Caos vaccini, i giovani medici contro Bertolaso
«Questo è sfruttamento»: è il grido degli specializzandi lombardi in medicina all’indirizzo del super consulente di Regione Lombardia, Guido Bertolaso. Altro che 170mila somministrazioni al giorno, verrebbe da dire. Insomma, un’altra giornata di caos e polemiche all’ombra del Pirellone. «Il mese di ’formazione’ nella campagna vaccinale anti Sars-CoV-2 è manodopera a costo zero – continua il comunicato sottoscritto dalle associazioni di categoria – speriamo che Bertolaso rettifichi» la chiamata alle armi.
Il patron dell’astronave in Fiera aveva infatti dichiarato la necessità di «precettare gli specializzandi anche obbligandoli, come previsto dalla legge». La reazione dei giovani medici non poteva che essere immediata, così Bertolaso ha dovuto invocare l’intervento del Prefetto: «Gli chiederemo di fornirci ancora l’elenco di quelli che lavorano in Lombardia. La prima volta ci ha risposto un solo rettore». Il botta e risposta va avanti, con i camici bianchi che precisano: «Non è venuto in mente a nessuno di riservare lo stesso trattamento agli altri medici nostri colleghi. Vogliamo partecipare alla campagna vaccinale ma nel rispetto della dignità del nostro lavoro e tutelando la nostra formazione. I requisiti minimi non sono negoziabili».
Bertolaso, per ora è costretto a incassare ma non è l’unica grana a cui pensare. «Il sistema di prenotazioni per i vaccini funziona male», ha dichiarato quasi scusandosi per il disagio in conferenza stampa davanti a un Fontana ormai inondato da critiche, ammettendo i disservizi che le opposizioni denunciano da settimane. I sindaci dei comuni dell’hinterland milanese sono i più indignati: «In queste ore stiamo ricevendo numerose segnalazioni dai nostri anziani a cui arrivano sms che li indirizzano a sedi vaccinali in comuni diversi da quelli di residenza – denuncia il responsabile dei sindaci del Pd Milano Metropolitana, Simone Negri – Nel Comune dove sono sindaco sono iniziate le prime vaccinazioni agli over 80 e ho potuto verificare io stesso questo problema: decine di persone, molte con difficoltà di deambulazione, arrivavano da Vimodrone, esattamente dall’altra parte di Milano». Non è tutto, il consigliere dem in Regione Carlo Borghetti denuncia anche l’assurdo caso di un 93enne che all’una di notte ha ricevuto la convocazione per il vaccino per il mattino successivo alle 10.
A certificare il fallimento del sistema finora portato avanti dalla Regione, comunque, è la stessa Letizia Moratti annunciando l’accordo stretto con Poste Italiane, che di fatto rimpiazza bruscamente Aria, responsabile fino a ieri degli acquisti del Pirellone. E con la campagna di immunizzazione ancora al palo, neanche le restrizioni per le aree a rischio, propalate nei giorni scorsi come la panacea di tutti i mali, hanno sortito gli effetti desiderati. Bertolaso è costretto ad ammettere che «le statistiche sull’andamento epidemiologico sono estremamente preoccupanti. L’ospedale in Fiera ha 57 ricoverati in rianimazione, Brescia 30», mentre l’assessora aggiunge che «la cintura di Milano è un’area sotto osservazione».
Indubbiamente, la zona maggiormente in sofferenza è Brescia. 1325 i nuovi positivi registrati nella città lombarda da giorni in zona «arancione rafforzato» mentre nell’intera provincia continuano ad aumentare i casi: si tratta di quasi il 30% dei 4590 contagi regionali registrati. 506 le persone ricoverate in intensiva. Anche Milano è oltre la soglia dei mille casi, 1026.
di Francesca Del Vecchio
da il Manifesto del 4 marzo 2021
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