Pagliacciate contro la crisi: Mc Donalds paladino dei precari??
L’altra sera ho visto la pubblicità di Mc Donalds che sta girando in televisione e sul web in questi giorni.
Sono rimasta a bocca aperta.
Poi mi sono fermata a riflettere.
Qualche mese fa la mia amica A., che studia in una zona particolarmente depressa del centro Italia, mi aveva detto che aveva iniziato a lavorare proprio in uno di questi fast food. “No” le avevo detto io, allarmatissima “non puoi farlo!”.
Mc Donalds ha sempre rappresentato, per me, il massimo della negatività: precarietà selvaggia, sfruttamento dei lavoratori, dell’ambiente, promozione di una “non cultura” del cibo, diffusione di abitudini alimentari scorrette. Oltre ad essere un colosso poco etico, da vari punti di vista.
Ho consigliato alla mia amica di trovarsi un altro lavoro: qualunque cosa, le ho detto, sarebbe stato meglio dell’odiatissimo Mc Donalds.
Purtroppo alla telefonata successiva con A., mi sono resa conto che la sua percezione era ben diversa.
Mi ha infatti detto che, al contrario di quello che si pensa, Mc Donalds non era affatto peggio di tanti altri posti in cui aveva lavorato. Prima di tutto, l’accesso al posto di lavoro non era stato troppo difficile. In secondo luogo, le avevano fatto un contratto a tempo determinato. Infine, sosteneva che la gestione dei turni, seppur stancante, non fosse poi così male, rispetto a tanti altri lavori sperimentati in precedenza.
Mi sono fermata a riflettere.
Sono un’operatrice del sociale e in circa 10 anni di esperienza lavorativa non ho quasi mai avuto più che un contratto a progetto annuale (a volte più breve). Questo vuole dire che non ho mai avuto ferie o malattia pagate. Maternità o altri diritti, nemmeno a parlarne. La tipologia di lavoro che faccio mi ha quasi sempre costretta a turni impossibili, spesso a lavoro 24 h,7 giorni su 7, vivendo a volte negli stessi luoghi in cui lavoravo. Tutti straordinari mai pagati. Ho spesso dovuto fare trasferte lunghe, per le quali non ho quasi mai avuto alcun tipo di rimborso o compenso particolare, se non il volo aereo. Mi è successo anche di stare più di un anno lontana dalla mia famiglia e dovermi pagare un volo a metà anno per poterli visitare. Una volta, ho dovuto anche pagarmi l’uscita da un paese per problemi legali dovuti al passaporto. In più, ho avuto spesso ritardi enormi nei pagamenti dei miei stipendi.
Lo spot in questione fa rabbia, ed è scorretto.
Ma il vero dramma è che questo colosso della precarietà, di fatto, viene addirittura superato da molte alte realtà di diversi settori professionali per quanto riguarda le condizioni pessime di lavoro, scorrettezza nei confronti dei lavoratori e assenza totale di diritti. Che sono diventati ormai la regola, percepiti come normali.
Il problema, oltre al Mc Donalds in sé (sul quale rimane forte il mio dissenso per l’impatto ambientale, sanitario e culturale che porta con sé) è proprio il vuoto cosmico che si è creato attorno: nei confronti del quale, alla fine, l’odiosa catena ne esce quasi bene, con un’immagine rivalutata.
Se le grandi multinazionali sono, insieme ad altri, tra le prime responsabili della crisi che stiamo vivendo, cresce la rabbia per quelle realtà che non trovano il coraggio o la volontà di opporsi a un vero e proprio sistema di sfruttamento, dimenticandosi dei diritti delle persone, non lasciando molte altre alternative a molti giovani, studenti, precari e migranti, che andare a lavorare da Mc Donalds: dove li aspetta una sfavillante carriera, come raccontato dallo spot di Gabriele Salvatores.
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dall articolo traspare nettamente che non sai cosa sia un contratto a progetto, non sai come è disciplinato né quali sono i tuoi diritti.
Se imputi la crisi alle multinazionali hai capito ancor meno di come gira il mondo.
Oltretutto parvive una accozzaglia di critiche al macDonald per poi criticarne l operato a livello di gestione del personale. Ignori che il 30% dei lavoratori del macDonald sono studenti lavoratori, per i quali il part time è l ideale. Ignori che mc assume solo lavoratori subordinati, che le possibilità di carriera sono discrete, salvo per quei poveri cristi che altro non sanno fare se non friggere le patate. Non è tutto rose e fiori, ma ha un trattamento degno di nota. Questo perchè è una delle poche multinazionali (quelle che per te han creato la crisi) in attivo in periodi di magra. Anzi. Proprio sui periodi di magra ci campa.
La prossima volta prima di scrivere, pensa
Ciao ernino, grazie per il tuo commento. Sono sorpresa di quanto tu ci tenga a difendere il Mc Donald: di certo l’azienda sarebbe molto felice di saperlo. Comunque, in merito a ciò che ho scritto (con tutti i limiti che riconosco al mio articolo), il messaggio era questo: il problema non è il Mc Donald, il problema è che precarietà e l’assenza di diritti dei lavoratori sono talmente diffuse ovunque, da fare addirittura sembrare il Mc Donald come un’azienda etica. La mia opinione personale su multinazionali sono frutto della mia esperienza e della mia visione, su cui non vorrei discutere ora e qui. Ti chiedo anche per favore di non dire cose come “non sai cosa siano i contratti a progetto”, visto che sono una precaria da una vita. Continua a seguirci! Ciao, Giulia