[DallaRete] Corcolle, il razzismo alla fermata dell’autobus

mig

Cosa sta succendendo in questo quartiere della periferia romana? Perché quasi nessuno si è chiesto come mai sia esplosa la rabbia dei migranti?

La prima colpa è dei giornali della destra di questa metropoli e su questo non c’è dubbio! Stanno soffiando sul fuoco vendendo allarme e veleno. L’episodio che ha scatenato la “caccia al negro” è l’assalto ad un autobus. Ma quanti giornalisti si sono chiesti per quale motivo gli autobus sono stati presi d’assalto? Perchè su questi mezzi pubblici si è riversata questa rabbia, a sentire loro, immotivata e irrazionale? La vera domanda che nessuno si è posto è: che cosa può essere successo?

E invece è più facile vendere una narrazione tossica: “sono immigrati, sono troppi, pensano che tutto gli è dovuto, sono selvaggi affamati di prede femminili e sotto sotto sono solo barbari da lasciar morire in mare”. Clamore che genera rancore. Rancore che genera odio, terreno fertile per razzisti e fascisti sparsi nel nostro hinterland romano e non solo.

Ma tutto nasce per altri motivi; nasce perché il razzismo in questo paese viaggia anche sugli autobus delle linee periferiche.

È uso comune di non pochi autisti (non tutti, sia chiaro!) quello di non fermarsi alle fermate designate se a queste ci sono parecchi migranti che aspettano. Si tira dritto sia con la pioggia che col sole, sia col freddo che col caldo, soprattutto sulle tratte periferiche. Questo è successo anche l’altra notte, scatenando la reazione che i giornali hanno poi minuziosamente riportato, dettaglio per dettaglio, puntando alle emozioni e al clamore.

Questo è l’antefatto che non viene raccontato: un autobus sta arrivando, l’autista vede molti africani alla fermata e tira dritto. Passa un’ora, arriva un secondo autobus e la scena si ripete. Passa un’altra mezz’ora e arriva un terzo autobus. Stessa scena. Al quarto la gente è al limite; blocca la strada per fermare l’autobus e impedire che se ne vada. L’autista per paura fa una manovra sbagliata facendo spegnere il mezzo e qualcuno rompe un vetro per sfogare la rabbia di quell’attesa insensata ed imposta.

Questo può non giustificare la rottura di un vetro dell’autobus ma spiega i motivi del gesto, spiega il contesto in cui il fatto è avvenuto.

Nessuno, giornalisti e amministratori, sembra essersi chiesto perché gli autobus fossero diventati un bersaglio. Non domandarselo è criminale, perché volutamente si vuole rivestire il migrante di una animalità incapace di razionalità: un essere che compie gesti senza senso e quindi una figura più vicina all’animale che all’uomo. E che di conseguenza non merita né diritti, né accoglienza, né rispetto.

Ciò che è andato in scena la sera successiva, e che ho visto con i miei occhi, è il risultato di questa operazione; persino la voce di una bambina violentata, poi rivelatasi chiaramente falsa, ha contribuito ad alimentare falsità e rancore. Gente per strada con in testa i soliti fascisti che con veri e propri check-point facevano scendere i migranti dagli autobus, in alcuni casi picchiandoli davanti alle pattuglie dei carabinieri. Due ospiti dei centri di accoglienza della zona, quindi rifugiati politici e richiedenti asilo, sono finiti in ospedale con prognosi fino a 10 giorni. Lividi, facce gonfie e rattoppate, traumi addominali, occhi lividi di rabbia e sdegno. Un altro ospite di un centro di accoglienza è rimasto fino alle 5 di mattina nascosto tra i cespugli al lato della strada per paura. E’ rimasto a torso nudo tutta la notte, perché temeva che la sua maglietta bianca potesse farlo notare nella notte dalle ronde che scorrazzavano.

In un simile scenario, non bisogna però dimenticare che la “periferia polveriera” è stata alimentata negli scorsi mesi dalla totale assenza delle istituzioni in questi quadranti isolati, geograficamente e socialmente, della città. Dove sono finite le promesse di Marino in campagna elettorale? Sbagliano forse i coordinamenti dei cittadini quando dicono che la “sicurezza” nelle periferie era una priorità del governo e non si è mai tradotta in realtà? Per non parlare dei servizi che non ci sono, della qualità del trasporto pubblico che emargina intere zone della città.

Forse, senza troppi giri di parole, possiamo affermare che Marino in questo anno di mandato si è dimenticato completamente delle periferie, che siano quelle storiche come Torpignattara o quelle addossate lungo il GRA o oltre. I territori più a rischio sono stai abbandonati in maniera scellerata, alimentando un disagio e un’insofferenza che può sfociare nella guerra tra poveri.

Chi dice che il razzismo non c’entra mente. Lo vogliono e lo costruiscono innescandolo come una bomba ad orologeria.

Il razzismo c’è. Lo incontri spesso alle fermate del 508.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *