(Piccolo) manifesto dell’indicibile

Questa è una pratica di scrittura transfemminista decoloniale nata per mettere a fuoco i bordi del discorso pubblico sulla Palestina. Nell’infinito dei non detti e dei taciuti. abbiamo sentito l’esigenza collettiva di superare le soglie dell’indicibile. Queste parole sono di chiunque vorrà leggerle, urlarle a voce alta da un microfono o senza, pubblicarle, farle proprie.

(PICCOLO) MANIFESTO DELL’INDICIBILE

Dire l’indicibile.
A che serve la manifestazione di solidarietà.
Il colonialismo italiano, lo vogliamo guardare?
Se a qualcosa può servire.
Voglio stare fuori dalla ritualità.
Dire quello che non si può dire.
La parola che non si può dire è: Palestina.
Non si può dire: genocidio.
Non si può dire: apartheid.
Salve, sono qui, finisco con 45.

È indicibile ma sotto gli occhi di tutt*.
30.000 persone ammazzate dicono non sono vere persone.
119 giornalisti ammazzati dicono non sono veri giornalisti.
Centinaia di ospedali bombardati dicono non sono veri ospedali.
Due milioni di persone affamate dicono arriva la Pasqua, quella sì, è vera.

Non scegliamo noi cosa devono fare l_ palestines_.
Siamo capaci di sostenere scelte che non sono le nostre?
Manganellate, manganellate, manganellate.
Scopare le statue e i monumenti dei colonizzatori?
Contro le parole, vediamo reparti antisommossa ovunque.
Siamo scioccate, ma sta diventando normale?
Vedi anche tu quello che vedo io?
Le bambine in platea bruciano le bandiere israeliane, durante uno spettacolo sulla memoria davanti ai reparti antisommossa

È indicibile e pure dietro l’angolo.
Dati, dati, dati che non servono a nulla davanti a un genocidio: non sono chic.
Si può dire che l’esercito israeliano spara in testa ai bambin*?
Anche Instagram oscura i crimini di Israele, in effetti violano ogni standard.
Abbiamo un problema: senza fare preamboli, non si può più dire chi fascista è.
Tutti gli sforzi per non dire, ma far capire, ma che fatica?

In Università nessun_ docente è disponibile a prenotare un’aula per l_ studenti per un’assemblea sulla Palestina?
In Università ci insegno ma non ci posso parlare.
Ma il pensiero critico?
Andiamo a cena insieme, ma solo se condanni Hamas.

È indicibile ma non dici nulla.
Invece si dovrebbe gridare: mandiamo i caschi blu in Israele.
Sparare ai dottori in sala operatoria, poi c’è chi punta una pistola a chi si dà fuoco per protesta.
Sono arrivate le pulizie di primavera: inviamo a Gaza le tutine bianche per il Covid.
Cazzo la Germania, si può dire? È colpa di Hamas.

La giustezza della violenza anticoloniale: non si può dire.
Ma il crimine orribile è andare a picchiare i fascisti? Solo prenderle è bene?
Armarci, non farci disarmare nelle nostre prese di parola.
Noi da donne* queer transfemministe la parola autodifesa ce la rivendichiamo.
L’uso della violenza: è un impensabile?
Sono in autobus, parlo della Palestina ma a bassa voce.
I sassolini nelle scarpe, ma anche i sassi nelle tasche.

È indicibile perché qualcosa comincia a scricchiolare.
Chiama il suo esercito “di occupazione” e i cittadini “coloni”, ma noi non si può dire che è un paese coloniale.
Sotto il mio frigorifero c’è una base di Hamas: io ve lo dico.
Grazie cosiddetti barbari di non rispondere alle nostre provocazioni: possiamo dircelo?
Che cos’è la violenza? Chi è il terrorista?

Nelle piazze per la Palestina arrivano persone con cui i movimenti non hanno mai parlato.
Non esiste la scusa buona per rimanere a casa.
Lo spazio urbano va arrampicato.
Le rivolte degli ultimi anni le hanno fatte le persone migranti o con background migratorio, lo vogliamo dire?
Inizia con la P, finisce con la A.
Ma della dignità dell’esistenza, ne potremo parlare ancora dopo?

È indicibile perché lo pensiamo tutt*.
Però che ci sono i coloni progressisti si può dire.
Però che ci sono i liberali per la pulizia etnica si può dire.
Si può dire che US manda sempre le persone nere a fare il lavoro sporco?
Difendere il diritto internazionale è diventata la cosa più radicale che ci sia.

L’8 marzo non mi invitare a fare la conferenza, perché io sciopero vaffanculo!
La ricerca dell’unica persona ebrea o israeliana antisionista che prende parola, così ti senti più nel giusto?
Il senso di colpa europeo.
Oltre la decenza, la paura sotto sotto di essere ancora dei nazisti.
La par condicio, il contraddittorio – ma di cosa esattamente?
Ma in Israele si producono tanti spettacoli di danza contemporanea, tanta arte!
Qual è la resistenza giusta, lo decidi tu?
Se non mi identifico del tutto con la tua lotta, allora no.

È indicibile perché c’è un silenzio assordante.
I palestinesi cadono uno dopo l’altro, senza motivo, forse scadono.
Si può dire che non ci sono giornalisti indipendenti internazionali a Gaza?
Durante il Giorno della Memoria, tutti i cortei antifascisti sono stati vietati.
Ci stanno uccidendo a uno a una: preferisci una morte lenta o una morte veloce?

Per essere democratico dici che “lo Stato di Israele è legittimo per la risoluzione del 1947, ma le colonie no” ma che si sta difendendo uno stato razziale, ah no non si può dire?
Il Sudafrica ok, ma solo adesso.
“Non si può più dire niente” ma parli a tutte le conferenze, prendi parola ovunque e continui a toccare il culo alle studentesse.

La vertigine che viviamo, quella sì che è indicibile.
Le trame dell’ultradestra globale dietro a Israele.
Nel frattempo, gli aiuti sono bloccati al confine a ritmo di tecno.
Questi giornali che trattano le donne come armi in guerra e come puttane in pace.
Le dichiarazioni di chi governa Israele non compaiono sui media, anche loro: indicibili.

Non avete abbastanza paura mi sa.
Noi invece ne abbiamo avuta abbastanza.
L’imperativo della cura, ma se serve solo a negare la mia rabbia!
Basta burocratizzare l’intimità!
Io mi voglio arrabbiare.
Se solo condannaste gli stupri in dipartimento tanto quanto quelli di Hamas.
I finanziamenti alla cultura, se non condanni Hamas, te li sogni!
(avere paura, fare paura)
Ma voi perché non piangete? Come fate a non piangere?
Non mi piace che i compagni delle strutture ci diano la linea su cosa fare alle manifestazioni transfemministe dell’8 marzo.

I puntini sulle i come diversivo, come infinita diluizione fino al nulla.
I puntini sulle i come rimedio omeopatico.
Abbiamo sdoganato tutto, diciamocelo prima che arrivi la notte.

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Una risposta a “(Piccolo) manifesto dell’indicibile”

  1. nemico interno ha detto:

    Ciao, d’accordo con quello che hai scritto e anche molto bella la cifra stilistica…ma aggiungerei una cosa che è decisamente fondamentale: la solidarietà che più aiuta e serve, nei vicoli sabbiosi di quel carcere a cielo aperto che è Gaza, come nelle periferie dormitorio e nelle cittadelle fortificate e difese coi checkpoint nei quartieri dei padroni, qui nel Nord del mondo dove impera la dittatura della merce e la lobotomizzazione mentale indotta da 40 anni di propaganda via tv prima e social network ora, è ognuno con le proprie tensioni ed i mezzi che sceglie, quella che colpisce a casa nostra gli interessi economici e gli scambi di saperi polizieschi che sono vitali affinchè i Paesi imperialisti mantengano il loro tenore di vita mantenuto con le risorse umane e naturali sottratte con la forza ai popoli che pur essendone i maggiori produttori non ne rivedono un euro (a parte i loro governi-fantoccio instaurati e difesi dalle armi che, Beretta in testa, sono prodotte in Occidente)i. Le università che collaborano con quelle israeliane nella ricerca su nuove armi, strategie di polizia internazionale e software per il controllo sociale sono alla Sapienza, alla Bocconi, alla Federico II, all’Alma Mater: gli scambi di saperi polizieschi avvengono nelle annuali esercitazioni congiunte nelle basi come Camp Darby o Sigonella/Comiso così come in quelle UK a Cipro e da qualche anno in quella yankee nel deserto del Negev, in terra sionista…le reti di scambio dati piuttosto che le pipelines energetiche sono a pochi km dalle nostre sicure case (come l’ENI) e il nemico interno, con tutto il rispetto per le navi delle ONG e per gli “internazionali” che rischiano la vita quando provano ad accompagnare a fare la spesa (quel poco che rimane di pane ed acqua i sostanza) donne e bambini, su cui la IsraeliDeathForce gioca al tirassegno, di quello che era il popolo più laico del Medio-Oriente ed ora, grazie a Mossad e Cia, si ritrova governato da clerical/nazionalisti e polizia religiosa, mullah e monarchi del petrolio che, come già nell’Irak baathista e nell’Indonesia di Suharto o nell’Iran degli Ayatollah, dopo aver cacciato le corporation occidentali hanno massacrato i loro ex-alleati tattici, i movimenti anticapitalisti marxisti ma anche antiautoritari, per ricreare, adeguati all’attuale ordine del capitale, i Califfati salafiti e wahabiti di secoli fa. E quando questo nemico interno riprenderà a relazionarsi con le armi della critica e la critica delle armi con i suoi omologhi nel Sud del Mondo, è sicuramente l’incubo più temuto dal Comando economico-militare capitalista

    Un disertore della guerra del Capitale

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