Cernusco, un pomeriggio antifascista
Ieri pomeriggio in centinaia al presidio antifascista contro Altaforte.
“C’è un bel po’ di gente. Veramente tanta”.
Apriamo l’articolo con la citazione di una telefonata ricevuta ieri pomeriggio da chi scrive mentre ancora non aveva raggiunto il presidio antifascista organizzato a Cernusco sul Naviglio. Una telefonata che descriveva una mobilitazione ben riuscita.
Una mobilitazione ben riuscita dicevamo. E non era scontato. A ostacolare l’iniziativa (come visto spesso questo autunno) non bastavano solo le limitazioni dovute all’emergenza Covid e una sorta di “torpore” generalizzato dovuto alle devastanti conseguenze dell’ecatombe cui assistiamo quotidianamente. Ci si è aggiunto anche il maltempo che sta flagellando la nostra regione in questi giorni.
Ma facciamo qualche passo indietro.
Cernusco sul Naviglio, cittadina dell’hinterland milanese, che già ospitava un negozio del marchio d’abbigliamento Pivert da poco ospita anche la libreria Altaforte (la casa editrice di Francesco Polacchi che pubblicò, tra mille polemiche, una biografia dell’allora Ministro dell’Interno Salvini). Lo scopo neanche troppo recondito sembra quello di far diventare Cernusco una vera e propria base (economica) nera.
Contro l’apertutra di Altaforte la rete Martesana Libera aveva già indetto un presidio il 7 novembre poi annullato vista la recrudescenza della pandemia.
Ebbene, nella giornata di ieri il presidio si è potuto svolgere.
E che non fosse una giornata normale lo si capiva già dalle 14,30 quando i tanti e le tante antifasciste provenienti da Milano venivano letteralmente blindati all’uscita della metropolitana di Cernusco ad opera di uno schieramento poliziesco che probabilmente la cittadina dell’hinterland est di Milano non aveva mai visto nella sua storia.
Dopo uno stallo la situazione si è sbloccata e gli antifascisti sono riusciti a raggiungere a piedi, muovendosi in gruppo, il presidio.
Al di là delle dichiarazioni un po’ eccessive (per usare un eufemismo) presenti sul Primato Nazionale di oggi che parlano di fallimento del presidio antifascista e dichiarano la libreria di destra un “avamposto di libertà” (il che detto dai fascisti fa un po’ sorridere) vanno comunque sottolineati due elementi importanti e oggettivi emersi dalla giornata di ieri. Al sit-in in difesa della libreria c’era parecchia gente: un centinaio circa a detta dei giornalisti dei media mainstream presenti. Non certo comuni cittadini scesi in campo per difendere la “libertà d’espressione”, ma gente dei giri di destra. Ma comunque non poca. Il secondo dato, ancora più importante, è che tanto per cambiare, a difendere l’agibilità dei fascisti c’erano tutti i “santi protettori” isituzionali dell’estrema-destra: i soliti Fidanza, Bastoni e Frassinetti. Insomma, dopo il fallimento dell’occupazione di metà ottobre a Milano chiamata pretenziosamente “1984” e durata un paio d’ora la destra porta a casa un buon risultato cui va aggiunto il percorso di ricompattamento attorno a Fratelli d’Italia.
Sul lato antifascita tanta gente dicevamo. Più di quella prevista e con una presenza giovanile maggioritaria.
L’elemento che saltava subito all’occhio a confronto con la destra era la totale latitanza di esponenti istituzionali.
Il sindaco di centro-sinistra della città Zacchetti ha detto poco e niente.
L’ANPI Cernusco dopo l’iniziativa “Porta un fiore al partigiano” messa in campo tra il 2 e il 7 novembre è rimasta silente tanto che sul suo profilo Facebook non si trova nulla a proposito della giornata di ieri. Lo stesso si può dire poi dell’ANPI provinciale sul cui sito non si trova alcunché a proposito di Altaforte e delle mobilitazioni antifasciste.
Il solito scenario insomma. Con l’antifascismo che, di solito, viene riscoperto e sventolato da PD e compagnia, solo a ridosso delle scadenze elettorali per poi essere prontamente riposto nell’armadio in attesa dell’elezione successiva.
E poi c’è Cernusco.
Che è passata da essere un paesone a una veria e propria città nel giro di pochi anni con una notevole crescita della popolazione.
Un paese che, per decenni, è stato roccaforte democristiana e poi leghista. Ma che nell’ultima fase della sua esistenza è stata amministrata da giunte di centro-sinistra.
Un luogo dove le mobilitazioni sociali, seppur non frequentissime, non sono proprio sconosciute. C’è chi ricorda ancora l’occupazione dell’ex-Arcofalc nel 2000. Ma anche il grande corteo cittadino pochi giorni dopo il G8 di Genova o la manifestazione commossa successiva all’omicidio di Abba nel 2008. Abba che abitava proprio a Cernusco. Alle case Gescal.
Va inoltre ricordato che Cernusco ebbe una storia di resistenza partigiana non proprio irrilevante, come del resto molti paesi lungo il naviglio Martesana. Una storia di coraggio e di dolore ben ricostruita dal sito “Memoria Rinnovabile”.
Il terreno insomma potrebbe essere fertile per costruire una mobilitazione che possa durare nel tempo.
Staremo a vedere.
* foto nell’articolo di Luciano Muhlbauer
Tag:
altaforte antifascisti casa editrice Casa Pound cernusco fascisti libreria mobilitazione polacchi presidio
Ma non viviamo in un paese democratico? ,x voi la libertà di pensiero non esiste!!! Siete ancora attaccati al pericolo fascista dopo 70anni? Nessuno di voi parla delle foibe, del pericolo comunista che ha fatto altrettanti morti che grazie a Dio noi abbiamo scampato. E poi portare Abba come esempio mi sembra proprio incoerenza. Non meritava la morte ma non era certo un bravo ragazzo. Io vorrei sapere quanti di questi ragazzi che hanno dimostrato pensavano con la propria testa o con la vostra, quanto sapessero veramente dell’epoca fascista e dell’epoca comunista, di quanto ha fatto Mussolini e di quanto ha fatto Stalin