Reportage da Ventimiglia: intervista a una solidale di 20K

Continua il reportage da Ventimiglia che vi accompagnerà per tutto Agosto. Andremo a raccontarvi le parole dei solidali che operano sul confine Italo-francese, che nonostante una continua e feroce repressione nei loro confronti, continuano ad agire per garantire ai migranti in transito la possibilità di avere un pasto caldo o nuovi vestiti con la speranza che prima o poi il confine possa riaprire. Questa volta, per tutti e tutte.

In questa seconda puntata vogliamo riportarvi l’intervista fatta a una ragazza solidale del Progetto20K , attualmente presente sul territorio di Ventimiglia.

  1. Hai mai fatto militanza politica? Non ho mai fatto militanza in vita mia nè ho mai frequentato centri sociali. Sono sempre stata sensibile alla questione delle migrazioni dal 2011 in poi quando iniziai ad andare in Stazione Centrale per dare una mano ai ragazzi in transito. Da due anni a questa parte ho iniziato ad agire a Ventimiglia grazie al Progetto 20k.
  2. E’ la prima volta che scendi a Ventimiglia? No.
  3. Noti delle differenze con l’anno scorso? Se sì quali? campo La prima volta che scesi a Ventimiglia era il 2016 e si era appena formato un campo informale occupato e autogestito dagli stessi migranti davanti a quello “ufficiale” della Croce Rossa. Non noto grosse differenze sul piano della repressione perché essendo una città di confine è costantemente militarizzata e la repressione soprattutto nei confronti dei solidali rimane altissima. La maggiore differenze rispetto all’anno scorso è che c’è meno coesione tra i ragazzi dovuto soprattutto allo sgombero del campo informale poiché l’anno scorso ogni sera i migranti si ritrovavano in assemblea si organizzavano tra di loro e “scioperavano” nei confronti dei passeur per far abbassare i prezzi mentre quest’anno ognuno pensa a se stesso e c’è molta meno solidarietà tra di loro. Parlando con un ragazzo mi ha detto che  questa differenza è data anche dal fatto che quest’anno arrivano dalla Libia mentre l’anno scorso arrivavano dall’Egitto e passando per la Libia molti ragazzi vengono rapiti o torturati subendo fortissime violenze sia fisiche che mentali, mentre l’anno scorso passando dall’Egitto i ragazzi si muovevano tutti insieme più liberamente. I flussi, numericamente sono simili, cambia la composizione etnica mentre l’anno scorso era quasi tutti sudanesi o afgani quest’anno ci sono molti ragazzi che arrivano dal Magreb, Nord Africa, pakistani, cingalesi oltre che sudanesi ed eritrei.
  4. Come reagisce la città alla presenza dei migranti? La società civile di Ventimiglia vede in maniera ostile la presenza dei migranti in transito, li considerano una forma di degrado ed inciviltà quindi c’è molta incomprensione pochissima solidarietà ed a volte episodi di razzismo. – ci sono stati degli atti di violenza? – non ho mai assistito ad episodi di violenza fisica ma c’è tantissima violenza verbale, molte volete capita che sotto il ponte delle “Gianchette” i residenti del quartiere insultano i ragazzi o incolpano noi solidali urlando frasi del tipo “portateli a casa vostra!”.
  5. Pensi che Ventimiglia sia stata un modello (di gestione dei flussi/accoglienza) che poi è stato esportato? Non saprei rispondere.
  6. Come si comportano le Forze dell’Ordine a Ventimiglia? mentone Posso fare un confronto con le Forze dell’Ordine francese: la Gendarmerie. In Italia c’è molta ignoranza oltre che, a volte, l’utilizzo del tutto sproporzionato del loro potere, insultano in modo razzista i ragazzi e contemporaneamente è forte la repressione nei confronti dei solidali perché han capito che ci monitoriamo a vicenda quindi i solidali vengono identificati continuamente, a volte, ricorrono anche a misure quali i “fogli di via” per  scoraggiare l’arrivo di nuovi solidali. La polizia francese è molto dura però non sono razzisti perché anche dentro la Gendarmerie ci sono poliziotti di origine algerina, marocchina o tunisina ad esempio. Anche i francesi, è notizia di questi giorni, non rispettano la legge europea poiché i rastrellamenti non si limitano, come dicevo, a Ventimiglia ma arrivano fino a Nizza, Cannes, dove vengono rimandati in Italia anche i minori non accompagnati e ciò è vietato dalla Convenzione di Dublino.
  7. Qual è la composizione sociale/nazionale/etnica dei migranti presenti a Ventimiglia? La comunità si divide soprattutto in afgani e sudanesi, etnia maggiormente presente a Ventimiglia perché la totalità dei ragazzi vuole andare in Gran Bretagna o in Francia poiché il Sudan è una ex colonia britannica e non ci sono comunità di riferimento in Italia. Pochi marocchini e pochi algerini e pochissimi pakistani. La maggior parte dei migranti che sbarcano sulle coste italiane, che poi vogliono continuare il loro viaggio verso l’Europa centrale arrivano dall’Africa: soprattutto subsaariana, centrale (Ciad e Sudan) dal corno d’Africa e dal Magreb.
  8. E’ vero che le deportazioni sono inutili? dep2Le deportazioni sono inutili, ma non per il motivo che quasi tutti pensano ovvero che i migranti, dopo che hanno affrontato situazioni molto più difficili, come deserti e mari, non si fanno scoraggiare da qualche centinaio di chilometri da affrontare in Italia. Penso che questa concezione sia molto razzista perché si pensa che dopo tutte le peripezie che hanno incontrato nel loro viaggio che sarà mai ritornare a Ventimiglia da Taranto!!?? Invece la deportazione è proprio un abuso fisico. E’ illegale, oltre che psicologicamente distruttiva. Ci sono ragazzi che vengono deportati 4 volte in un mese e ciò ti distrugge! Noi le chiamiamo deportazioni e non trasferimenti perché l’iter per le deportazioni inizia con il rastrellamento (soprattutto in stazione FS o lungo il fiume) colpisce tutti i ragazzi di colore, quindi si basano su una logica razziale, ed essi vengono prima portati in commissariato dove vengono identificati e perquisiti, senza che venga fornita loro nessuna spiegazione anche perché c’è un notevole gap comunicativo dato che le Forze dell’Ordine parlano solo in italiano, finite queste operazioni vengono trasferiti dal commissariato alla frontiera alta dove vengono “visitati” e viene assegnato ad ogni ragazzo un codice identificativo numerico, annullando l’identità delle persone, infatti quella persona non è più “Mohamed o Jamal” ma diventa 40 / 41 / 42. Quando raggiungono i migranti in frontiera diventano un congruo numero vengono fatti salire sul pullman dopo essere stati “sedati” con delle pasticche tranquillanti per non avere problemi durante il viaggio. Noi ci teniamo a specificare che queste sono deportazioni e tutto ciò è illegale, perché un conto è essere allontanati da Ventimiglia, un altro è essere rastrellati in modo coatto senza nessun tipo di spiegazione. – Immagino che per i migranti “risvegliarsi” a Taranto sia destabilizzante, non avendo una conoscenza del territorio potrebbero anche pensare di essere in un altro Stato, dico bene? – Sì pensa che l’anno scorso la destinazione era la Sardegna, quindi mentre quest’anno i ragazzi ci metto 3-4 giorni a tornare sul confine l’anno scorso i ragazzi ci mettevano 3-4 settimane. Mi preme inoltre ricordare che queste deportazioni costano allo Stato 5 mila € a bus per una media di 4-5 deportazioni alla settimana per questo gioco dell’oca che alla fine vede sempre tornare i ragazzi al punto d partenza, Ventimiglia.
  9. Perché i ragazzi non vogliono rimanere in Italia? I motivi principali per cui i ragazzi non vogliono rimanere in Italia è oltre alla difficoltà di una lingua, l’italiano, che non conoscono non hanno nemmeno delle comunità di riferimento a cui appoggiarsi e la maggior parte di loro hanno familiari o amici in Gran Bretagna o in Francia.
  10. La frontiera è chiusa. Si riesce comunque a passare? Si riesce a passare, più o meno, i minorenni o e le donne con bambini provano a passare in treno ma alla fermata di Menton – prima fermata in territorio transalpino – la Gendarmerie sale sul treno e fa scendere tutte le persone sprovvisti di documenti d’identità e questo per la legge francese e per gli accordi di Dublino è illegale poiché questi accordi prevedono un trattamento diverso per i minori che consiste nella possibilità di rimanere nello Stato in cui vengono “trovati” e non nel primo paese europeo in cui sono transitati.

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