Gaza: voci dall’inferno

Foto Associated Press

Giovedì a Milano, alle 18.30 in piaza San Babila, Presidio “Stop Bombing Gaza”.

Un’altra notte di terrore e paura é trascorsa nella Striscia di Gaza; la quarta notte, preludio del quinto giorno di guerra con il vicino Israele.

I razzi (più di 200 quelli israeliani lanciati nelle ultime ore) continuano a colpire da entrambe le parti, nonostante sia innegabile che la quantità e l’impatto, nonché la consistenza, di quelli lanciati dallo stato ebraico verso Gaza abbiano un effetto ben più devastante: si contano fino ad ora 52 morti, 400 feriti e distruzione inimmaginabile (come si può’ vedere in questo video).

Ieri notte, dopo un atteso annuncio (dell’abbattimento di un jet nemico) da parte delle Brigate Qassam (braccio armato di Hamas) sulla televisione Al Quds basata a Gaza, la reazione israeliana non ha tardato a farsi sentire: verso l’una di notte ora italiana una raffica di bombe si é abbattuta sulla sede televisiva, riducendola in brandelli e ferendo alcune persone. Nella stessa sede lavoravano anche molte altre televisioni locali (tra cui la Sky locale, Maan News Agency e Al Arabya), il cui lavoro di informazione saràora resi molto difficile: si vocifera che questa azione mirata potrebbe essere stata funzionale a rendere difficoltoso l’annuncio, tra la popolazione locale, di un imminente attacco di terra (per prendere la popolazione di sorpresa).

Per quando riguarda le informazioni all’esterno, Twitter, Facebook e molti siti (tra cui questo) cercano di aggiornare costantemente sullo stato del conflitto e sulle evoluzioni: grazie alla presenza sul terreno di Michele Giorgio (giornalista del Manifesto e direttore di Nena News Agency), Rosa Schiano (attivista napoletana dell’ISM, a Gaza da molti mesi per portare avanti il lavoro di Vittorio Arrigoni), Meri Calvelli (cooperante e attivista) e alcuni altri.

Anche i blogger palestinesi stanno facendo un lavoro eccezionale, aggiornando di continuo attraverso i social network, nonostante la situazione di pericolo e terrore che stanno vivendo.

Non si hanno notizie degli 8 cooperanti di ONG italiane che hanno tentato, senza successo, di lasciare la Striscia nelle prime ore del conflitto, su ordine del ministero degli Esteri: stanno bene ma sembrerebbero intrappolati a Gaza, come tutta la popolazione. Di ieri la notizia di una bomba caduta proprio accanto agli uffici dove sono ospitati: nessuno é al sicuro.

Sul piano diplomatico, come sempre l’ONU tarda a esprimersi, avendo il veto informale e scontato di Stati Uniti e parte dell’Europa: tuttavia nei giorni scorsi alcuni capi di stato, tra cui quello cinese e quello egiziano si sono recati in visita a Gaza incontrando Hamas in segno di solidarietà, e dall’estero sono arrivate dichiarazioni di vicinanza alla popolazione di Gaza da governi come quello argentino. Hamas in una conferenza stampa di ieri (davanti alle macerie della sua sede) ha dichiarato di non sentirsi solo.

Il presidente Monti ha invece chiamato il premier israeliano Netanyahu, esprimendo un vago augurio che il conflitto possa risolversi.

Il ruolo dell’Egitto dei Fratelli Musulmani sarà cruciale in questo conflitto: infatti sono già state due le riunioni di emergenza della Lega Araba ospitate proprio da Morsi, che sta assumendo il ruolo di “mediatore” rispetto alla posizione che gli altri stati avranno in questo terribile assalto.

E’ importante ricordare che Piombo Fuso, attacco simile avvenuto nel 2009, durò più di due settimane, nella paralisi internazionale e nella totale impunità israeliana.

Questa volta, a differenza del passato, alcuni giornalisti sono riusciti a entrare in Gaza, e, appunto, il contesto regionale (soprattutto egiziano) é cambiato: si vedrà se questo potrà rompere un silenzio che, al di fuori della prigione a cielo aperto di Gaza, regna da davvero troppo tempo.

Nel frattempo, Israele schiera un numero massiccio di carri armati (75mila riservisti, tutti giovani, che hanno dichiarato sorridendo ad Al Jazeera di “essere felici di correre a Gaza a salvare la patria”) sul confine di terra: si rincorrono voci di un’invasione di terra, anche se non si capisce quale potrebbe essere il vantaggio di effettuare un’operazione simile, che alzerebbe notevolmente il numero dei morti da parte israeliana.

Per ora gli attacchi sono stati con aerei, con missili e con navi: proprio ieri notte un attacco con navi ha permesso di spezzare in due la città di Gaza, impedendo l’accesso, di fatto, a zone strategiche della resistenza da parte della popolazione locale (e anche degli attivisti). Lo schieramento di carri armati sul confine potrebbe essere dunque solo un’operazione di visibilità, una dimostrazione di forza con finalità di deterrenza, anche se proseguono voci interne, credibili, sul fatto che l’invasione potrebbe davvero avvenire.

Fiato sospeso e aggiornamenti continui, dunque, da parte dei coraggiosi giornalisti e attivisti che hanno deciso, come già in passato, di non lasciare sola la popolazione più martoriata e ignorata della terra, in una dei conflitti più lunghi e devastanti degli ultimi decenni.

Per aggiornamenti:

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41323&typeb=0&DIRETTA-Gaza-sotto-attacco

http://www.osservatorioiraq.it/speciale-gaza-quando-israele-attacca-non-%C3%A8-mai-per-caso

 

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