Precari – Lo sciopero Foodora – comunicato stampa & last news
Nella giornata di sabato si è svolto a Torino il primo sciopero di Foodora, il servizio di consegna a domicilio con trasporto in bicicletta di cibo già cucinato.
Si tratta del primo sciopero del genere in Italia. Le ragioni dello sciopero sono le condizioni di lavoro con ritmi molto alti e le paghe a singola consegna. E’ previsto infatti un pagamento di 2,70 euro a consegna effettuata, senza alcun fisso. Insomma, quello che un tempo, in fabbrica, veniva definito lavoro a cottimo.
Come tanti altri lavoratori precari, i ragazzi di Foodora non hanno accesso a malattia, ferie e contributi di vario tipo.
Nell’Italia del Jobs Act dove i pagamenti con voucher hanno subito un’impennata nell’ultimo anno questa situazione sembra assolutamente normale. Tant’è vero che i responsabili dell’azienda avrebbero dichiarato che si rendono disponibili a incontrare i ragazzi per ascoltare le loro esigenze, ma non collettivamente…non sia mai che si creasse un sindacato interno! Un’altra dichiarazione sostiene che i lavoratori devono capire che quello da Foodora è un lavoro da “tempo libero”…peccato che gli introiti non siano assolutamente da tempo libero!
Le ultime notizie parlano della sospensione di due promoter dall’applicazione per poter accedere ai turni di lavoro con l’accusa di aver partecipato a un’assemblea in vista dello sciopero. Di fatto, un vero e proprio licenziamento che però, per la legge non è un licenziamento perché i lavoratori Foodora sono impiegati a chiamata.
Qui il comunicato stampa dei lavoratori:
Siamo i rider di Foodora. Le ragazze e i ragazzi che vi portano da mangiare con le bici e con i motorini, sia quando si muore di caldo sia quando piove a dirotto. Siamo quelli che a Milano e a Torino vedete vestiti di rosa.Dietro i nostri sorrisi, i nostri “grazie” e i nostri “buona cena, arrivederci”, si cela una precarietà estrema e uno stipendio da fame. Le decine di chilometri che maciniamo ogni giorno, i rischi che corriamo in mezzo al traffico, i ritardi, la disorganizzazione, i turni detti all’ultimo momento, venivano ripagati con 5 miseri euro all’ora, mentre adesso addirittura vengono pagati 2,70 euro per ogni consegna effettuata, senza un fisso, con l’ovvia conseguenza che tutto il tempo in cui non ci sono ordini non viene pagato, quindi è a tutti gli effetti tempo regalato all’azienda.A corredo di ciò a nostro carico ci sono pure la bici, lo smartphone e le spese telefoniche, gli strumenti essenziali del nostro lavoro. Il nostro contratto è una sorta di Co.co.co fatto male, una forma contrattuale superata ormai da anni che definisce una collaborazione tra un’azienda committente e un libero professionista.Tuttavia noi rider siamo a tutti gli effetti dipendenti di Foodora: costretti ad indossare la loro divisa, sottoposti a rapporti gerarchici, in balia delle loro decisioni e sottoposti a delle valutazioni per cui se non siamo accondiscendenti nei loro confronti ci vengono dati meno turni. Non essendo ufficialmente dipendenti non abbiamo ferie, tredicesima, contributi, accesso ai sussidi di disoccupazione e soprattutto non abbiamo LA MALATTIA!!! Una misera assicurazione ci copre spese mediche per incidenti sul lavoro, ma se stiamo male e non possiamo lavorare, se ci facciamo male mentre lavoriamo e dobbiamo stare a casa, non veniamo pagati.Tutto ciò è inaccettabile, perciò è da mesi che cerchiamo pacificamente e cordialmente di parlare con i responsabili di Foodora Italia, ottenendo in cambio solo grandi prese in giro. Di fronte all’ennesimo inasprimento delle condizioni di lavoro abbiamo deciso di aprire alla strada sindacale, chiedendo un incontro formale con i rappresentanti sindacali. Anche a ciò non ci è stata data risposta, anzi, hanno spacciato le nostre richieste di dialogo come tentativi di rivolta, arrivando a fare mobbing nei confronti di due promoter colpevoli di aver espresso la loro solidarietà, non assegnandole più turni e impedendo loro di lavorare.Per queste ragioni dichiariamo da questo momento lo stato di agitazione. Come lavoratori di Foodora cercheremo di portare la nostra protesta ovunque possa avere peso e visibilità, ed in quest’ottica chiediamo la solidarietà dei cittadini. Non ordinate da Foodora, non consigliatela e se potete chiamate il servizio clienti o fatevi sentire sulla loro pagina facebook.
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