Dal processo No Tav al 7 Luglio: Attitudine No Expo. La difesa del bene comune continua la marcia
In Italia le luci della libertà non sono mai viste come tali.
Quando si parla di lotta, quando il conflitto giunge allo scontro, perché la gravità della situazione lo richiede, sei additato: black block, vandalo, facinoroso …
In Italia la storia viene capovolta di giorno in giorno e non solo per mano di un giornalista incosciente.
No. Qui come deve essere letta la storia lo decidono i poteri forti che prendono per mano le organizzazioni mafiose riducendo qualsiasi speranza e sogno di equità ad uno spauracchio calpestato dalla speculazione, dalla concussione e dalla corruzione.
Che il processo No Tav fosse un becero tentativo politico di arginare e soffocare una lotta dalle istanze civili che privilegiano la tutela del bene comune e osteggiano il saccheggio di reddito diretto e indiretto e la possibilità di garantire servizi degni di una popolazione, lo sapevamo già.
Che si continuasse la grottesca e mortificante scenetta di tenere il processo alle vallette, speravamo di no.
Il processo non è stato spostato per ragioni di ordine pubblico e per fantomatiche minacce partite dai No Tav imputati.
Ma non è finita qui!
Materiale difensivo è ora in mano ai pm e la gestione del processo si basa sulla banalissima ma sempre presa in considerazione della divisione tra buoni e cattivi.
Nulla che può davvero stupire, anche se indigna e fa male.
Ma siamo nello stesso paese in cui le grandi opere non vengono fatte per migliorare la vita dei suoi e delle sue abitanti, bensì per continuare ad assicurarsi la strategia dello svuotare le nostre tasche fingendo di utilizzare capitale privato …
Ma quanto durerà il gioco delle aziende di diritto privato che vengono in realtà finanziate con i nostri soldi?
Questa domenica a Monza si terrà una fervida mobilitazione in occasione dell’arrivo di Napolitano e Letta per l’omaggio ufficiale a Expo 2015.
Il Movimento No Expo, o meglio l’Attitudine No Expo ha iniziato a percorrere i primi passi già da qualche anno. A meno di due anni dall’inaugurazione dell’opera fatta e finita la popolazione milanese – brianzola sente il bisogno di ribadire il NO ad un’opera, o meglio, una grande opera, che detiene il diritto di perseverare in un’operazione che non tiene conto delle esigenze del territorio, non tiene conto delle evidente infiltrazioni mafiose che stanno alla base di Expo , blocca lo sviluppo di un processo di accesso al reddito, di garanzia di reddito indiretto attraverso i servizi, svuota ulteriormente il significato della parola diritto.
Quale il parallelismo?
Le lotte territoriali parlano di un’idea così basilare di conduzione dell’esistenza e gestione del bene comune che solo in presenza di giochi di potere e soldi così radicati tali istanze possono rimanere non solo inascoltate, ma demonizzate.
La demonizzazione dell’attitudine No Expo sta già iniziando prima dell’evento con articoli che diffamano il movimento che si sta muovendo e ne oscura i principi, poiché, il disastro di tutto, è che non possono essere altro che condivisi.
In un paese in cui si dovrebbe dirigere la proprio sopravvivenza e benessere sul reddito minimo garantito, sulla qualità del lavoro, sull’accesso ai servizi fondamentali, quello che passa legalmente uccide la legittimità di tali pilastri su cui dovremmo basarci per la crescita sociale e culturale che in questo paese tarda ad arrivare.
Continuando a sostenere ed essere complici della lotta No Tav ci prepariamo a riappropriarci di ciò di cui ci hanno derubato e ci vogliono derubare, perché la crescita non sono i 3000 posti di lavoro precari e non degni, non sono infiniti cantieri che trasformano la vita reale dei quartieri e dei paesi in bomboniere asettiche che non lasciano spazio all’iniziativa personale, non sono il prestigio che possono darti visite di capi di stato e magnati dell’economia mentre gli ospedali sfiorano la banca rotta ed il Servizio Sanitario Nazionale è malsano, mentre l’istruzione accetta la pratica degli Invalsi per risparmiare sul bilancio e tagliare posti di lavoro qua e là, mentre cadiamo a picco.
Non vogliamo essere smaltati d’oro finto che lascerà spazio alla ruggine,
vogliamo brillare di realismo.
Per le lotte territoriali, Contro le grandi opere,
Scendi in Piazza il 7 luglio a Monza, dalla parte di chi la terra la vive, No Tav, No Expo.
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