Costruiamo la mobilitazione della scuola! – Assemblea pubblica
Per una scuola pubblica, dei diritti ed ecologista.
Durante i mesi di lockdown la scuola è stata abbandonata a se stessa portando così alla luce problematiche già presenti da anni. Vogliamo che la scuola torni a essere una priorità, al centro del dibattito pubblico. E’ necessario mobilitarsi tutte e tutti! Per questo invitiamo tutte le realtà, le organizzazioni e i singoli studenti, professori, genitori, lavoratori della formazione a partecipare il 7 settembre ad un assemblea pubblica cittadina per costruire una grande mobilitazione scolastica!
Vogliamo una scuola pubblica
Anni di tagli e controriforme, a opera di governi sia di destra che di sinistra, hanno distrutto la scuola pubblica.
Questo a partire dalla riforma Gelmini, che nel 2008 ha messo in atto enormi tagli dei fondi e dell’organico della scuola pubblica (10 miliardi di tagli e 100mila posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2012), aumentando il divario tra pubblico e privato. Questo ha reso il sistema scolastico estremamente classista, fornendo un’istruzione di maggiore qualità a chi è in grado di pagarla.
Questo processo di smantellamento della scuola pubblica è proseguito con la riforma “Buona Scuola” del 2015, che ha aperto la scuola ai privati con l’alternanza scuola lavoro: un’attività che non vuole essere educativa, ma ha il solo obiettivo di abituare studenti e studentesse al mondo del precariato, della malafunzionalità del lavoro d’oggi e allo sfruttamento. Con la buona scuola, inoltre, i e le presidi sono stat* dotat* di enormi poteri nell’ottica di mettere le scuole in competizione fra loro, secondo un modello aziendale.
Abbiamo bisogno di una scuola pubblica, libera dalle logiche del profitto e che anteponga alle competenze la conoscenze per formare individu* liber* e con una coscienza critica.
Vogliamo una scuola dei diritti
È necessario che all’interno della scuola sia tutelato il nostro diritto alla salute. Devono essere messe in sicurezza le strutture scolastiche già presenti, spesso pericolanti, che minacciano l’incolumità di chi vive la scuola tutti i giorni. Deve essere inoltre ripensata l’organizzazione delle singole classi, in primis eliminando le “classi pollaio”, ovvero classi con troppi alunni che rendono difficile lo svolgimento delle lezioni, anche per gli insegnanti, i/le quali non possono rispondere e valorizzare le attitudini di ogni singolo studente/essa, creando così un meccanismo di selezione degli studenti che risultano più bravi e per i quali non c’è bisogno di rallentare il programma, scartando così i più “deboli”, rendendo sempre più competitivo e invivibile l’ambiente scolastico.
Queste classi eccessivamente numerose non sono inoltre più pensabili nel momento in cui è necessario rispettare il distanziamento sociale durante una crisi sanitaria mondiale.
È vergognoso che il governo e la ministra Azzolina si siano preoccupati di pensare la ripartenza a settembre in termini di cambiamento degli arredi, come ad esempio i tanto citati banchi con le rotelle, ma non abbiano deciso di intervenire sulla scuola con interventi strutturali, anche aumentando le strutture urbane stesse destinate a nuove scuole.
Riteniamo irricevibili le Linee Guida del Governo e l’accordo siglato con le principali Sigle Sindacali che, oltre a non tutelare la salute di chi ogni giorno attraversa la Scuola, prevedono l’entrata di associazioni e privati per garantire il tempo scuola e il sostegno agli studenti disabili.
Potenziare l’autonomia dei presidi ed esternalizzare i servizi significa sostenere la politica di dismissione del pubblico che, amaramente, abbiamo pagato con il modello sanitario lombardo.
Pretendiamo l’internalizzazione dei servizi appaltati alle cooperative, riconoscendo la professionalità delle educatrici e degli educatori attraverso un’adeguata retribuzione, il ripristino dei presidi sanitari interni agli istituti scolastici e l’aumento dell’organico ATA per garantire il corretto funzionamento dell’andamento scolastico.
Vogliamo anche avere la certezza che il diritto all’istruzione sia garantito per tutt* e in ogni situazione: per questo, nell’ipotesi di una seconda ondata pandemica nei prossimi mesi, vogliamo che a tutti gli studenti e le studentesse sia garantito l’utilizzo di uno strumento elettronico in comodato d’uso. Se ad aprile circa il 20% di studenti e studentesse non aveva partecipato alla didattica a distanza, è necessario che in una situazione analoga il governo stanzi più fondi a sostegno di chi non ha i sufficienti strumenti tecnologici.
Infine, vogliamo che la scuola non sia il luogo di sfruttamento di nessuno: per questo chiediamo l’assunzione di tutti i precari e le precarie della scuola, come previsto dalla direttiva europea n. 70 del 1999 e successiva sentenza, per garantire continuità didattica e relazionale. Lo stesso valga per le lavoratrici e i lavoratori delle scuole dell’infanzia comunali.
Vogliamo una scuola ecologista
Stiamo attraversando una crisi climatica e ambientale disastrosa, che sta minando la sopravvivenza del genere umano e di tutte le altre specie. Ora più che mai la scuola deve educare all’ecologia, in modo che studenti e studentesse abbiano gli strumenti per poter ripensare e superare il modello capitalista ed estrattivista, costituendo un sistema realmente sostenibile, basato sulla salvaguardia della specie umana, animale e vegetale, che non miri più ad una ricerca spasmodica dell’accumulo di capitale e merci.
L’educazione ambientale non deve essere tenuta da enti colpevoli di devastazioni ambientali in tutto il mondo: vogliamo che ad aziende criminali come Eni sia proibito di entrare nelle scuole, e per questo protestiamo contro accordi come quello dell’Associazione Nazionale Presidi, che ha dato in mano a questa azienda la formazione dei docenti sul tema ambientale.
Vogliamo una scuola femminista
Sono principalmente donne le insegnanti, le educatrici, le collaboratrici scolastiche precarie che hanno garantito il servizio pubblico affrontando un’emergenza inedita.
Come le madri in smartworking, hanno sostenuto i propri figli durante la DAD.
Come le lavoratrici dei settori essenziali e non, costrette a mantenere produzione e profitti aziendali, non hanno ricevuto adeguati ammortizzatori sociali per fronteggiare la violenza economica subita in ambito produttivo e riproduttivo.
Che non siano le donne e la scuola a sostituirsi a uno stato sociale in agonia.
Ma insieme, organizziamoci per liberare tempo di vita e ripristinare un welfare che risponda collettivamente alle esigenze di cura.
Vogliamo quindi una scuola liberata dal binarismo di genere maschio/femmina, fonte di dominio e diseguaglianza, capace di valorizzare le differenti identità secondo i principi dell’antifascismo.
Studenti Tsunami
Cdnl – Camera del Non lavoro
ADL Cobas Scuola – Lombardia
Fuori Eni dalle scuole
ADL Cobas – Lombardia
Lavoratori della Scuola Auto-Organizzati
Rete Studenti Milano
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