Racconto della Marcia per il Clima del 6 novembre a Glasgow
Concentramento della manifestazione si tiene a Kelvingrove Park, a ovest del centro città, sotto una pioggia e un vento forte si radunano decine di migliaia di attivisti e attiviste dei movimenti sociali inglesi e internazionali. Girando per il parco, già un ora e mezza prima dell’inizio della marcia, si respira un clima vivace e caotico. C’è molta energia nell’aria e non si riescono a contare i gruppi che si stanno radunando, preparando le coreografie per la manifestazione. Ci sono tantissimi sindacati e partiti scozzesi e del Regno Unito. Ci sono organizzazioni sindacali, movimenti, attiviste e attivisti da tutto il mondo. Girando per il parco si sentono voci e lingue provenienti da tutto il globo ed è già chiaro che sarà una giornata storica
Il corteo parte dal ponte di Kelvin Way per poi girare su Sauchiehall Street, sul ponte c’è molta calca e gli organizzatori faticano a riuscire a dare un ordine ai vari block del corteo (che in Italia chiameremmo spezzoni). Il promo block è quello dei migranti e a seguire quello delle popolazioni indigene che in prima linea combattono e muoiono per difendere la biodiversità e i territori vergini. Il movimento per la giustizia climatica è un movimento intersezionale: la stragrande maggioranza dei suoi leader sono donne. Sulle mascherine distribuite dagli organizzatori c’è scritto “Femminist Climate Justice”.
Il numero dei block è altissimo ed è impossibile raccontarli tutti. Ci sono i movimenti per la casa e i sindacati dei lavoratori. Ci sono i dipendenti del trasporto pubblico di Glasgow che scioperano perché venga aumentata la loro retribuzione e per un trasporto pubblico gratuito. Come il giorno prima alla manifestazione di Fridays For Future ci sono anche tanti bambini delle scuole medie ed elementari accompagnati dalle loro insegnati e dai loro genitori.
C’è lo spezzone di Fridays For Future, il movimento internazionale ispirato dagli scioperi di Greta Thunberg che ormai vanta nodi locali in tutto il globo. Il cuore pulsante dello spezzone è composto dai Fridays For Future MAPA (Most Affected Peoples and Areas) ovvero gli attivisti e le attiviste che provengono da tutti quei paesi che più di tutti subiscono gli effetti del cambiamento climatico e che spesso coincidono con i paesi che meno hanno emesso e distrutto la biosfera negli anni dalla seconda rivoluzione industriale ad oggi. Ci sono attivisti dall’Amazzonia brasiliana, equadoregna, dal Messico, dalle Filippine, dall’Uganda, dal Sudan, dalla Palestina e da tantissimi altri paesi. Mancano gli attivisti di Fridays For Future Afghanistan che in questo momento sono in esilio in Pakistan e che temono la repressione del governo talebano su di loro e sulle loro famiglie e su cui FFF ha attivato una campagna di solidarietà internazionale. In molti di questi paesi essere un attivista di Fridays o comunque per la giustizia ambientale significa andare incontro alla prigione o alla morte. I MAPA hanno il protagonismo totale dentro il movimento di Fridays, e viene lasciato loro più del 90% della visibilità e dello spazio politico sia negli interventi dal palco sia all’interno della manifestazione.
E’ evidente che questo non può che portare a una forte radicalizzazione dei contenuti del movimento di FFF, la parte europea del movimento non può che ascoltare e imparare da tutte le popolazioni che combattono contro la distruzione degli ecosistemi operata dal colonialismo occidentale.
C’è lo spezzone di Extinction Rebellion aperto dai Criminali del Clima posti in arresto. Putin, Bolsonaro, Trump, Murdoch, Morrison sono ammanettati e accompagnati da un finto poliziotto e sono costretti a sfilare per la città prendendosi gli insulti dei manifestanti. Dietro di loro le coreografie e i tamburi di Extinction Rebellion che ha chiamato a raccolta ribelli da tutto il mondo per la COP26. C’è Nettuno insieme a uccelli, scheletri di dinosauri e animali marini. Gli attivisti di XR partecipano inoltre al servizio d’ordine del corteo pur senza conoscersi tutti riescono a mettere in campo una macchina organizzativa efficiente utile per tutto il corteo.
Uno spezzone molto significativo è quello degli indipendentisti scozzesi, le cui bandiere sono disseminate per tutta la lunghissima marcia. Oltre a chiedere l’indipendenza del Regno Unito, l’AOUB, All Under One Banner, si appongono insieme alla campagna #StopCambo alla apertura di un nuovo enorme giacimento petrolifero che il governo del Regno Unito vuole aprire a nord della Scozia. La Scozia infatti produce molta più energia attraverso fonti rinnovabili rispetto all’Inghilterra e sta subendo per questo meno il costo degli aumenti causati dalla crisi energetica in corso.
Un altro spezzone significativo è quello degli agricoltori indiani e delle organizzazioni degli agricoltori (Land Workers Alliance). Il settore dell’agricoltura è infatti uno di quelli più colpito dai cambiamenti climatici. I piccoli agricoltori, gli unici a utilizzare metodi di coltivazione sostenibili, sono costretti a combattere contro lo strapotere delle multinazionali che cercano in tutti i modi di ottenere la proprietà dei terreni e delle sementi.
Al termine della marcia che ha raccolto più di 250mila partecipanti il corteo raggiunge Glasgow Green, una grossa area verde adiacente al River Clyde, da lì si alternano sul palco tantissimi interventi dei tanti partecipanti alla marcia. La giornata è stata un grande successo per gli organizzatori che si aspettavano meno della metà dei partecipati, in effetti la città è stata completamente invasa da attivisti e attiviste. Ma oltre ai numeri la manifestazione è stata un successo per ciò che questo movimento riesce a esprimere. Il movimento per la giustizia climatica è transfemminista, decoloniale, anticapitalista e unisce culture e popoli di tutto il mondo. E’ in queste piazze e in questo movimento, che è il movimento dei movimenti, che va cercata la futura leadership del nostro pianeta che ci possa traghettare verso una sopravvivenza felice sul Pianeta Terra.
Sergio di Fridays For Future Milano, 7 novembre 2021, Glasgow, Scozia
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