militante di Democrazia Proletaria, un ragazzo di vent’anni con i capelli lunghi e la faccia simpatica. Due colpi di pistola e Luca si è accasciato sull’asfalto, colpito al fianco da un proiettile vagante: dieci metri più in là, un poliziotto in borghese aveva sparato a un’auto in fuga. Luca è morto dopo 5 ore di agonia al Niguarda. (…) Sempre secondo il poliziotto, i due giovani sarebbero poi risaliti sull’auto, cercando di investirlo. Lui avrebbe sparato un primo colpo in aria, e un altro alle gomme. Questo secondo proiettile ha invece centrato lo studente che, insieme a un amico, stava salendo sull’autobus 91. Che il poliziotto abbia sparato all’auto, scansandosi per non essere investito, sembra però poco realistico. Più probabile che abbia esploso i due colpi verso l’auto già in fuga, per fermarla. Nei due casi il risultato non cambia: la morte del ragazzo innocente.

di Enrico Bonerandi

 

 

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