Diario (e Video) da Cavezzo: la rete della solidarietà
Il telefono cellulare del campo di Cavezzo suona a tutte le ore del giorno e della sera, non è l’unico strumento che abbiamo per mantenere i rapporti con quello che c’è fuori dal campo delle BSA, però sai che quando squilla dall’altra parte potrebbe esserci chiunque e non solo un terremotato.
Ogni giorno rimaniamo in contatto con un pezzo di mondo, quello ancora attivo e sensibile all’emergenza, che attraverso noi delle Brigate cerca di fare il possibile per portare il proprio contributo all’Emilia.
Ci chiamano associazioni, realtà di movimento, cittadini e chiunque voglia capire come farci arrivare il proprio contributo. Entriamo in contatto con un mondo che dalla Val d’Aosta alla Puglia converge sul campo base delle BSA a Cavezzo gli aiuti che vengono distribuiti alla popolazione, un’azione necessaria a far continuare il nostro supporto all’emergenza che riempie i nostri magazzini di generi alimentari, sanitari, vestiti e sacchi a pelo, tende e giocattoli per i bambini.
Ti meraviglia questo tipo di coinvolgimento, passi da una cooperativa sociale che invia olio dal Salento e che ci tiene a specificare che “..sia distribuito gratis e non venduto “ alla realtà che ha raccolto presso la propria sede i beni elencati sul sito delle BSA ( lista che aggiorniamo quotidianamente in base alle esigenze ), dimostrando che nonostante le scosse telluriche non siano più oggetto dei servizi del telegiornale della sera qualcuno comprende che l’emergenza non termina con la sistemazione degli sfollati ma necessita di costanti interventi e supporti esterni.
Attualmente al campo di Cavezzo abbiamo costituito 5 magazzini suddivisi per generi dove vengono svolte le quotidiane attività di consegna dei beni alla popolazione, gli orari dello “spaccio popolare silvio corbari” ( prontamente dedicato al famoso partigiano del faentino) sono rispettati in modo corretto da parte della popolazione che ha ormai individuato il nostro campo non solo come un luogo dove poter ricevere ciò di cui hanno bisogno ma un vero punto di riferimento della zona per reperire informazioni ( e spesso consegnarne a noi attraverso una chiacchierata ) e parole di conforto che di certo non fanno che bene.
Il telefono squilla anche per questo, per metterci al corrente che la vita va avanti in molti modi e che l’emergenza non è certo quel segmento che c’è tra una scossa e l’altra ma si ripercuote nelle vite di tutti i giorni e nelle pratiche di un lento, ma possibile, ritorno alla normalità.
Squilla anche per avvisarci che a Fossoli , nella Libera Repubblica organizzata dagli sfollati e le BSA, alcuni terremotati ospitati nel campo stanno discutendo animatamente.
Non è possibile raccontare solo il bello e fingere che una certa tensione tra le persone, dopo 2 mesi dall’inizio dell’emergenza e nelle condizioni difficili, tra caldo e incertezze sul futuro, non possa avvenire ma comprendiamo che sia “umano” e che questo serva anche molto a noi per “ affinare” le pratiche di tutti i giorni che comprendono anche il supporto attivo alla popolazione in difficoltà.
Da Cavezzo torna a Fossoli la volante dei militanti delle BSA che gestiscono l’emergenza nella Libera Repubblica, si lascia lì il bicchiere ancora pieno e il piatto con il cibo e si corre, dalla “propria gente”, come se al campo fosse suonata la sirena che avvisa i vigili del fuoco di una chiamata d’emergenza.
Anche questo può meravigliare, vedere gente arrivata da un po’ ovunque in Italia che si sbatte per gente che conosce da pochi mesi oppure da pochi giorni come se fossero persone appartenenti alla propria famiglia.
Meraviglia quel senso di Comunità che con il tempo avevamo dimenticato di possedere e che qui ogni giorno continui a ricostruire, dove a Fossoli assume un aspetto cosi profondo da farti chiedere a te, osservatore esterno o ultimo arrivato nelle Brigate, “ cosa muove questi volontari ad accorrere in quel modo ?”.
Noi la chiamiamo Solidarietà Attiva e attorno ci costruiamo ogni giorno le pratiche necessarie per alimentarla e renderla il più possibile funzionale all’intervento che stiamo svolgendo qui in Emilia.
Poco dopo la chiamata di Fossoli il telefono squilla ancora, dall’altra parte della cornetta c’è una persona che ci ha conosciuto, ha frequentato il campo e che ora ha bisogno di conforto perché la “normalità” in cui è rientrata la sta piano piano deprimendo e la fa sentire sola.
Il telefono passa di mano in mano, qualcuno scambia con lei messaggi di conforto e presto le cose assumono un aspetto migliore e più piacevole, anche questo diventa un nostro compito come Brigate, lo svolgiamo con piacere tenendo ben in testa che tutto ciò è un dare e avere e che ciò che ci torna indietro è proprio quello di cui le Brigate vanno fiere, la Solidarietà come pratica diffusa.
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Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!