[DallaRete] Cultura spaziale – Macao sull’apertura del tavolo
Ieri abbiamo partecipato all’apertura del tavolo proposto dal Comune di Milano sulla questione spazi abbandonati da destinare a spazi sociali. Il comune di Milano ha preso atto che la modalità fin qui adoperata di messa a bando di edifici pubblici dismessi può essere migliorata, e ha proposto due strade entrambe da percorrere. La prima sembra essere quella di far diventare i bandi più agevoli ed accessibili a soggetti capaci e radicati nel territorio, ma non economicamente forti. La seconda è quella di trovare modalità diverse dai bandi, per far prendere in gestione spazi dismessi direttamente a gruppi di cittadini/e che intendono riqualificarli. Questi ci sembrano i presupposti non smentiti dalla delegazione del comune, che ieri sera ha aperto la discussione.
Nel nostro intervento al dibattito, abbiamo in primo luogo sottolineato come una precondizione al dialogo fosse il riconoscimento di tanti spazi che, come Macao, non sono vuoti ma vivi di quei programmi che contribuiscono alla ri-qualificazione dello spazio, attraverso proposte culturali innovative. Se le realtà che animano questi spazi sono in occupazione, pensiamo che ciò sia dovuto al fatto che esiste un vuoto legislativo che non permette a queste pratiche di svilupparsi in un quadro normativo adeguato.
E se l’intenzione è quella di aprire una fase costituente dove questo tavolo di lavoro con il Comune di Milano, diventi il luogo in cui inventare nuove leggi per ripensare il governo del territorio metropolitano, noi pensiamo che sia necessario in questo momento porre l’attenzione soprattutto sul metodo: come funzionerà questo tavolo?
L’opportunità che questo tavolo può fornire è di avviare, per la prima volta, un vero laboratorio per la città fatto dai cittadini e dalle cittadine, e non di essere una semplice consultazione del Comune, per raccogliere i problemi e i bisogni dei cittadini.
Per questo, abbiamo proposto che il tavolo sia una istruttoria pubblica in cui tutti i soggetti interessati della società civile redigano assieme, nei prossimi mesi, un corpo di leggi da proporre come futuro regolamento della città, sul tema dell’utilizzo degli spazi abbandonati. Ci immaginiamo insomma che nei prossimi mesi i collettivi organizzati, le associazioni, le rappresentanze istituzionali e sindacali e del terzo settore, cooperino per individuare strumenti amministrativi nuovi che il Comune di Milano si impegnerà, in un tempo determinato, a discutere in sede di giunta e a trasformare in delibera consigliare.
Crediamo che questa possa essere l’occasione per dar prova del fatto che la partecipazione non sia solo un tema da campagna elettorale, ma un processo in cui ciascun/a cittadino/a possa davvero concorrere a determinare le regole del gioco.
Soprattutto crediamo che il Comune, come istituzione rappresentativa degli interessi dei/lle cittadini/e di Milano, abbia tutto l’interesse di approfondire un tipo di collaborazione che non releghi i/le cittadini/e a ruolo di sudditi/e.
Speriamo che abbia il coraggio politico di sostenere un confronto del genere.
Macao è stato più volte invitato in Europa da grandi istituzioni culturali, per dialogare in merito al quadro amministrativo e politico in cui è inserita la produzione culturale in Italia. All’estero sono stupiti di come la partecipazione diretta dei/lle cittadini/e e dei/lle lavoratori/trici nei paesi del mediterraneo, stia istituendo nuovi modelli di gestione degli spazi pubblici e della produzione, all’interno di spazi restituiti alla città. C’è attesa intorno al fatto che il governo e gli enti locali siano all’altezza di una risposta adeguata a questo movimento, a questa reazione propositiva alla crisi.
Macao si augura che chi amministra la città di Milano abbia il coraggio di percorrere questa strada senza nascondersi più in problemi di equilibri interni, inaugurando un’epoca in cui partecipazione e beni comuni non siano solamente sterili parole, ma pratiche e processi riconosciuti di autodeterminazione e di autogoverno.
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