I femminicidi sono sempre di Stato

Nel 2024 in Italia sono avvenuti 98 femminicidi, 1 transicidio e 53 tentati femminicidi (dati dall’Osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi, transicidi di Non Una di Meno). In questi 10 mesi del 2025 se ne contano 72 e ben 62 tentati femminicidi. Anno dopo anno una dato rimane costante: viene uccisa una donna ogni 3 giorni. La raccolta di questi dati è un lavoro politico, costante e di cura che viene fatto dal movimento transfemminista di fronte all’indifferenza dello Stato.

Gli ultimi due sono avvenuti nelle periferie milanesi a pochi giorni di distanza, con l’uccisione di Pamela Genini e Luciana Ronchi, morta dopo la brutale aggressione dell’ex marito. Entrambi sono stati dei femminicidi in pubblica piazza: Pamela è stata uccisa sul terrazzo di casa, le sue urla hanno richiamato tutto il quartiere di Gorla, che è accorso per cercare di aiutarla e si è mobilitato nei giorni successivi; Luciana, invece, nella strada sotto casa sua.

Milano è sempre più “costretta”, una città che non respira, né dal punto di vista economico né tantomeno dal punto di vista sociale. Ed è nella costrizione e nella chiusura che la violenza patriarcale mostra il suo volto più feroce. L’emblema di questi femminicidi è che avvengono nel cuore della gentrificazione da una parte, processo che non significa mai riqualificazione, e dall’altra della grigia periferia nord dove gli interventi delle istituzioni ci sono, ma vengono soffocati e si perdono per una linea politica governativa a livello nazionale fatta di moralismo, logiche securitarie, mancanza di investimenti per la prevenzione della violenza patriarcale, contrasto agli interventi di educazione alla sessualità e all’affettività.

(Non da ultimo ricordiamo le gravi affermazioni di Validitara sull’educazione sessuale da fare con il consenso informato dei genitori e questo sappiamo cosa significa per molt* giovani che vivono in famiglie estremiste religiose o conservatrici e il pericoloso emendamento sull’educazione sessuo-affettiva solo a partire dalle scuole superiori, tralasciando tutte le valutazioni dell’* espert* per cui essa dovrebbe iniziare dalla prima infanzia).

I femminicidi sono sempre di Stato.

Per questo, sebbene accogliamo con piacere che dal basso i quartieri stanno iniziando a reagire, il leitmotiv che tuttavia viene ancora riproposto come una filastrocca oggettivamente arrugginita e anacronistica riguarda repressione, carcere, chiavi buttate via e punizioni di ogni tipo.
Abbiamo ormai verificato sulla pelle delle molte* uccise*  e violentate* che la risposta non può essere questa.
Quello di cui abbiamo bisogno è una trasformazione. Serve un responsabilizzazione condivisa, serve staccarsi dalle logiche securitarie e repressive e avere il coraggio di farsi  carico della violenza patriarcale. Occuparcene. Serve staccarsi dall’assoluzione individuale e dalla mostrificazione del violento e del femminicida “tipo”,  che, come sappiamo,non esiste.
Servono investimenti e fondi per i percorsi di fuoriuscita dalla violenza, per i centri che lavorano sull’autodeterminazione e sull’ impoteramento delle sopravvissute*. Serve lavorare sull’applicazione della giustizia trasformativa come prevenzione e reazione alla violenza per una gestione comunitaria, perché siamo tutt*, nessun* assolt*.

Lo stupratore è figlio sano del patriarcato.

Non è più accettabile trincerarsi dietro posizioni repressive e assolutive. Partire da sé per prendersi carico collettivamente dell’esercizio di dominio, possesso e controllo che avviene in modo sistematico sulle pelle e sulla vita delle donne*, è un dovere per una società senza sopraffazione e oppressione.

Dal canto nostro, la rabbia che proviamo è tanta, e ce la teniamo stretta, perché sappiamo che ci protegge.

Ci stringiamo tutte* perché coscienti che ad ogni latitudine e in ogni luogo la lotta al patriarcato è feroce e costante, in ogni minuto è ambito della nostra esistenza. Sappiamo però di non essere sole*.

È con questa rabbia che determiniamo la nostra azione quotidiana.

Verso e oltre il 25 novembre… e ogni giorno.

DeGenerAzione

La prossima assemblea di Non Una Di Meno sarà mercoledì 29 novembre alle 19:30 al Lato B

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