Storie di ordinaria mistificazione!

fto mimLe cronache dei giorni scorsi ci hanno offerto una notizia,data dal quotidiano La Repubblica,che un carabiniere gettandosi nel fiume Adda ha salvato la vita ad una signora di 71 anni che aveva deciso di suicidarsi;il pezzo,oltre a descrivere le dinamiche del salvataggio,sottolineava il coraggio dimostrato dall’agente in quest’occasione come in due precedenti situazioni analoghe in cui si è trovato coinvolto e nelle quali attraverso il suo operato è riuscito a sventare altri due tentativi di suicidi che gli valsero l’assegnazione di riconoscimenti e gloria.

L’articolo in questione(http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/02/14/news/carabiniere_si_getta_nell_adda_per_salvare_la_vita_a_una_donna-52625580/) in maniera superficiale e diretta esalta non solo il coraggio dell’uomo ma anche e sopratutto in maniera più marcata e chiara il coraggio dell’uomo-carabiniere,spendend

o parole sul suo “curriculum vitae” di salvataggi e implicitamente lanciando un messaggio altrettanto chiaro,le forze dell’ordine sono vicine al cittadino,si prodigano per salvargli la vita quindi di conseguenza è cosa doverosa e sensata rispettare quelle divise e le persone che le indossano.

Spiace e fa rabbia vedere come questi tristi fatti di cronaca vengano utilizzati inoltre per aggiungere un ulteriore tassello all’operazione simpatia nei confronti della divisa nelle sue diverse nature(meccanismo dal quale però sono esentanti i pompieri,il cui ruolo e valore è generalmente riconosciuto)e che passa attraverso articoli di questo tipo come anche dalle innumerevoli fiction che hanno largo spazio sui media mainstream(carabinieri,distretto di polizia etc)e che lanciano il medesimo e ormai ridondante messaggio,le forze dell’ordine sono tue amiche.

Alla stessa maniera spiace e genera rabbia vedere come questi stessi media riservino trattamenti decisamente più morbidi(anche perché spesso,per non dire sempre è lo Stato ad auto-assolversi,mistificare o minimizzare)a fatti che vedono implicati persone appartenenti alle fdo cercando di far passare la teoria sostenuta dallo Stato e avvalorata e diffusa da questi stessi che i soggetti in questione siano esclusivamente delle mele marce all’interno di un sistema virtuoso,esente da errori e sostanzialmente insindacabile nella sua natura.

I casi Aldrovandi,Uva,Cucchi,Scaroni sono solamente alcuni degli esempi più recenti e lampanti di questa operazione di mistificazione,ed è stato solo grazie alla tenacia dei familiari se pezzi di verità su queste vicende sono stati messi insieme a comporre un puzzle inquietante che svela una triste e diversa realtà dei fatti e del loro svolgimento e la cui veridicità in alcuni casi è stata riconosciuta anche in sede giudiziaria,in altri dalla storia,cosa che invece sarebbe stata decisamente più difficile e irrealizzabile se queste famiglie si fossero accontentate delle ricostruzioni fornite dallo Stato o dalle spiegazioni di polizia o carabinieri.

Sempre La Repubblica poi con un nuovo articolo,inerente ai tafferugli avvenuti durante la lotta per la Innse a Milano nel luglio del 2009,ci offre un altro interessante spunto e tema di riflessione,cerchiamo quindi di analizzarlo meglio.Innanzitutto pubblichiamo l’articolo (http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/02/15/news/innse_in_malattia_dopo_i_tafferugli_il_carabiniere_tradito_dal_triathlon-52737356/),e successivamente ci piacerebbe soffermarci su quello che sembra un caso unico,ma che in realtà di unico ha ben poco.Il carabiniere in questione in seguito a questi tafferugli fu medicato per alcune contusioni al ginocchio sinistro e per un trauma cranico,la sua malattia quindi fu prolungata fino all’11 novembre 2009,di conseguenza conti alla mano per un periodo che si è protratto per circa 100 giorni dopo i fatti.
Durante i suoi racconti in aula ha più volte lamentato il protrarsi di dolori per via dei colpi subiti,mentre la documentazione raccolta dai difensori sembra smentire queste dichiarazioni e mette in dubbio anche i referti che attestavano contusioni e traumi;attraverso alcune foto prese da facebook in cui il militare era stato taggato si può vedere come questo avrebbe preso parte ad alcune gare di mountain bike(una addirittura 28 giorni dopo i tafferugli) durante il periodo in cui aveva dichiarato di essere convalescente,smentendo di fatto con le proprie mani le sue stesse affermazioni.

Questo avvenimento ricalca una  pratica ormai consolidata da parte delle fdo e dei loro uomini,ovvero farsi medicare dopo qualsiasi situazione di tensione di piazza per arrivare quantomeno a due risultati immediati:il primo è quello di poter così costruire un impianto accusatorio con reati ben più gravi di quelli ipoteticamente commessi,e il secondo è quello che offre la possibilità non solo di godere del periodo di malattia ma anche quello di potersi costituire poi in sede civile con una richiesta danni.La richiesta danni da parte delle forze dell’ordine solitamente,e lo dimostrano situazioni come la valle o il risarcimento dei 130000 euro per i tristemente noti fatti del San Paolo del 2003 a Milano,è diventato un meccanismo di controllo sociale poiché oltre a dover sostenere un processo e i suoi costi si aggiungono anche richieste di risarcimento danni singole o collettive che inevitabilmente condizionano la vita di una persona,non avete infatti idea di quanti poliziotti o carabinieri possa colpire e ferire un singolo sasso lanciato da una persona(leggende narrano di rimbalzi multipli con la complicità di non ben definite leggi fisiche) o quanto possa costare essere massacrati all’interno di un ospedale senza aver fatto nulla,anzi si questo ve lo dico io,130000 euro.

Una serie di domande a questo punto sorgono nella mia mente,chi controlla il controllore?fino a che punto è possibile credere in questo sistema?i numeri identificativi su caschi e divise possono essere un utile strumento per frenare queste derive menzognere,omicide e brutali che sempre più frequentemente vedono implicati persone all’interno di questi corpi?

A voi lettori l’ardua sentenzia.

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