La resistenza di Lützerath alle lobby del carbone
In Germania, nella regione del Nordreihn-Westfahlen, c’è un piccolo villaggio aggrappato sul precipizio di un‘enorme miniera di carbone. È Lützerath, e la miniera è la miniera Garzweiler della RWE Power, quarantaduesima azienda più inquinante al mondo, e la più inquinante d‘Europa secondo ReCommon. Dal 2021 il villaggio resiste contro la demolizione per il completamento della miniera, come già successo al vicino villaggio Immerath nel 2006. Ad ottobre 2022 il Ministero delle Finanze tedesco dichiara definitivamente che RWE può usufruire del carbone sotto Lützerath. A questo punto il villaggio è occupato da attivisti e attiviste e fortificato con case sugli alberi, tende, capanne e piattaforme sopraelevate. L’ultimo abitante del villaggio, il contadino Eckhardt, la cui famiglia ha vissuto a Lützerath per quattro generazioni, dopo aver perso il caso giudiziario contro RWE, eè costretto a lasciare la sua casa e i suoi due fienili alla fine del 2022. Questi vengono lasciati disponibili ai più di mille attivisti che da tutto il mondo raggiungono il ribattezzato Lützi a partire da gennaio 2023, due settimane prima dello sgombero annunciato da RWE, sotto al grido comune Lützi bleibt!- Lützi resta!
In questi giorni, sotto gli occhi della coalizione tedesca fra cui il partito dei Verdi, l‘enorme ruspa della miniera Garzweiler scava ad una distanza di trenta metri dalle prime abitazioni di Lützi, una distanza non permessa dalle misure di sicurezza. Anche i tre enormi generatori della miniera sarebbero fuorilegge perché troppo vecchi.
“E tutto questo per estrarre del carbone di cui non abbiamo bisogno”, racconta Lakshmi, paramedica e occupante di Lützerath da un anno, “Il carbone sotto Lützi emetterebbe circa 280 milioni di tonnellate di CO2, quando numerosi studi dimostrano che non ne abbiamo bisogno per far fronte alla crisi energetica. Abbattere questo villaggio è diametralmente opposto al mantenere la temperatura globale sotto i 1.5 gradi. Lützerath non è solo un simbolo, ma può fare una differenza materiale: La regione del Reno è quella più ricca di carbone in tutta Europa”.
Ma Lützi è veramente diventata un simbolo della guerra ai combustibili fossili, supportato da movimenti ambientalisti di tutto il mondo. Inoltre è legato a realtà ambientaliste del sud globale del mondo, come STOP EACOP in Uganda. Ed è soprattutto l’esempio tangibile di una società diversa dal sistema estrattivo capitalista. Le circa 100 persone che vivono ed occupano a Lützi sono completamente autosufficienti. Dopo che RWE ha tagliato la corrente alla fine del 2022, il villaggio si sostiene esclusivamente con l’energia solare. Anche la stragrande maggioranza del cibo è cresciuto autonomamente, anche grazie all’aiuto dei contadini nei villaggi vicini.
I giorni prima dell’inizio dello sgombero da parte delle Forze dell’Ordine (che si stimano essere più di 6.000 e chiamati da 14 regioni tedesche) sono frenetici. Le migliaia di attivisti e attiviste a Lützi costruiscono barricate con ogni materiale disponibile e si preparano a barricarsi nelle strutture, mentre altre centinaia si legano alle piattaforme sopraelevate ad almeno quattro metri d’altezza.
Le operazioni per lo sgombero iniziano la mattina del 10 gennaio, un giorno prima della data comunicata nella conferenza stampa della Polizia e di RWE. Dal parcheggio per le camionette davanti a Lützerath costruito pochi giorni prima, la celere cerca di rompere le file degli attivisti che proteggono le persone legate a strutture di tronchi a otto metri di altezza con i propri corpi. Ci vogliono otto ore di lavoro costante per raggiungerle. La violenza da parte della celere non degenera troppo, anche grazie ad una massiccia presenza di copertura della stampa. Dopo una tregua notturna di cinque ore ricominciano le operazioni alle sette del mattino dell’11 gennaio, al buio e sotto alla pioggia. Questa volta la celere non si cura di mantenere il controllo e attivisti e attiviste di tutte le età vengono manganellati, buttati a terra e trasportati fuori dal villaggio.
Centinaia degli occupanti di Lützi resistono ancora sugli alberi, sulle piattaforme, sui tetti e barricati nei fienili, con cibo e acqua sufficienti per vari giorni. Sabato 14 si terrà un corteo legale davanti a Lützi per cui migliaia di attivisti e attiviste da tutta Europa sono in viaggio, fra cui Greta Thunberg.
Lützerath resiste, per la fine dei combustibili fossili in tutto il mondo, una prova tangibile di un’alternativa ad un sistema capitalista, estrattivo e violento.
Cecilia Fiacco
* foto in copertina di catwithacamera
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