YouTube ha premiato il canale di Giorgia Meloni durante un gran gala

Lo scorso martedì 16 dicembre a Roma, le Corsie Sistine di Santo Spirito hanno ospitato l’evento solo su invito YouTube on Stage. Il Gala con la nuova creatività italiana. Sul palco si sono susseguiti diversi ospiti: Chiara Piotto (Will Media), Francesco Furesi, Pietro Iacopo Benzi (La Storia sul Tubo), Tommaso Longobardi, Gianluca Gazzoli, Iginio Straffi (Winx Club), Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano), Matteo Fedeli (SIAE) e divers* altr*, non annunciati nel programma. A seguire, live performance di Lucio Corsi, dunque open bar, cena offerta e DJ set. Manca la parentesi di Tommaso Longobardi: è stato invitato come coordinatore del settore Web e Social della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero di Giorgia Meloni. Classe 1991, Longobardi si è laureato in Scienze Psicologiche e ha cominciato a lavorare come freelance. In seguito, si è specializzato nell’ambito della comunicazione politica e istituzionale con la Casaleggio e Associati. Dunque, è entrato nella comunicazione social di Giorgia Meloni nel 2018, quando Fratelli d’Italia era ancora marginale in termini di consensi.

YouTube ha invitato Longobardi, come interposta persona per il canale di Giorgia Meloni, per consegnare il Silver Play Button — noto anche come Creator Award —, un riconoscimento che YouTube dà ai canali che superano i 100mila iscritti. Qui la cosa interessante: qualsiasi creator che supera i 100mila follower riceve una notifica e, dunque, può richiedere l’invio della targa argento via posta. Non è prassi (anche se non è così inusuale) che YouTube consegni questo tipo di riconoscimento durante un evento pubblico. La scelta di inserirne la consegna all’interno di un evento riservato, frequentato da creator affermati, personaggi rilevanti e rappresentanti istituzionali, carica il gesto di un significato che va oltre la sua dimensione amministrativa: una configurazione per policy makers.

Durante il suo intervento, Longobardi ha sottolineato l’importanza di YouTube: a differenza delle meccaniche dei social network (come Facebook, Instagram e TikTok), permette un grado di fidelizzazione più alto. Tradotto in termini politici: YouTube contribuisce, molto più di altri social di contenuti brevi, alla creazione di una comunità. Applausi. Dunque la consegna effettiva della targa e la continuazione del gala, per fortuna con l’open bar.

Ma qual è la strategia di Longobardi? Come ha raggiunto questo traguardo?

Longobardi ad Atreju e la strategia di “occupazione” dei social: l’esempio della mafia

Tommaso Longobardi è stato qualche giorno fa, ovviamente, anche ospite ad Atreju, la festa di Gioventù Nazionale (giovanile di Fratelli d’Italia), in un panel sul rapporto tra mafia, comunicazione e nuove piattaforme digitali (non è strano che la destra neofascista si scagli contro la “Mafia”, lo fece già ampiamente Mussolini). Il giorno dopo, ospite a L’Italia chiamò, podcast di Fratelli d’Italia, riassume la sua tesi (potete ascoltarla qui, qui fornisco una parafrasi): la Mafia starebbe “occupando” i vuoti comunicativi creati dai social, per mostrarsi con una pelle diversa e normalizzarsi. In particolare, gli influencer che vengono dalla criminalità organizzata sarebbero un pericolo perché mostrano solo il risultato del loro successo, non il percorso, a differenza di “grandi imprenditori” che invece hanno fatto grandi sacrifici. Per Longobardi, è importante fornire una “contronarrazione” che, in qualche modo, “competa” con questi contenuti pericolosi.

In un post Instagram Longobardi, dando una restituzione dell’evento di Atreju, fornisce più indizi sulla strategia generale — probabilmente diversa dalla famosa “Bestia” di Matteo Salvini, fondata sulla saturazione. La questione, infatti, non è saturare ma colonizzare lo spazio mediatico con una “contronarrazione”: «Nel mio intervento ho insistito su un punto centrale: la contronarrazione. Non basta rimuovere o reprimere. Serve costruire attivamente modelli positivi, credibili, riconoscibili, soprattutto per i più giovani. Perché il vuoto narrativo non resta mai vuoto: viene occupato. E troppo spesso viene riempito da messaggi criminali, estetizzati e normalizzati». Per usare una terminologia cara al governo: una strategia di “sgombero” del campo da contenuti “concorrenti” per una contronarrazione propagandistica.

Ma il problema della mafia (di quale organizzazione si starebbe parlando, poi) non risiede primariamente nella sua capacità di egemonizzare la narrazione sui social, quanto piuttosto nella sua persistente egemonia sul piano materiale: economico, territoriale, relazionale. Per questo, credo che Longobardi stia già spostando l’attenzione, stia sempre applicando la sua strategia. Contribuisce a costruire una guerra culturale tra governo e mafia che rischia di funzionare come schermo: mentre il conflitto viene narrato sul piano simbolico, restano in ombra le continuità materiali delle relazioni economiche tra Stato, industria e criminalità organizzata in Italia.

L’accondiscendenza delle piattaforme nei confronti dei governi

Il traguardo del canale di Giorgia Meloni su YouTube (adesso con più di 130mila follower) è sicuramente una conseguenza dell’enorme investimento sui media, tradizionali e non tradizionali, di questo Governo e in particolare di Fratelli d’Italia. La stessa Atreju è una conferma: la copertura dell’evento è stata massiccia, con dirette di ogni panel, interviste a latere, eco dei quotidiani e sui social.

L’investimento però è incomprensibile se non osservato assieme a due altri “fenomeni”: prima di tutto il progressivo disinvestimento di Meloni nel confronto con il giornalismo. In un articolo di qualche mese fa Pagella Politica fa ha pubblicato i dati: Meloni ha risposto ai giornalisti 1/3 in meno nel 2025 rispetto al 2024; ha praticamente azzerato le partecipazioni a eventi live o in diretta.

In secondo luogo: l’alleanza che si sta formulando, anche in Italia, tra Big Tech e governo (reazionario). L’entusiasmo mostrato da YouTube nei confronti dei successi del canale di Giorgia Meloni è infatti preoccupante. Il grande spazio offerto al traguardo dei 100 mila iscritti, l’enfasi con cui è stato sottolineato, perché in ambito politico: sembrano suggerire una particolare disponibilità. Qualcosa che, in scala, ricorda l’accondiscendenza delle Big Tech nei confronti di Donald Trump, in particolare Meta e Google, quest’ultima proprietaria di YouTube e da anni sotto osservazione da parte della Commissione Europea per le violazioni delle norme antitrust nel settore delle tecnologie pubblicitarie.

Nel quadro del grande investimento di Fratelli d’Italia nei media tradizionali e non tradizionali, nonché negli eventi, assieme al disinvestimento di Meloni verso il confronto pubblico e la formulazione di un’alleanza strategica con YouTube, ci dicono chiaramente che, per produrre una separazione materiale netta tra la politica di governo e il paese verso l’autocrazia, è necessario puntare sulla produzione di una separazione netta tra comunicazione di governo e informazione generale. Insomma, ciò che Meloni vuole è una copertura culturale illimitata al suo operato politico.

di Demetrio Marra

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