18 marzo 1978, l’omicidio di Fausto e Iaio
46 anni fa l’omicidio dei due giovani militanti del centro sociale Leoncavallo. Ancora oggi nessuna giustizia per le loro morti.
La sera del 18 marzo 1978 Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due giovanissimi militanti del movimento milanese vengono assassinati a colpi d’arma da fuoco in via Mancinelli, a pochissimi metri dall’allora sede del centro sociale Leoncavallo dove i due avevano deciso di andare a passare la serata.
Una delle uniche testimoni oculari dei fatti testimoniò quanto segue:
“Odo tre colpi attutiti che lì per lì sembrano petardi tanto che penso che quel gruppo di quattro persone sta scherzando. Non vedo alcuna fiammata di arma da fuoco. I tre giovani sul marciapiede scappano velocemente mentre quello che è piegato su se stesso cade in terra. Solo allora comprendo che è successa una cosa pazzesca e mi avvicino al giovane caduto anziché entrare subito nella parrocchia. Scorgo la fisionomia di un ragazzo steso per terra in una pozza di sangue. Subito oltre il suo corpo e quindi più vicino alla via Leoncavallo, c’è davanti a me, a un paio di metri, il corpo di questo ragazzo che prima non avevo visto né in piedi né a terra. Posso senz’altro affermare che quello che cade è Lorenzo Iannucci mentre quello già steso a terra è Fausto Tinelli. Nessuno dei due ragazzi pronuncia alcuna parola, neppure un’invocazione di aiuto. Altrettanto fanno gli assassini che fuggono nel silenzio, avviandosi verso via Leoncavallo. Escludo di aver visto mettersi in moto una macchina verso via Mancinelli, subito dopo gli spari”.
Sono passati solo due giorni dal rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse e dall’uccisione dei suoi cinque agenti di scorta. La tensione nel paese è dunque altissima. La notizia dell’omicidio, veicolata dal passaparola, ma anche dalle radio di movimento come Radio Popolare e Canale 96 fa subito il giro della metropoli. La sera stessa dei fatti migliaia di persone si ritrovano al Casoretto e partono in corteo. Nei giorni successivi Milano verrà attraversata da diversi cortei fino ad arrivare ai funerali dei due giovani, celebrati il 22 marzo, cui parteciperanno circa 100.000 persone.
Le indagini, sin dall’inizio, si muovono in modo abbastanza confuso. Tra le prime, vergognose e subito cadute, teorie raccolte nei corridoi di Procura e Questura, si parla anche di un regolamento di conti all’interno della sinistra parlamentare. Un altra teoria, apparentemente più plausibile, è che l’omicidio sia maturato nella criminalità organizzata a seguito della pubblicazione del Dossier eroina messo insieme dai Collettivi Comunisti Autonomi / Lotta e Informazione Contro l’Eroina proprio in quel periodo. Va ricordato che dalla metà degli anni Settanta l’eroina inizia a diffondersi in massa in Italia e il boom di diffusione si ha proprio in coincidenza col rifluire del movimento del ’77 e col progressivo crollo delle aspettative rivoluzionarie che hanno coinvolto migliaia e migliaia di giovani. Anche questa pista però non approda a nulla.
L’ipotesi più convincente è invece quella legata a un delitto consumato da elementi neofascisti “in trasferta” a Milano. Gli inquirenti batteranno il milieu politico-criminale di quelli che sarebbero diventati i NAR riuscendo anche a mettere sotto indagine alcuni noti e meno noti nomi di figure dell’estremismo fascista come ad esempio Mario Corsi senza però approdare neppure a un processo.
Nel decreto di archiviazione del 2000 veniva recitato quanto segue:
“Pur in presenza dei significativi elementi indiziari sopra illustrati a carico della destra eversiva ed in particolare degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di detti elementi”.
Del gennaio di quest’anno la notizia della riapertura delle indagini da parte della Procura di Milano a seguito anche delle pressioni da parte del Sindaco di Milano Sala e del Consiglio Comunale. Al momento non si hanno aggiornamenti sullo stato dell’inchiesta.
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