Il genere della crisi
(https://milanoinmovimento.com/appuntamenti-milano/manovre-ingenderose-sguardi-sulla-crisi)
Una lettura interessante della crisi rispetto al mondo del lavoro è efficacemente esposta nell’articolo di Francesca Bettio, Professore Ordinario alla Facoltà di Economia, “Il genere della crisi e le manovre finanziarie” http://www.ingenere.it/articoli/il-genere-della-crisi-e-le-manovre-finanziarie.
Ci racconta come i primi due anni della crisi abbiano riguardato principalmente il settore finanziario dominato dagli uomini, il settore edilizio e automobilistico, portando ad una iniziale maggiore perdita di posti di lavoro maschile. Relativamente risparmiata in questa prima fase, l’occupazione femminile sembra ora subire le più importanti ripercussioni dovute alla nuova ondata di recessione che sta colpendo il settore pubblico e dei servizi, in cui le donne sono principalmente impegnate.
Le politiche di austerity per ridurre il debito pubblico messe in campo e condivise dai diversi stati stanno infatti portando a nuove spinte recessive. In Italia la situazione è aggravata dal fatto che il Paese si basa su un paradossale sistema familistico che ha incentivato dinamiche di marginalizzazione e impoverimento.
A proposito delle conseguenze della crisi sul mercato del lavoro è interessante leggere la risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (2009/2204(INI)) http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2011:236E:0079:0086:IT:PDF.
Tra il 2008 e il 2009, il pacchetto di misure presentato dall’Amministrazione Obama per risollevare l’economia negli Stati Uniti si preannunciava come un massiccio investimento in infrastrutture fisiche (strade, ponti..), che avrebbero dovuto supportare i settori a prevalente occupazione maschile. Nei dati a consuntivo presentati da Bettio si vede diversamente che le spese in infrastrutture sociali nella realtà
hanno superato quelle per le infrastrutture fisiche. La possibilità di rispondere alla recessione attraverso l’investimento in grandi opere sembra essere generalmente accettata come soluzione indiscutibile e concreta negli Stati Uniti, come in Europa. Invece nella realtà della politica americana gli strumenti per affrontare la crisi sembrano essersi tradotti nel più necessario ricorso ad interventi in favore della coesione sociale minacciata dalla crisi (Ripartizione dei Fondi Federali ARRA).
Ad ogni modo si continua a professare il potere miracoloso dell’investimento in grandi opere, così come orribilmente sostenuto pochi giorni fa dalla segretaria generale della CGIL Susanna Camusso http://www.corriere.it/economia/12_marzo_11/camusso-tav-articolo18_ee4227a4-6b4b-11e1-a02c-63a438fc3a4e.shtml .
He-cession o she-cession? Non si tratta quindi di una discussione sulla regola grammaticale che attribuisce un genere alla recessione, ma di partire dalla retorica che investe il dibattito sulla crisi per smascherare i significati che le si stanno attribuendo, perché la crisi economica è un processo che ristruttura ogni segmento della vita sociale.
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