[DallaRete] 1 Maggio globale contro i confini

roma2_13133166_1105247519513884_3952936422809676145_nPrimo Maggio, in tutto il mondo giorno di festa e di lotta senza barriere nè geografiche nè tanto meno sociali; una giornata per affermare i propri diritti, per migliorare la propria condizione. Nato per festeggiare la limitazione a 8 ore della giornata lavorativa e per conservare memoria del massacro operaio di Haymarket a Chicago nel 1886, il senso di una festa senza confini vive nelle strade di tutto il mondo arricchendosi di temi e pratiche che disvelano la polarizzazione tra capitale e forze vive della società.

1 maggio 2016, due anime globali che lo compongono. Ci sono due narrazioni differenti, due spiriti contrapposti, una di lotta e una di dominio, che percorrono tutti i giorni dell’anno e non solo la Festa dei lavoratori. Da una parte c’è chi continua a costruire confini e dispositivi di perimetrazione materiali e formali: a partire dalla guerra in Medioriente, la fortificazione dei bordi della Fortezza Europa e poi i centri detentivi dove si cancellano materialmente i diritti fondamentali alla mobilità ed alla protezione internazionale. Allo stesso modo anche i confini economici sono sempre più rafforzati, elevando le diseguaglianze: dove la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi e dove i diritti e reddito sono sempre meno redistribuiti tra la popolazione. Dall’altra parte le lotte e le piazze, molteplici e molto diverse, che ieri hanno mostrato una notevole effervescenza: le tante May Day si esprimono attraverso linguaggi differenti, ma si tesse un discorso comune che parla di democrazia, diritti universali, welfare, reddito garantito e diritti dei lavoratori.

Centinaia di migliaia di persone hanno riempito le piazze di tutto il mondo, rendendo palese che, a varie latitudini, ci troviamo di fronte ad un corpo sociale non pacificato, nonostante l’aumento della violenza repressiva da parte degli apparati polizieschi della governance globale.

Un esempio lampante di ciò è la Turchia dove già da diversi giorni erano state vietate le manifestazioni di piazza. Un 1 maggio non autorizzato quello di Istanbul, ma che ha visto lo stesso la partecipazione di migliaia di persone intenzionate ad arrivare a Taksim, la piazza simbolo delle lotte popolari della città. Polizia posizionata ad ogni angolo, in una città blindata con interi quartieri inaccessibili e controllati da un dispiegamento smisurato di agenti con relativi mezzi e attrezzature, dai toma ai mini-tank, dagli autobus alle camionette. Transenne e grate impediscono la circolazione anche negli snodi nevralgici del traffico e del turismo, con check-point diffusi che filtrano il passaggio individuale attraverso controlli meticolosi. Ciononostante centinaia di manifestanti, si danno appuntamento nelle vicinanze della piazza, dove fronteggiano la polizia subendo attacchi violenti, resistendo al tentativo ossessivo delle forze dell’ordine di disperdere i gruppi, di spezzare i raduni, di frammentare la protesta. Da una parte i manifestanti, dall’altra gas, idranti e lacrimogeni.

Istanbul

Numerosi arresti e una vittima. L’ennesima vittima per mano di Erdogan: Nail Mavus, 57 anni, è stato colpito da una delle auto usate per i cannoni ad acqua mentre tentava di raggiungere piazza Taksim. Nel vicino quartiere di Sisli la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere altri manifestanti che cercavano riparo. La violenza della polizia non è certo circoscritta alla giornata di ieri, siamo di fronte ad un paese in subbuglio e in tensione, ma soprattutto parliamo di un paese che sta combattendo una lenta e sanguinosa guerra al suo interno. Nel sud-est del paese, con il beneplacito della comunità internazionale che si astiene a qualsiasi tipo di intervento, si consuma una vergognosa violazione dei diritti umani ai danni del popolo curdo che abita gran parte di quella zona.

La denuncia all’operato di Erdogan e del vergognoso accordo tra Unione Europea e Turchia è invece il grido di protesta che si è levato nella capitale italiana. A Roma, in concomitanza con il concertone del 1 maggio sempre più svuotato di contenuti politici, alcune centinaia di manifestanti hanno dato vita ad un accerchiamento simbolico dell’ambasciata turca. Sei miliardi di euro è la cifra regalata alla Turchia per gestire il flusso di migranti verso il territorio europeo e per rimpatriare, attraverso vere e proprie deportazioni, centinaia di migliaia di persone entrate in Europa nei mesi scorsi, fuggendo da guerra e miseria.

Roma

I manifestanti hanno lanciato uova verso l’ambasciata, presidiata da molti agenti di polizia, e hanno disseminato le strade adiacenti con i simboli delle rotte dell’immigrazione: dai salvagenti ai gommoni usati per le traversate fino alle tende dei campi profughi e il filo spinato dei muri lungo i confini europei.

Quasi contemporaneamente anche a Milano la MayDay di quest’anno è stata dedicata ai migranti, lo spezzone “No borders” ha dato fuoco a una bandiera della Turchia in segno di protesta, lanciandola su un canotto di gomma nella Darsena. In acqua anche una bandiera dell’Unione Europea adagiata su un salvagente.

Milano

Ancora in Italia, scontri a Torino dove il corteo è stato caricato dalle forze dell’ordine, sempre più celate – come abbiamo visto nelle ultime settimane anche a Napoli e Pisa – nel ruolo di servizio d’ordine del Pd.

torino

A Taranto il concerto del 1 maggio organizzato dal comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, giunto ormai alla terza edizione, porta sul palco contenuti di una certa rilevanza. Si è parlato di migranti e hotspot con Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, che denuncia l’inesistenza ancora di una politica sull’accoglienza. Sul palco anche Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, che dal lontano 2005 continua ancora a lottare per fare luce sull’assassinio di suo figlio. Infine sul palco la bandiera No Triv per lanciare un appello che chiede di bloccare tutti i nuovi progetti di perforazione e estrazione, ridurre devastazioni e problemi di salute connessi ai progetti petroliferi e rispondere alle analisi di scienziati di tutto il mondo: estrazione e combustione degli idrocarburi causano sconvolgimenti climatici, con grave rischio per la vivibilità della Terra.

Taranto

In Francia circa 70mila persone sono scese in piazza a Parigi e in tante altre città francesi, una giornata radicale con uno spiccato protagonismo degli studenti contro la Loi-Travail.
Da oltre due mesi la Francia è attraversata da movimenti che, a partire dalle università e dalle scuole occupate, stanno invadendo i luoghi di lavoro, i teatri e le piazze dell’intero paese. Pochi giorni dopo lo sciopero generale del 28 aprile in tantissimi si riversano, ancora, per le strade del paese contro la riforma del mercato del lavoro del governo Hollande. Nonostante le cariche e i lacrimogeni della polizia gran parte dei manifestanti sono riusciti ad arrivare a  Place de la Nation, dove il corteo si sarebbe dovuto sciogliere. Qui la polizia ha caricato una parte di manifestanti che avrebbero invece voluto proseguire la protesta. Gli scontri sono proseguiti in serata a place de la République, occupata, come ogni sera da un mese a questa parte, dal movimento “Nuit debout”.

Parigi

Nel corso degli scontri un manifestante ha perso l’uso di un occhio, come accaduto a Rennes alcuni giorni fa.

Questa foto raccoglie le violenze in divisa che da due mesi in Francia massacrano chi lotta per decidere del proprio futuro.
Il movimento di opposizione alla Loi Travail ha ricevuto come unica risposta l’esercizio della repressione, liberato in forme violente e distruttive dallo stato di emergenza.

Parigi

Importanti manifestazioni si sono svolte anche in altre città francesi, fra cui Bordeaux, Lille e e Lione.

Migliaia di persone anche nelle città tedesche di Berlino e Amburgo, cortei fortemente connotaticontro l’alternativa di estrema destra che sta prendendo sempre più piede in Germania. Un primo maggio che ha parlato di solidarietà e accoglienza: si parla di un’ Europa senza frontiere, di un’ Europa dove le persone possano vivere in libertà, si parla di un’ Europa che non vuole cedere alle politiche discriminatorie e xenofobe di cui fanno capo in Germania AfD e Pegida. A Plauen, invece, diversi manifestanti hanno protestato contro la sfilata di alcuni attivisti anti – immigrazione.

Germania

Tante altre le manifestazioni che si sono tenute nel resto del mondo, confermando la tradizione internazionalista della “festa dei lavoratori”, ma soprattutto dimostrando che questa giornata è ancora in grado di mostrare ed attualizzare il valore politico e conflittuale del suo significato, e non solamente quello retorico.

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/1-maggio-globale-contro-i-confini/20062

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *