GTA risponde al Presidente della Commissione Sicurezza di Zona 5
Riprendiamo la risposta di GTA – Gratosoglio Autogestita al Presidente della Commissione Sicurezza e Coesione Sociale di Zona 5 a Milano a proposito dell’annosa questione legalità-illegalità (“legalità” che spesso e volentieri non coincide con “giustizia”) e sul percorso che ha portato i ragazzi di Gratosoglio ad occupare in assenza di alternative credibili.
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Abbiamo inviato alla redazione di MilanoSud la nostra risposta alla lettera del Presidente Magnotta pubblicata sul numero di Gennaio di col titolo “A proposito della cascina Ronchettino” (consultabile qui a pagina 11).
La riportiamo di seguito:
In risposta all’articolo “A proposito della cascina Ronchettino”
Ci sentiamo in dovere di rispondere al presidente Magnotta e, più in generale, al Consiglio di Zona, per far luce su alcune questioni: partiamo dalla fine.
Il presidente Magnotta scrive, concludendo, che il rispetto della legalità contiene in se un concetto più ampio, quello di giustizia. Ci pare evidente come non sia assolutamente vero, o meglio come il concetto di giustizia non sia così assoluto come si vuole fare intendere.
Ad esempio, nel nostro caso il rispetto della legge prevederebbe che noi venissimo sgomberati per assegnare quello spazio, tramite bando, ad altre associazioni, gruppi, imprese che soddisfino la seguente condizione: avere la disponibilità di diverse centinaia di migliaia di euro da investire nella ristrutturazione (si è parlato di una cifra tra i duecentomila e i quattrocentomila euro). Questa legge afferma la giustizia? Forse per chi ha una cifra del genere, le conoscenze che servono, le competenze per orientarsi nella giungla burocratica in cui entra chi cerca di fare le cose secondo legalità; non può certo essere giustizia però per chi i soldi li suda con il suo lavoro, per chi è disoccupato, per chi studia, per chi vive nei quartieri popolari: per noi è solo la perpetrazione di un odioso privilegio, la garanzia, stabilita per legge, che solo qualche ricco o gruppo di ricchi esterni al quartiere potrà gestire quello spazio, ovviamente nel suo esclusivo interesse, per quanto se ne dica. Se il CdZ, in quanto istituzione, ha il “dovere” di difendere questa legalità, decisa nelle stanze di potere da eletti delegati da sempre meno votanti, allora è proprio vero che le istituzioni attuali non sono adatte fare i nostri interessi
Noi invece, dopo aver a lungo ma inutilmente cercato una via legale (perché non ci si pone certo nell’illegalità a cuor leggero), per avere un spazio abbiamo dovuto occuparlo. E proprio questa è giustizia secondo noi: garantire uno spazio a chi non può permetterselo, offrire uno luogo di socialità in un quartiere dove non ce ne sono, dare a chi partecipa la possibilità di decidere, valorizzare ciò che sa fare, mettere a frutto la sua creatività; mettere a disposizione, a chi gli è negato, uno spazio dove affrontare i problemi collettivi che viviamo e dove organizzarsi per risolverli. Ed è giustizia, ed è legittimo agli occhi di chi qua ci abita, anche se è illegale.
In secondo luogo è vero, il CDZ è stato disponibile a incontrarci, come lo era stata Aler nell’anno precedente, nel corso del quale abbiamo cercato di ottenere uno spazio a condizioni per noi sostenibili per vie legali. Ma sono state entrambe disponibilità di facciata: la trattativa con Aler si è rivelata una presa in giro e il CdZ ci ha fatto solo proposte vaghe, tendenti a nascondere il problema sotto il tappeto e ristabilire l’ordine, invece che valorizzare questo percorso, di cui pur tante volte hanno detto di riconoscere le buone ragioni (si dice anche nell’articolo).
Facciamo un breve riepilogo, a partire dall’appuntamento, da noi effettivamente disatteso, con il Presidente Magnotta.
Abbiamo disatteso l’appuntamento del 28 Ottobre perché avevamo già deciso per un altra strada ed era evidentemente troppo tardi per una discussione che non fosse una presa in giro. Infatti l’esperienza di GTA inizia il 30 Ottobre.
Successivamente all’occupazione il Presidente del Consiglio di Zona ci ha convocati per un incontro con un tecnico del Comune, con il Presidente della Commissione Sport Repossi, con il Presidente della Commissione Sicurezza Magnotta e con Michele Russi. Riassumendo, hanno detto che vorrebbero sostenere quest’esperienza (soprattutto nell’ottica di contrastare quella negativa di Forza Nuova) ma non possono “voltare la testa dall’altra parte di fronte al fatto che è un’ azione illegale e che il luogo è dichiarato inagibile”. Ci hanno comunque proposto diverse alternative che rientrassero nell’alveo delle consuete procedure: utilizzo del CAM entro un certo orario, partecipazione a bandi o continuare il percorso per l’assegnazione di uno spazio Aler. Nessuna idea valida, precisa e concreta in linea con il nostro operato. Infatti queste proposte non ci permettono di creare uno spazio aperto a tutto il quartiere che possa essere uno strumento per affrontarne le problematiche più svariate: dall’amianto presente in quartiere, alla mala gestione dell’ Aler, alla casa gialla e più in generale al degrado in cui versa la nostra zona.
Noi siamo disposti ad agire per vie legali, ma non abbiamo i mezzi e gli strumenti per poterlo fare, perché per accedere ad uno spazio Aler bisogna versare una caparra, pagare l’affitto, le spese, la SIAE per gli eventi, insonorizzare lo spazio (sono tutti posti sotto le abitazioni e la nostra presenza arrecherebbe disturbo) e inoltre per poter somministrare bevande e cibo dovremmo frequentare un corso che ci rilasci un attestato dalla Regione Lombardia.
Il nostro intento è quello di creare uno spazio polivalente che tratti temi sociali e culturali, avviare laboratori, workshop ma anche attività ludiche e ricreative, dove poter organizzare concerti ed eventi. Questo perché viviamo il quartiere tutti i giorni e sentiamo la necessità di prenderci cura di noi stessi degli altri e della nostra zona, perché le istituzioni non sono in grado di rispondere alle nostre esigenze e necessità. Questo è quello che facciamo tutti i giorni a GTA in maniera autonoma. Se dovessimo sottostare alle prassi burocratica resteremo inermi e disarmati. Quindi se è vero che riconoscete il nostro operato, se riconoscete l’esigenza di una realtà come la nostra in quartiere, a fronte di quanto detto, aiutateci concretamente a muoverci nella legalità fornendoci TUTTI gli strumenti, investendo economicamente in un progetto a detta vostra lodevole. Investire nella riqualificazione del Ronchettino, invece di stilare un bando per l’assegnazione dello stesso a qualche ente o associazione che viene da fuori: è chiaro che nessuna realtà in quartiere dispone di tale somma, ed è chiaro che a vincere il bando sarà un ente esterno che non conosce il tessuto sociale e le esigenze del quartiere.
Se quindi volete concretamente dimostrare che la politica non è scaduta in mera prassi burocratica, dovreste prendervi la responsabilità di investire fermamente nel nostro percorso, invece che trattarlo come un problema da risolvere.
Gratosoglio Autogestita
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