Cambiare Gallera perché nulla cambi?
Fa quasi tenerezza.
Fa quasi tenerezza ormai l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera.
Tanto che, se non ci fossero in ballo 25.344 morti (questo il dato di ieri) verrebbe quasi esclamare: “Salvate il soldato Gallera!”.
Di fronte ai clamorosi ritardi nell’avvio della campagna vaccinale già denunciati da giorni Gallera non potendosela prendere col governo centrale come ormai era di moda per lui e Fontana ha scaricato le colpe sulle ferie arretrate dei medici. Qualsiasi commento risulta superfluo.
L’ultimo dato di poche ore fa parla di 9.167 vaccini fatti di fronte agli 80.595 consegnati (la Lombardia è la regione italiana cui sono state consegnate più dosi) con un rapporto tra vaccini e dosi consegnate dell’11,4. Un dato che fa figurare la nostra efficientissima (a parole) regione al quartultimo posto nella classifica prima di Molise, Calabria e Sardegna e distante anni luce dal Lazio, ma anche da altre regioni a guida di destra come il Veneto o il Piemonte.
Di fronte all’ennesimo disastro gestionale e comunicativo anche la Lega di Salvini ha dovuto prendere fragorosamente le distanze dall’assessore riprendendo a parlare di una sua sostituzione e di un rimpasto.
In realtà sono mesi che si dà per certa la caduta della testa di Gallera. Ma lui riesce sempre a rimanere a galla, per motivi inspiegabili, ma forse comprensibilissimi…
Ieri in un articolo frizzante intitolato: “Tutti le volte che Gallera avrebbe dovuto dimettersi” The Submarine elencava tutti i casi per cui la lettera di dimissioni dell’Assessore al Welfare avrebbe dovuto arrivare sul tavolo di Fontana.
Giova citarne qualcuno:
-La corsa del 6 dicembre lungo il naviglio Martesana rivendicata sui social che lo porta a violare la zona arancione facendolo uscire da Milano e arrivare a Cernusco.
-La raffazzonata gestione del piano antinfluenzale.
-L’esilarante diretta social in cui il nostro dichiarava candidamente: “Siamo a un indice di contagio dello 0,51. Che cosa vuol dire? Che per infettare me bisogna trovare due persone infette nello stesso momento. Non è così semplice”.
-L’autocandidatura a sindaco di Milano in piena prima ondata con centinaia di morti al giorno.
-La delibera sul trasferimento dei pazienti lievemente positivi nelle RSA.
Insomma, se non ci fosse da piangere sarebbe un po’ come sparare sulla croce rossa.
Nonostante tutto però, fino ad oggi, l’esponente di Forza Italia è rimasto, inamovibile, al suo posto, incurante delle barzellette che si raccontano su di lui ben oltre i confini della regione.
Molti si chiedono da cosa derivi il suo rimanere attaccato alla poltrona.
Non basta il celebre moto italico: “Anche oggi ci si dimette domani” per giustificare tanto accanimento terapeutico.
Sembra abbastanza evidente che facendo saltare la poltrona di Gallera probabilmente partirebbe un effetto domino devastante per gli equilibri politici in Lombardia. Sarebbe come togliere il famoso mattoncino del Lego da una costruzione gigantesca e traballante.
Del resto il Ministro Speranza ha comunicato alla Regione Lombardia la necessità non procrastinabile di rivedere l’ormai famigerata “Riforma Maroni” della sanità regionale del 2015 e forse, decapitare Gallera in un momento così delicato, con così tanti interessi in gioco non sarebbe politicamente “salutare”.
In aggiunta a ciò, c’è la spada di Damocle dell’inchiesta della Procura di Bergamo dove sia Fontana che Gallera sono indagati e, come diceva Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Ma la Lega, in continua caduta nei sondaggi, sembra essersi stancata. Anche perché, a breve, si voterà per le comunali di Milano, città che ha dato i natali a Matteo Salvini. Da lì la dura presa di posizione di ieri.
Il rischio concreto però è che la caduta di Gallera sia l’ennesimo “cambiare tutto perché nulla cambi” di gattopardiana memoria.
Gallera potrebbe essere l’agnello sacrificale da additare all’opinione pubblica per giustificare il continuo disastro lombardo nella gestione Covid che si trascina ormai da un anno.
Un capro espiatori per dare un contentino a un’opinione pubblica allibita da tanto pressapochismo al fine di salvaguardare i giganteschi interessi in gioco.
Staremo a vedere.
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