Il rischio della verità, un saluto a Camille Lepage
Camille Lepage è una delle molte vittime del giornalismo di inchiesta freelance, in zone di guerra.
Di età molto giovane (26 anni), la fotografa francese è stata trovata morta su un pick up, insieme ad altri corpi caduti in un agguato, sul confine tra Repubblica Centrafricana e Camerun.
Da molti mesi la giornalista si trovava in Repubblica Centrafricana, dove documentava, anche attraverso l’ONG Medici Senza Frontiere, le atrocità e le sofferenze della popolazione, stremata da un conflitto latente da molti anni e esploso con violenza nell’ultimo anno.
Il conflitto nel paese deriva da anni di instabilità politica e condizioni di povertà estreme (dovute a molte cause, tra cui lo sfruttamento delle risorse con ingerenza occidentale), e si è aggravato nell’ultimo anno dopo un colpo di stato portato avanti dai ribelli musulmani, che ha causato, a sua volta, un duro scontro tra gruppi politico-religiosi: scontro che ha assunto caratteristiche talmente spaventose da far parlare di genocidio (più di centomila sfollati, rogo di villaggi, stragi compiute all’interno di ospedali, persecuzioni su basi politico-religiose). I paesi occidentali come spesso accade si sono disinteressati alla vicenda, limitandosi a rafforzare la missione ONU africana presente nel paese, poco efficace in quanto già presente da molti anni senza risultati.
L’assassinio della giornalista mette in luce non solo la drammaticità della situazione del paese, ma anche i rischi connessi al mestiere di chi, come i giornalisti sul terreno e gli operatori umanitari, desidera vedere, raccontare o portare aiuto diretto in alcune zone del mondo.
Ben lontana da alcuni “inviati speciali” delle grandi testate, che spesso si limitano ai grandi alberghi delle capitali (raccogliendo notizie solo su internet o al telefono), Camille Lepage ha realizzato un vero lavoro di fotoreporter sul campo, appoggiandosi a una delle poche organizzazioni internazionali presenti nelle zone più vicine al conflitto in Centrafrica.
Medici Senza Frontiere è presente in zone talmente coinvolte dalla guerra (laddove la popolazione civile ha maggiormente bisogno), da aver subito anch’essa un attacco proprio presso uno dei suoi ospedali, pochi mesi fa.
Il conflitto in Repubblica Centrafricana mostra tutta la sua ferocia, e le poche e coraggiose persone internazionali che vi si avvicinano, senza l’appoggio e la protezione della comunità mondiale e dei grandi organismi diplomatici, lo fanno a loro rischio e pericolo, rischiando di venirne travolti.
QUI (http://camille-lepage.photoshelter.com/#!/index) il sito web di Camille Lepage con le sue foto
QUI (http://www.medicisenzafrontiere.it/notizie/comunicato-stampa/repubblica-centrafricana-msf-chiede-al-governo-e-tutte-le-parti-del) il comunicato di MSF dopo l’attacco al suo ospedale
QUI (http://blogs.mediapart.fr/blog/thomas-cantaloube/130514/so-long-camille-lepage) il ricordo di un collega giornalista della giovane reporter
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