Un’altra volta, un’altra onda – Due o tre parole sulla condizione attuale
Un’altra volta, un’altra onda.
Mentre vi scriviamo la nebbia si rialza sulla pianura padana, non la canonica scighera ma la densa foschia dell’ effetto di legge.
La richiesta di coprifuoco inoltrata a Roma dai vertici di regione Lombardia diventa realtà.
Una nebbia cosi non si vedeva da decenni e di fatto la circolazione in tutte le lande della nostra bella e soffocante pianura sarà impossibile tra le 23 e le 5, una nebbia con il telecomando.
Fontana cerca di correre ai ripari, cioè di fuggire alle proprie inadempienze e incapacità, impedendo agli scellerati giovinastri di bere l’alcolico infettivo per definizione, sperando di deprimere la curva dei contagi che testardamente continua a salire.
Domandarsi dove sia finito “l’efficiente” servizio sanitario lombardo, “all’avanguardia” ed “efficace”, capace di rivaleggiare con gli omologhi nord-europei, è il nuovo tema della ampiamente prevista, seconda ondata. Oramai lo sappiamo, la favola prima ha scricchiolato poi ha ceduto di schianto. Il progetto della nuova sanità lombarda e del privato convenzionato ha dimostrato tutto il proprio fallimento sulla pelle dei cittadini e delle cittadine.
E’ crollata la vetrata che nascondeva trent’anni di tagli, ospedali efficienti perché non avevano altri posti in terapia intensiva se non quelli necessari, smantellamento della medicina territoriale, riduzione degli organici e dei budget degli ospedali pubblici, a favore dei privati.
Inspiegabilmente, dopo l’estate è arrivato l’autunno. E’ evidente che la sorpresa coglie chi ci governa. Con ancora più stupore si scopre che con il riprendere di tutte le attività lavorative, di cui una buona parte non si è mai fermata, con i mezzi pieni la mattina e la sera, la produzione che non si può fermare, la curva che tutti gli infettivologi avevano previsto in risalita sta in effetti risalendo.
Il sindaco Sala ci ha messo del suo, iniziando a borbottare che lo smart working toglieva clienti al settore della ristorazione, pretendendo che i lavoratori e le lavoratrici svolgano le proprie mansioni in presenza. Ma si è subito rimesso a tacere, nascondendosi nella folla e lasciando tutta la patata bollente al presidente della Regione.
Torniamo però ai protagonisti principali del disastro lombardo, i governatori del popolo padano, loro che di certo hanno imparato la lezione della fase 1: adottando misure preventive per evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere, finanziando i presidi medici di prossimità, la gratuità e l’accessibilità ai tamponi come necessaria prevenzione mappatura del virus, avranno sicuramente contribuito a rafforzare le difese contro questa seconda ondata…
No, niente di tutto ciò è stato fatto!
Noi e i milioni di persone coinvolte in questa drammatica gestione regionale ci domandiamo cosa abbia fatto chi governa la Lombardia. Alcune risposte le abbiamo e sono a dir poco stupefacenti.
Dopo sole dieci gare indette tra ritardi, ritiri, cancellazioni e bandi andati a vuoto con conseguenti aumenti del prezzo, la regione riesce a portarsi a casa un numero appena sufficiente di vaccini per l’influenza stagionale, spendendo fino a 14 euro a dose, mentre i soci leghisti del Veneto pagano in media poco più di 5 euro.
Sempre che non siano inutilizzabili perché non hanno le certificazioni necessarie. Amen.
Altre risposte potremmo cercarle da un certo Nino Caianello.
Oppure potremmo cercare a Lonate Pozzolo, presso la famiglia ‘ndranghetista dei De Novara, dei Murano, chiedendo a Peppino Falvo dei Cristiano Popolari, soprattutto per capire cosa c’entri con tutto questo il caro Attilio Fontana.
Chiunque abbia seguito le ultime cronache (trasmissione di Report) avrà di certo più chiaro il ruolo di questi personaggi.
A tutti e tutte consigliamo di andare a recuperare la trasmissione per approfondire il tema.
A noi basta citare le conclusioni: Attilio Fontana è la marionetta,
“il front office”, “l’esecutore degli accordi” cioè della linea politica di Caianiello costruita e mantenuta con una fitta rete di contatti ed amicizie che a mezzo tangente permette di arrivare ovunque.
Il comune di Lonate Pozzolo, all’ombra dell’aeroporto di Malpensa, è l’esempio di come questo sistema si incontri con la criminalità organizzata e spartisca il proprio spazio con le famiglie ‘ndranghetiste dei De Novara, dei Murano.
La genuinità e la spontaneità con cui lo stesso Caianello narra a Report la natura del sistema, racconta di un sistema accettato e sostenuto, una mentalità radicata in partiti politici e istituzioni.
Queste alcune delle risposte che ci siamo dati/e, che di certo non corrispondono ad un governo etico e funzionale. Il governo della regione piuttosto predispone il coprifuoco, la nuova dichiarazione di guerra alla solitudine dei coraggiosi eroi della notte alcolica.
La regione identifica l’individuo come unico responsabile dei contagi, quindi la migliore arma in assoluto diventa il rispolverare pratiche di guerra per reprimere i comportamenti individuali.
Giustamente si pensa di sconfiggere il virus sopprimendo ogni brandello di libertà invece che supportare il sistema sanitario e rivedere la governance della società in maniera etica e solidale.
Qual è il senso di impedire la circolazione dalle 23 alle 6 del mattino?
L’esercizio del potere è la risposta.
Questa affermazione non è nemmeno celata dal governatore Fontana che in un intervento dice: “Questo provvedimento è anche simbolico, dobbiamo dare un duro colpo alla movida selvaggia, dato che non riusciamo a controllare la popolazione”.
Quindi polizia, esercito e tutte le altre forze dell’ordine come risposta alle vitali esigenze per contrastare la seconda ondata di contagi.
Tutto ciò è pericoloso, grottesco e inaccettabile.
Non dovremmo andare a lavorare.
Non dovremmo scegliere tra un salario da fame e la nostra salute, la salute dei nostri cari.
Dovrebbero garantire la possibilità di chiuderci serenamente nei nostri luoghi per combattere davvero la pandemia senza il ricatto dell’occupazione.
I luoghi della socialità, dell’istruzione e della cultura non dovrebbero essere visti come sussidiari, dovrebbero valere come vitale linfa per le nostre vite.
La solitudine diventa imperante in questo stato d’emergenza dove le restrizioni riguardano solo ciò che di libero desideriamo svolgere, senza coinvolgere mai le attività produttive.
I responsabili di tutto questo sono ancora li, seduti sulle comode poltrone, pesanti come macigni sulle nostre spalle.
Uno sberleffo per le vite che non ci sono più, una condizione inaccettabile che non abbiamo più intenzione di sopportare.
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