Governo Draghi: un altro 2008?

Mario Draghi è un economista romano che in passato è stato governatore della Banca d’Italia, Direttore generale del Tesoro, del Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana e 3° Presidente della Banca Centrale Europea. Negli ultimi trent’anni ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare la politica economica e finanziaria dapprima dell’Italia, da Governatore della Banca d’Italia, e poi dell’Europa, da Presidente della BCE.

In quest’ultimo ruolo, Draghi è stato celebrato come il “salvatore dell’euro” dalla grande crisi del debito sovrano che, a partire dal 2010, aveva messo a rischio la moneta unica europea. Ma Draghi non è mai stato esattamente un salvatore, anzi, al contrario, l’artefice di pesanti politiche di austerity, che hanno portato a ingenti tagli ai settori pubblici, in particolare scuola e sanità.

Il paese europeo che più risentì di tali misure fu la Grecia, che, anche grazie alle politiche economico-finanziarie dell’ex presidente della BCE, sprofondò in una grave crisi socio-economica, subendo ingenti tagli al sistema assistenziale e del settore pubblico. Questo a causa della decisione di Draghi di non includerla più nel programma di fondi europei dal momento che aveva “già avuto troppo”, decisione che ha contribuito – sotto la minaccia della cacciata dall’eurozona – a seminare ulteriore panico in un Paese già in ginocchio. Insomma, la definitiva capitolazione di un popolo costretto a subire l’ennesimo scellerato piano di “salvataggio” da parte di quelle istituzioni europee che, in cambio, pretesero un’ulteriore ondata di tagli e macelleria sociale in un contesto socioeconomico devastato da cinque anni di riforme e austerità.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente conferito a Draghi l’incarico di formare un nuovo governo, in seguito alle dimissioni di Giuseppe Conte, per gestire l’importante questione del Recovery Fund (NextGenerationUE), finora affrontata in modo superficiale.

Visto il suo trascorso politico, non possiamo aspettarci altro che grandi quantità di risorse a privati e aziende e una ulteriore svendita e privatizzazione di sanità e istruzione pubblica. Per non parlare della composizione del suo governo tecnico: il Ministero dell’Economia è occupato da Franco, braccio destro di Draghi da tempo e acerrimo rivale del M5s, col quale si ritrova a condividere un governo. L’elemento più allarmante in vista del Recovery Plan però è sicuramente Giorgetti, ora allo Sviluppo Economico. Ex membro attivo del Fronte della Gioventù, viene ora definito come l’ala liberale della Lega, mantiene legami molto stretti con NATO e Confindustria e fu indagato durante lo scandalo di Bancopoli. Tragicomico poi l’affidamento del Ministero degli Affari Regionali alla Gelmini, deputata di Forza Italia artefice di mostruosi tagli e blocchi di assunzioni nelle università e nella scuola pubblica durante il Governo Berlusconi.

Insomma, spiccano nomi che speravamo fossero ormai sepolti e che lasciano parecchie perplessità nella prospettiva del prossimo NextGenerationUE: non vogliamo politiche “lacrime e sangue”, chiediamo che il fondo del NGUE sia investito nella progettualità e nelle strutture pubbliche e sociali, che abbia una reale intenzione di attuare la conversione ecologica e che favorisca politiche per il reale interesse dei/delle cittadini/e e non di Confindustria o delle grandi compagnie private.

Rete Studenti Milano

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