Esporre il volto di Federico Aldrovandi allo stadio sarebbe una “provocazione alle Forze dell’Ordine”

Multe e Daspo per l’esposizione del volto di Federico.

Se cercavamo una conferma che l’Italia fosse spesso e volentieri un paese sottosopra, dove le vittime diventano colpevoli e i colpevoli vittime, ne abbiamo avuto un’ulteriore prova con la grottesca vicenda degli striscioni esposti allo stadio e dedicati a Federico Aldrovandi.

Ma partiamo dall’inizio…

Il diciottenne Federico Aldrovandi muore durante un controllo di polizia a Ferrara nella notte del 25 Settembre 2005. I poliziotti intervenuti sul posto dichiarano che quella notte Federico era “invasato violento in evidente stato di agitazione” e di “essere stati aggrediti dallo stesso a colpi di karate e senza un motivo apparente“. Le prime dichiarazioni della Questura sono, per usare un eufemismo, fumose. Nel Marzo successivo, anche grazie all’instancabile attivismo di Patrizia, la madre di Federico, viene aperta un’inchiesta che vede iscritti nel registro degli indagati i quattro poliziotti intervenuti quella notte. Il 21 Giugno 2012, dopo un lungo iter processuale, la Cassazione rende definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per i quattro poliziotti per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi” (durante il fermo di Federico gli agenti avevano addirittura spezzato due manganelli).

A metà anni 2000 il caso Aldrovandi diventa sinonimo di abuso di polizia. Purtroppo Federico è in buona compagnia con Carlo Giuliani, ucciso durante il G8 di Genova 2001, Stefano Cucchi, Gabriele Sandri e tanti altri…

Arriviamo ai giorni nostri.

Durante la partita Roma-Spal dei primi di Dicembre, la Questura vieta l’ingresso allo stadio della bandiera raffigurante Federico Aldrovandi. I motivi sono incomprensibili, trattandosi a tutti gli effetti di una vittime e non di un carnefice… Si tratta quindi di un arbitrio da parte delle Forze dell’Ordine.

Pochi giorni dopo parte da ACAD, l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa la campagna #FedericoOvunque che incoraggia a esporre il volto di Federico durante eventi sportivi e non solo.

La campagna ha un ottimo successo, ma ovviamente non tutti sono contenti. Di queste ore infatti la notizia che secondo il giudice sportivo lo striscione con il volto di un diciottenne tragicamente morto durante un controllo di polizia avrebbe un “contenuto provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”. Quale sia il contenuto provocatorio si fa fatica a capirlo.

Da qui la decisione di infliggere pene pecuniarie e quella, anch’essa assolutamente arbitraria visto che si tratta di una misura amministrativa di polizia che non passa per il controllo dei giudici, di sottoporre a Daspo (la famosa diffida) alcuni di quelli che hanno avuto il coraggio di esporre un pezzo di stoffa con il viso di un ragazzo.

Qui il comunicato di ACAD e le motivazioni del giudice sportivo:

IL VOLTO DI FEDERICO da VIVO è RITENUTO 
“provocatorio nei confronti delle forze dell’ ordine”.

Ecco la relazione del giudice sportivo che ha portato alle incommentabili sanzioni verso Siena e Prato perché i propri tifosi avevano esposto, in occasione della partita disputata il 16 dicembre scorso, delle pezze con il volto di Aldro da vivo.
Giudicare il viso di Federico “provocatorio” non è questione di regolamenti sportivi, ma qualcosa che va ben oltre, prendiamo atto della precisa posizione politica della FIGC, a dir poco vergognosa,
e andiamo avanti.
Per noi questo atto è un atto di difesa verso chi quel volto l’ha portato via da questo mondo per sempre, ed ha la solita gravità dei 5 minuti di applausi del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) agli assassini di Federico. 

Se Federico fosse ancora vivo ci sarebbe da ridere, ma purtroppo la realtà è un’altra e l’hanno ucciso loro.
#FedericoOvunque.

 

 

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