Terrorista a chi?
Abbiamo messo in gioco i nostri corpi in quelle valli, camminato in quei boschi e troppo spesso abbiamo dovuto correre, sopraffatti dai gas e con la sensazione del respiro degli uomini del potere sul collo. Abbiamo messo in gioco i nostri cuori, perché crediamo nella resistenza dei popoli, quelli che stanno oltre le nostre frontiere, che camminano domandando in Messico, che combattono per un futuro migliore e per la libertà in Tunisia o in Egitto, che difendono centinaia di alberi nella piazza di una grande capitale, e quelli che stanno dentro ai nostri confini. In questa Italia che ci sembra sempre più buia, ma nella quale si accendono luci di resistenza, nelle quali ci sembra di respirare a volte anche il profumo della rivolta.
Molte parole sono state spese sulla Val di Susa, sulle proteste, sui progetti. Mai abbastanza sulle persone che la abitano. Espropriate delle proprie terre, dei propri diritti, spogliate della propria vita, nel nome della lobby del Tav, composta da PD, PDL e da tutti gli interessi a loro connessi, dalle Cooperative Rosse (ex-presidente Bersani), all’Impregilo di Ligresti (!), alle banche di Passera e sottosegretari annessi (Intesa San Paolo), alle banche francesi detentori di grandi quantità di titoli di Stato italiani.
Gli stessi valsusini e solidali che oggi i due zelanti pm Padalino e Rinaudo, presenti all’interno del cantiere durante l’operazione di Polizia del 19 luglio a legittimare la mattanza, cercano di trasformare in terroristi agli occhi dell’opinione pubblica. Quegli occhi che leggono i giornali servili a chi ogni giorno dice che il Tav “si deve fare a ogni costo” e non si fanno domande, quegli occhi che condannano le violenze della polizia in Turchia con la stessa facilità con cui plaudono l’operato delle forze dell’ordine in val di Susa.
La tempistica di questa operazione ad opera della Procura di Torino, capitanata da Caselli ossessionato dai suoi fantasmi del passato, purtroppo non ci sorprende. A qualche mese dalla presa di posizione chiara della Francia sull’inutilità dell’opera e dalla richiesta francese di sospensione dell’opera fino al 2030; a pochi giorni da quando gli stessi giudici di Torino smontano le accuse mosse agli arrestati del 19 luglio, rinviando al mittente le custodia in carcere; in una settimana in cui i sindaci e gli amministratori della Val Susa prima violano la zona rossa poi ribadiscono in tutti i modi che il Tav non deve essere ridotto ad una questione di ordine pubblico e infine chiedono un tavolo di confronto politico sul Tav in cui venga considerata l’ “opzione zero”; due giorni dopo la marcia di migliaia di persone a sostegno della lotta No Tav, ribadendo la forza e la compattezza del movimento contro la costruzione del super treno e contro l’esistenza del cantiere, ecco che puntuale arriva l’ennesima operazione di delegittimazione e di criminalizzazione del movimento.
La repressione della lotta NoTav ha già avuto conseguenze che noi ci portiamo dentro, come ogni perdita, come ogni sopruso, come ogni violenza che viene commessa contro chi resiste per difendere la propria libertà, il proprio diritto di autodeterminarsi, il proprio dovere a non rimanere in silenzio.
Non risponderemo a questa follia con slogan, con promesse, con velate minacce.
Risponderemo ancora e sempre con i nostri corpi e i nostri cuori, accogliendo la richiesta d’aiuto di chi in quella valle vuole rimanere. Risponderemo portando alti i nostri desideri, le nostre idee, le nostre parole. Risponderemo tenendo alta la testa e guardando negli occhi chi da dietro delle recinzioni o dei banchi di tribunale cerca di farci rinunciare.
Torneremo in Valle, portando con noi anche chi non ci potrà essere.
Se loro sono terroristi, lo siamo tutti, e ne siamo orgogliosi.
Oppure non lo sono loro, e non lo siamo noi, e come ci insegna la storia, i veri terroristi vanno cercati negli organi istituzionali, nelle redazioni dei giornali conniventi, nelle imprese che fanno profitto sulle vite delle persone.
Forse, come ci insegna la storia, terrorista non è chi combatte per l’interesse di molti, ma chi uccide, distrugge, condanna solo per il proprio.
Milano in Movimento
Zona Autonoma Milano
Collettivo Lambretta
C.A.S.C.
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