[Blockupy UExpo] Contro la crisi! Assaltiamo la proprietà, occupiamo tutto
Uno spettro si aggira per l’Europa. Sono i fantasmi degli spazi vuoti lasciati a morire perchè privi d’interesse per il capitale, in attesa che un nuovo interesse – ancora una volta speculativo – li rianimi temporaneamente per la prossima speculazione edilizia, per il futuro grande evento, per la successiva operazione finanziaria.
E’ il fantasma della proprietà. Privata, pubblica, comunale, provinciale, statale.
Edifici, stabili, appartamenti, capannoni, parchi…ma anche strumenti di lavoro, impianti produttivi, fabbriche, teatri, asili, abbandonati e inutili, tutelati dalla stessa vecchia e superata concezione di proprietà, diritto reale atto a difendere il proprietario di qualunque bene in maniera definitiva, completa, eterna.
La crisi continua, è ormai palesemente uno strumento di controllo e comando continuo e perenne non casuale ne indesiderato, bensì funzionale e auspicato, ma ancora c’è chi si ostina a sbandierare austerità e produttività come uniche soluzioni.
Dal mercato libero, l’indicazione è chiara: la contrattazione ed il guadagno si muovono unicamente intorno allo scambio del diritto di proprietà, di beni, di oggetti, come di prestazioni lavorative e beni immateriali.
La proprietà è quindi l’unico e il solo diritto reale da salvaguardare, difendere, diffondere. Proprietà privata, possibilmente, o pubblica, purchè sia incline all’essere vendibile o facilmente quantificabile in soldi, in guadagno per gli attori politici delle varie istituzioni di turno.
Assaltare la proprietà, rivendicare il diritto alla riappropriazione, all’espropriazione e all’occupazione per fini socialmente produttivi delle proprietà, siano esse case, appartamenti, edifici pubblici fatiscenti o fabbriche ancora in funzione -di cui il capitale ha già previsto la dismissione, ovviamente- rappresenta una delle soluzioni più reali e riproducibili per risolvere la crisi creando alternativa politica e sociale attiva fondata sui bisogni e desideri e sulla partecipazione diretta dei cittadini.
E ancora l’occupazione non solo di spazi dove esprimersi e trovare una dimensione alla propria vita, ma anche di spazi di lavoro e produzione, l’organizzazione dei lavoratori di fabbriche e teatri, l’autogestione della produzione, sono metodi di assalto alla proprietà, attacco al cuore del potere contemporaneo e al diritto di poter godere in maniera incondizionata di un bene, la maggior parte delle volte superfluo, in un periodo di crisi cosi spaventosa e profonda, tale da condizionare la vita della maggioranza della popolazione mondiale.
Dagli spazi recuperati per l’arte e la produzione culturale (come Macao-Teatro Valle) alle occupazioni dei lavoratori e delle cooperative (Officine Zero, Ri-maflow) alla galassia degli spazi sociali occupati in tutte le città e i percorsi ormai transnazionali di lotta per la casa, l’occupazione è uno strumento in evoluzione continua, non solo legata alla dimensione classica del centro sociale, ma che cambia e si modifica in funzione delle necessità, dei sogni, creando nuove forme di lotta nella crisi attuale, superando i vincoli e le barriere nazionali.
L’occupazione degli spazi lasciati vuoti dal mercato e dalla speculazione perchè non più -o non ancora- redditizi diviene il mezzo legittimo con cui scardinare il diritto alla proprietà assoluta, “inalienabile” secondo il nostro ordinamento economico.
Crisi, debito, cemento, precarietà. Le parole del potere, il mantra del capitale. Una nenia tediosa, vecchia, sempre più inascoltabile.
Riappropriazione, reddito, mutualismo, conflitto, beni comuni. Le parole di una diversa narrazione, le azioni da compiere. Le note di una nuova possibile musica, le coreografie di una nuova danza di guerra. All’assalto della proprietà!
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