Turchia: la nascita di un movimento #Gezipark
“Ieri settimo giorno di resistenza. La mattinata si apre con lo sciopero generale indetto dal sindacato dei dipendenti pubblici (KESK), che sfila in piazza Taksim insieme alla Confederazione sindacale progressista (DISK), l’unione della camera degli ingegneri e dei Medici Turchi. Intanto, le proteste e le sue vittime continuano e si stanno diffondendo in tutte le zone della Turchia. Al momento le morti accertate secondo Hurriet Daily News sono tre, l’ultima vittima è Ethem Sarısülük, un attivista Turco colpito alla testa durante gli scontri ad Ankara. Secondo l’associazione di medici Turchi, i feriti accertati sono 4177, ma non ci sono informazioni certe sugli ultimi scontri che stanno avvenendo nelle città del Sud Est come Mersin, Antakya e Canakkale. Dieci persone hanno perso un occhio, tre feriti sono in condizioni critiche. La risposta violenta della polizia non si ferma, ma continua a farsi sentire in questa Turchia che domanda il diritto di poter manifestare liberamente la propria credenza religiosa, politica, identitaria; di poter essere interpellata in questo processo di trasformazione urbana incentrato sul profitto.
Mentre in piazza sfilano i maggiori sindacati Turchi, una delegazione dei dimostranti della protesta si è incontrata nel pomeriggio con il ministro Bülent Arınç per cercare di fargli accettare le loro richieste. Le proposte che sono state portate oggi al deputato dalla Piattaforma solidale di Taksim chiedono di abbandonare il progetto di trasformazione urbana e che il Gezi park non venga intaccato; Vogliono che il centro di Ataturk non venga demoliti e che si apra un’inchiesta sull’ escalation di violenza subita ai manifestanti da parte della polizia.
Inoltre, chiedono che ogni tipo di gas lacrimogeno venga bandito, che tutti i manifestanti incarcerati vengano rilasciati ed infine voglio con forza che tutti gli ostacoli alla libertà d’informazione vengano eliminati. Tra i manifestanti hanno anche sfilato ricercatori e professori di alcune delle maggiori università di Istanbul riaffermando il loro dissenso per la risposta violenta nei confronti delle manifestazioni pacifiche di questi giorni. Anche Oran Pamuk e Ferzan Özpetek, il primo scrittore e l’altro regista, si uniscono alla protesta, definendo il governo “repressivo ed autoritario”. Mentre Amnesty International pubblica un appello per denunciare l’uso eccessivo di forza contro i manifestanti, le notizie degli scontri in molte città della Turchia continuano e la violenza non si ferma.
Intanto, la situazione a Istanbul si è calmata, la guerriglia urbana degli ultimi giorni si è trasformata in resistenza culturale, sociale e solidale simboleggiata e vissuta nel parco di Gezi. Questo spazio verde, inizio della rivolta, è diventato un vero e proprio laboratorio creativo, una nuova Costantinopoli, un arcobaleno di sogni e d’idee. Il verde degli alberi si confonde con la miriade di colori dei numerosi attori di questo luogo. Ci sono tante tende di tutte le forme, magliette con simboli opposti, slogan in un unico coro gridati da tifoserie di solito rivali; capelli bianchi che si confondono nei colori sgargianti di ragazzine arrabbiate. Cani, bambini che giocano in spazi auto costruiti, amache che dondolano al ritmo di orchestre improvvisate. Sono loro i “Chapuling”, letteralmente significa combattere per i propri diritti, un neologismo creato dai manifestanti dopo che il primo ministro Erdogan li ha definiti “Chapul” che significa saccheggiatore in turco.
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