Milano – Il 27 Gennaio in piazza per la Giornata della Memoria

27 Gennaio, ore 16,30 in Piazza Mercanti iniziativa per il Giorno della Memoria “Basta nazismo, basta lager!”.

All’alba del 27 Gennaio 1945, le avanguardie della 322esima Divisione di Fanteria del Fronte Ucraino dell’Armata Rossa guidate dal Generale Konev facevano il loro ingresso nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau liberandolo.
Al suo interno venivano trovati “solo” 7.000 sopravvissuti in condizioni abominevoli poiché, su ordine del capo delle SS Himmler, le decine di migliaia di prigionieri del campo erano stati trasferiti verso Ovest con una marcia della morte che causò migliaia di morti.
Lo scopo dei gerarchi del Terzo Reich, con l’avvicinarsi della disfatta, era quello di cercare di nascondere le prove dello sterminio.

Dalle loro stesse parole, i giovani soldati dell’Armata Rossa che per primi arrivarono ad Auschwitz, pur non comprendendo a pieno quello che avevano di fronte intuirono la mostruosità e l’enormità di quello che vi era avvenuto.

Auschwitz è solo il nome più noto dell’universo dei campi di sterminio nazisti.
Si valuta che vi abbiano perso la vita tra atroci sofferenze più di un milione di esseri umani.
L’Olocausto degli ebrei è avvenuto, come molti storici sostengono, applicando le modalità di pianificazione industriale al genocidio.

I campi di sterminio erano racchiusi all’interno del Governatorato Generale ovvero dei territori della Polonia occupata non annessi al Reich hitleriano ed erano, oltre ad Auschwitz-Birkenau, Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka e Majdanek.
A questi vanno aggiunti le centinaia di campi dell’universo concentrazionario nazista tra cui i più noti sono: Dachau (utilizzato all’inizio contro gli oppositori del nazismo), Mauthausen, Buchenwald, Ravensbruck e Bergen-Belsen.

La Shoah non è stata perpetrato solo nei campi, ma anche quotidianamente nei territori occupati dai nazisti, soprattutto ad Est ed in particolar modo in Polonia e Unione Sovietica con esecuzioni di massa quotidiane.

L’ideologia nazista guidata da un selvaggio razzismo imponeva la guerra razziale contro le razze inferiori (i “subumani”) ed i nemici dello Stato e del Reich.
Tra questi, oltre agli ebrei c’erano gli slavi (più di 20 milioni di morti causati dall’occupazione nazista dell’URSS), i rom, gli omosessuali, alcune minoranze religiose, i partigiani dei paesi occupati, gli oppositori politici… E la lista potrebbe continuare a lungo.

Per questo il 27 Gennaio è stata istituita la Giornata della Memoria.
Una giornata che per non rimanere mera ricorrenza deve essere costantemente declinata all’oggi.

Per questo sabato la Milano antifascista sarà in piazza.

Qui l’appello dell’iniziativa:

Il 27 Gennaio, 73 anni fa, avvenne la liberazione di Auschwitz, il lager simbolo del peggiore dei crimini nazisti: la macchina di morte chiamata “soluzione finale”, Shoah, Porrajmos, Olocausto. Milioni di persone furono deportate e sistematicamente sterminate, o perché ritenute di “razza inferiore” – gli ebrei anzitutto, ma anche i rom e le popolazioni slave – o perché lgbtq, disabili, oppositori politici, partecipanti alla Resistenza nei vari Paesi, donne libere: tutti e tutte coloro che erano scomodi ai disegni razzisti del regime nazifascista.

A 73 anni di distanza e a 80 anni dalla promulgazione delle infami leggi razziali da parte del regime fascista italiano, il 27 Gennaio la Giornata della Memoria deve essere di monito e di allarme per la diffusione della xenofobia, la rilegittimazione delle tesi razziste nel discorso pubblico, la persistenza dell’antisemitismo e la ricomparsa di intimidazioni e violenze da parte di gruppi che si ispirano esplicitamente al nazifascismo.

L’Europa, sempre più in difficoltà e divisa di fronte alla crisi globale, è preda di pericolose derive nazionaliste al suo interno. La perdita delle garanzie e dei diritti sociali conquistati nel dopoguerra, le crescenti disuguaglianze provocate dalle politiche liberiste e la precarizzazione del vivere quotidiano alimentano rabbia e frustrazione. L’incapacità di una risposta positiva e solidale lascia indisturbati quanti si sono arricchiti nella crisi e consegna nuovi spazi alle consuete dinamiche di individuazione di un capro espiatorio su cui far ricadere ogni responsabilità della situazione presente. Questo ruolo è oggi assegnato ai migranti, persone in fuga da miseria e povertà, tratteggiate come sanguisughe del nostro sistema economico e demonizzate sulla base di riemergenti pregiudizi razzisti. Pregiudizi che, in Italia, si vanno ad abbattere anche sui tanti stranieri da sempre residenti nel nostro Paese, cui si sceglie persino di negare la cittadinanza ed i diritti ad essa connessi. Pregiudizi che si ripercuotono, allargando lo sguardo, sulle politiche di frontiera europee, sempre più improntate alla costruzione di muri per impedire la circolazione delle persone, e che sono alla base, negli Stati Uniti di Trump di provvedimenti con il Muslim Ban e del ritorno del suprematismo bianco.

Ricordare oggi l’infamia nazifascista ‎significa non soltanto rifiutarsi di dimenticare, ma anche e soprattutto essere consapevoli che mai nulla è conquistato per sempre.
Non si tratta di proporre paragoni storicamente insostenibili ma suonare un campanello di allarme per germi infausti che, se non contrastati fermamente, rischiano di prospettare nuovi drammi per il vivere comune.
Significa contrastare i discorsi e le politiche che oggi bollano il profugo e il migrante come “invasore”, che alzano muri e in terra e in mare, che negano cittadinanza in base al colore della pelle.
Significa non guardare dall’altra parte di fronte alla crescente violenza razzista e neofascista in Europa, che colpisce soprattutto migranti, ma anche chi è considerato “diverso”, e che ha trovato anche in Italia i suoi seguaci, dimostrando ancora una volta quali siano gli effetti degli spazi concessi alle organizzazioni di estrema destra ormai legittimati dai media e dalla politica.

Non possiamo e non vogliamo rivivere le tragedie del passato. Per questo è necessario chiudere ogni spazio politico ai nazifascisti: chiudere le loro sedi, non concedere loro spazi pubblici e istituzionali, continuando a costruire mobilitazioni sociali e popolari, che respingano la loro retorica razzista. Occorre agire prima che sia troppo tardi, perché il fascismo non è un’opinione, è un crimine.

Milano Antifascista, Antirazzista, Meticcia e Solidale

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