Zam Hip Hop Lab: storia d’amore infinita

“Eravamo io, lei e…”. Ogni racconto leggendario da osteria che si rispetti dovrebbe iniziare così.
“C’era una volta” invece è l’incipit per le favole, ma questa che sto per provare a raccontare è una storia vera.
Siamo alla vigilia del decimo anniversario del laboratorio hiphop che ha sede a Zam – lo Zam Hip Hop Lab, si sa no? – e il decennale è un anniversario importante: a 10 anni diventi un bambino grande che inizia a sperimentare indipendenza ed autonomia… ecco, in questi 10 anni passati insieme abbiamo voluto assaporare il flavor dell’autogestione in ogni sua sfumatura, dai sapori più acidi e amari a quelli dolcissimi. Ma cerchiamo di dare un senso a tutto ciò.

Al termine del periodo dell’Onda (2008-2011) mi sentivo esule di una grande esperienza politica collettiva di crescita. Uscivano dischi come Mr Simpatia di Fabri Fibra ed il rap da genere di nicchia iniziava a diventare fenomeno di massa. Sentivo la necessità di riportare il rap e l’hiphop in uno dei luoghi da cui in Italia si era originato, cioè le strade, le piazze, i portici ed i centri sociali.
Parlando con amici ed amiche venne fuori che pure Chiara di Zam (oggi mia partner in crime e non solo) era interessata ad un progetto simile… Il tutto si svolse abbastanza rapidamente: ricordo in modo nitido i primi incontri che abbiamo organizzato al Tipota o al Confine con amici rapper per confrontarci su come impostare nella maniera migliore un laboratorio di hiphop in un centro sociale. Ed ecco l’asso nella manica: Esa aka El Presidente. Devo davvero presentarlo? Chiunque abbia mai ascoltato anche solo una rima di rap sa perfettamente chi sia Esa, in particolare chi ha bazzicato jam, centro sociali, club, atelier e quant’altro negli ultimi 30 anni quanto meno nel nord Italia… e mi sto tenendo basso perché stiamo parlando di una delle colonne di queste cultura oltre che un super amico. Quindi siamo io, Chiara ed Esa… chiariamo subito un punto: Esa non era mai solo e questo penso sia stato il più grande regalo ci abbia fatto… con lui c’era sempre ballotta e voglia di creare situazioni positive. Ci serviva uno posto e dopo un rapido giro di spazi sociali Zam sembrava essere, oltre che il più entusiasta, anche quello che si sposava meglio per una situazione del genere. Bene, inizia la sfida, stampiamo flyer e locandine, apriamo una mail per le iscrizioni e iniziamo lo spam “Tutti i martedì dalle 17 alle 19 laboratorio di scrittura testi rap con Esa aka El Presidente GRATUITO a Zam in via Olgiati”. Giustamente il Prez ci fa notare che non si può fare gli allenamenti senza fare mai una partitella, e propone di affiancare al laboratorio pomeridiano del martedì un appuntamento serale… così nascono gli open mic, un evento che ci accompagnerà e ci contraddistinguerà per anni…. che poi vallo a trovare oggi un microfono davvero aperto.

Si parte… tantissimi sono stati gli amici e le amiche che Esa ci ha fatto conoscere in quel periodo, primi tra tutti i Green Tigers (con dj Noko e Tim aka Xbeat RIP), Erics, Mastino, Stoma e tantissimi altri… ogni martedì pomeriggio c’era una nuova sorpresa.. mio fratello con la Je ad ogni appuntamento… il muro delle tag per evitare che lo spazio venisse devastato ad ogni iniziativa (…cazzo me l’ero quasi scordato il muro delle tag…). Poi la vita privata allontana Esa da questa esperienza, ed è qui forse che nasce davvero la nostra avventura: sono stati i ragazzi a decidere come proseguire il percorso, e alla notizia dell’impossibilità di Esa di continuare il laboratorio nasce la voglia di vivere un nuovo progetto senza un “maestro” vero e proprio ma condividendo ognuno le proprie skills e CRESCENDO INSIEME, giorno dopo giorno.
Come primo luogo ci viene concesso di occupare l’auletta della Rete Studenti Milano… un bugigattolo dentro la “sala piccola” della prima occupazione di Zam: un luogo insalubre, buio e mi pare di ricordare senza finestre, insomma uno spazietto meraviglioso per noi. Nasce la famiglia e dopo poco arriva un tragico annuncio: “lo spazio è sotto sgombero”. La paura che questa notizia spenga questa esperienza appena nata viene spazzata via dalla determinazione di tutti i ragazzi dello ZHHL e dalla solidarietà di tutti gli artisti che abbiamo incontrato, che si impegnano ognuno come può per sostenere la nostra campagna anti-sgombero. Ancora oggi paghiamo il prezzo di quella giornata con multe di decine di migliaia di euro che pendono sulle nostre teste e quelle dei compagni e compagne condannate per gli scontri con la Polizia davanti alle porte del Comune. A nulla valsero i numerosi appelli dal megafono verso le orecchie del Sindaco… fosse almeno sceso a confrontarsi con noi.

Cambiamo casa, ci spostiamo nel Ticinese, in un luogo simbolo per la storia della Milano che si ribella al potere… restiamo in questa casa sita in via Santa Croce (rinominata largo don Andrea Gallo) per un anno e mezzo, e vedere quanti concerti abbiamo organizzato in così poco tempo è davvero stravolgente. Mc da ogni parte d’Italia sono venuti a sputare le loro rime sul nostro palco, un palco che ha dato voce a chiunque avesse qualcosa da dire in questa città… a nostra memoria l’unico microfono aperto che ci fosse in città. Ricordo con amore la primissima serata organizzata dal laboratorio in totale autonomia: HalloWeed, special guests della serata solo fratelli, Mastino accompagnato da Dj Agly e Ganjafarm from Pomigliano D’Arco. MERAVIGLIOSO. Sempre in quel cortile ricordo anche un mega concerto dei Black Beat Movement con super ospite Deda aka Katzuma. È proprio in quello spazio che nasce la crew Rap Caverna Posse, la RCP: la mia nuova famiglia, con cui ho condiviso davvero qualsiasi tipo di esperienza in questi 10 anni. Grazie all’aiuto di due prodi ingegneri riusciamo a realizzare una cabina di registrazione: il nome è “Rap Caverna” a causa delle sue fattezze, una stanzetta di legno fatta di assi con insonorizzante, una porta, un pc portatile con scheda audio, un microfono marcio e taaac ecco il nostro primo studio in cui registriamo i nostri primi pezzi… sono ovviamente marcissimi ma anche iconici, come nel caso di “Lascia che si radunino”, pezzo antifascista scritto e registrato in occasione di un meeting dell’ultradestra organizzato da Lealtà Azione. Purtroppo arriva la notizia dello sgombero pure nella nuova casa, il vento arancione che aveva fatto eleggere Pisapia aveva già smesso di soffiare (sempre che abbia mai soffiato questo fantomatico vento di cambiamento). A nulla valsero i tentativi di apertura di tavoli con il Comune di Milano: un altro sgombero, un altro spazio sociale che viene chiuso. Questa cosa proprio non la capisco, ma quelli pensano che basti sgomberare uno spazio per spegnere la fotta? Al contrario. Dallo sgombero di Zam in Santa Croce la forza cresce, le assemblee preparatorie alla nuova occupazione ci vedono sempre più protagonisti, noi che avevamo sempre vissuto parallelamente la vita politica del collettivo ci rendevamo conto di come queste due vite fossero sempre più fortissimamente legate.

Qualche mese di attesa e preparazione (in cui anche altri spazi come il Lambretta in piazza Ferravilla verrà indegnamente sgomberato) approdiamo in quel di Milano Sud ed è amore a prima vista: la fotta è tantissima, senza rendercene conto siamo diventati parte attiva ed integrante del collettivo politico. La prima notte di occupazione è sempre quella più “rischiosa” rispetto a possibilità di sgomberi o di altre spiacevoli visite, aggiungici di passare la notte in un luogo abbandonato da dieci anni con tutti gli annessi e connessi… beh, della quindicina di quella notte almeno una decina erano ragazzi e ragazze del laboratorio. Questo era il modo migliore per accaparrarsi gli spazi migliori in cui far sorgere il nostro nuovo studio di registrazione, e così fu e così è. Lo studio non è più marcio e raffazzonato ma è professionale, con una cabina di registrazione insonorizzata ed un microfono che potremmo finalmente definire “serio”: tutto grazie alle attività di autofinanziamento che svolgiamo attraverso eventi pubblici musicali e culturali. E tutto in condivisione, uno studio aperto a tutti e tutte e gratuito. Approdati in quel di via Sant’Abbondio 4 (o 10, o 8, un giorno lo scopriremo) abbiamo scavato la nostra caverna dentro le mura di un nuovo Zam non solo rispetto alle sue pareti, ma anche rispetto ad una politica più incentrata sulla comunità di quartiere che sulle grandi date della politica mainstream. Ora siamo tanti e tante e per permettere a tutti di rimanere fino a chiusura spesso dopo la serata passiamo la notte in caverna che col tempo abbiamo acchittato con ogni comfort. Gli zammini e le zammine ci prendono in giro e ci chiedono notizie sul nostro campeggio ma per noi è una cosa unica: faticare insieme per realizzare un qualcosa di grande che fino a qualche tempo prima era impensabile per ognuno e ognuna di noi.

Mi piacerebbe raccontare qualche aneddoto, qualche episodio carino o significativo di questi 10 anni ma ce ne sono davvero troppi… aver respirato insieme i lacrimogeni al corteo per Emilio a Cremona ed emozionarci nel sentirci insieme antifascisti, la jam al festival della birra organizzata da Spa (rest in power), la costruzione della diga Mario Molotov per salvare il campeggio NoTav dall’alluvione, il viaggio infinito in Euskal Herria per degustare le prelibatezze locali e il profumo dell’autonomia socialista in salsa Aste Nagusia… i cilotti e le canne sempre presenti in ogni nostro discorso… le decine di iniziative organizzate per ricordare Dax con Beppe Rebel, Acero Moretti e tutto il giro dei rapper militanti milanesi, i lutti e i pianti fatti insieme, quelli dove capisci che stai diventando grande… e poi tutte le connessione che nel tempo abbiamo stabilito con tutte le altre soggettività che si occupano di hip hop con lo spirito che amiamo… Solo per citarne alcuni (e non si offendano gli esclusi) Street Arts Academy con nostro fratello Mastino, Gps Posse, Dj Agly, Kabo e tutta la scena della zona varesina e saronnese, i PVM baluardi del rap fatto bene con l’attitudine positiva, tutte le realtà laboratoriali ed associative con cui abbiamo collaborato dentro e fuori dalle scuole, U-Net original knowledge dealer, Moodmagazine che ha sempre trovato un pochino di spazio sulle sue pagine per parlare di noi, il nostro primo disco autoprodotto e tutti i progetti che sono nati poi, POQ, 232 APS… nostro fratello Hafiz, di cui preferiamo non parlare spesso perché ne custodiamo un ricordo affettuoso di cui siamo gelosi. Troppe troppe cose, troppe troppe persone…

Sabato festeggeremo con Esa, Dj Lugi e Dj Agly e stiamo allestendo una mostra a Zam per raccontare i nostri primi 10 anni di attività: abbiamo stampato quasi 100 locandine di iniziative pubbliche tra concerti, jam, proiezioni e cene sociali… se pensiamo che in mezzo ci sono pure due anni e mezzo di blocco di tutto causa Covid è davvero incredibile vedere su un muro quante cose abbiamo fatto insieme.

A volte mi fermo e ripenso a tutte queste cose, a quanto sono cresciuto grazie a questa esperienza di condivisione, ad avere incontrato persone che sono diventate la mia famiglia, le persone con cui condivido il bene ed il male, ma soprattutto le persone con cui trovo il bene quando sto male.

Ci ritroviamo oggi in una Italia governata apertamente dai fascisti, in un momento dove il rap è passato da essere fenomeno di nicchia a genere musicale egemone sia nella sfera mainstream che in quella underground, dove la trap è la colonna sonora di ogni rivolta con tutte le sue contraddizioni.
Ci ritroviamo cresciuti noi in una scena che è cresciuta di numero e legittimità, dove è cresciuto il pubblico agli show e le copie vendute dagli artisti. Ci siamo fermati un attimo e ci siamo resi conto che stavamo diventando grandi, che siamo cresciuti e nel pomeriggio del nostro anniversario vogliamo discuterne con un po’ di amici e di amiche.

Bene, questo dovrebbe essere la fine di questo racconto e forse dovrei ringraziare un po’ di gente… di sicuro inizio col ringraziare i miei fratelli e le mie sorelle di RCP per aver scelto di condividere con me la loro vita, poi di sicuro i compagni e le compagne di Zam di ieri di oggi e di domani che hanno supportato le nostre attività e i nostri progetti fin dal principio. Non posso non ringraziare
tutte le persone che hanno creduto in questo progetto e che si sono spese per la sua realizzazione e vorrei ringraziare personalmente ognuno di voi tra chi ha suonato senza compenso, chi ci ha donato del materiale, chi ci ha donato una skit e chi ci ha supportato e ci ha permesso di suonare in tantissimi posti in giro per l’Italia nelle occupazioni e nelle situe di strada che ci piacciono.
Ringrazio chi ci ha dato spazio.

Forse dovrei chiudere con un bella frase ad effetto tipo qualcosa alla keep it real o roba simile, ma conoscendo i miei fratelli e le mie sorelle credo condivideranno la scelta di usare le parole di un poeta di strada abruzzese di nome Lou X “quelli che si pensavano che era tutto sbornia e risate non ci hanno capito un cazzo”.

Horso Rcp

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