La carica dei “700”. Ad Assodelivery danno i numeri: una raccolta firme falsa per salvare il cottimo!
Riprendiamo un comunicato di Deliverance Milano sull’ultimo colpo di teatro architettato dalle piattaforme per impedire la minima regolamentazione normativa dei riders contenuta nell’omonimo decreto. Si tratta di una fantomatica petizione on-line dove alcune centinaia di presunti lavoratori difende il cottimo e altre aberrazioni. La petizione è firmabile da chiunque, ma comunque non sorprenderebbe che in un settore lavorativo dove vige il Far West ottocentesco alcuni lavoratori fossero “più realisti del re”.
Sta girando tra i fattorini, nelle chat e tra i gruppi whatsapp, una petizione online (priva di alcun valore legale e politico) secondo la quale i lavoratori dichiarerebbero di voler rimanere con il pagamento a #cottimo, senza garanzie e tutele, difendendo il proprio diritto di restare senza diritti sindacali e sotto l’egida della precarietà assoluta. Il mondo a rovescio.
UN SINDACATO GIALLO
Questa iniziativa, a dir poco bizzarra, nasce in realtà come colpo di coda, per volontà di #Assodelivery che ha radunato intorno a sé un gruppo di crumiri, un manipolo di corrieri che, in cambio di un trattamento di favore pagato lautamente in ore e consegne, difende gli interessi delle piattaforme a danno del resto dei lavoratori e di chi reclama diritti per tutti.
SOLDI, SOLDI, SOLDI
I cottimisti, che si considerano lavoratori autonomi e “manager di loro stessi”, sostanzialmente solo perché hanno una partita Iva, dichiarano di guadagnare cifre esorbitanti e di non sentirsi per niente sfruttati. Ma non è tutto oro quello che luccica! Infatti in questi giorni sono state rilasciate diverse interviste con dichiarazioni mirate da parte di questi sedicenti “veri fattorini” in cui scopriamo che esisterebbero alcuni #rider che guadagnano oltre 2.500 euro al mese.
Come è mai possibile tutto ciò per un lavoro di consegne? Semplice, ci sono lavoratori che lavorano (di solito in motorino) oltre 50- 60 ore la settimana e consegnano per quella cifra (lorda), alla quale va tolta l’Iva della forfettaria, fuor di spese, perché l’azienda non rimborsa nulla, lo sappiamo.
LA VITA NON È UN VIDEOGIOCO
Un fenomeno tossico, veri e propri lavoratori “drogati” dai soldi, dal lavoro e dall’algoritmo, un fenomeno residuale, che riguarda poche decine di persone per ogni città, disposti a tutto pur di raggiungere per sé il proprio #jackpot personale, stando in strada tutto il giorno, arrivando ad annullare se stessi e gli altri per poco più di 8 euro all’ora, rinunciando ad ogni tutela.
A questo punto varrebbe la pena diventare lavoratori #subordinati, non credete?
Dicono di essere felici, di aver trovato il lavoro dei loro sogni, di “lavorare quando vogliono” ma la verità è un’altra, si fanno suggerire dei trucchi per prenotare “gli slot” e ottenere un punteggio di #rating più alto dall’ufficio, perché non esistono sicurezze in questo lavoro, ma poi le persone ne hanno bisogno, per far fronte alla quotidianità.
Un sistema organizzativo del mondo del lavoro aleatorio come quello delle app e della #GigEconomy non regge, non è equo per chi lavora, è soltanto il più conveniente possibile per le piattaforme e va normato e riformato: non siano più i rider a farne le spese, pagando ogni giorno un prezzo sempre più alto!
L’ALGORITMO È VIOLENTO
Ormai è sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, e non sarà certo un sindacato giallo a nascondere ciò che ormai si manifesta come un’evidenza: l’algoritmo è uno strumento esclusivo e repressivo, il sistema ha assunto ormai definitivamente connotati clientelari tra richieste di favori personali, cooperative e #caporalato digitale per la quasi totalità dei fattorini. Una spirale di sfruttamento che va al più presto fermata con un lavoro garantito.
FIRME CON BOT E DATA CONTROL
La raccolta firme è un #fake tremendo e le società di food delivery stanno dando i numeri perché vogliono continuare a guadagnare alle spalle dei loro rider scaricando sull’intera flotta spese e rischio d’impresa, in un mercato che è in grandissima espansione come quello delle consegne a domicilio.
Le #piattaforme controllano tutti i dati e tutte le statistiche di questo settore, e sistematicamente, prima di ogni appuntamento politico fanno uscire pubblicamente una versione rimaneggiata e accuratamente editata della propria narrazione in linea con la retorica aziendale.
Questa iniziativa ricorda episodi dal sapore amaro come la marcia a Torino dei #quarantamila della Fiat e rappresenta l’ennesima montatura architettata da chi è contro una regolamentazione del lavoro delle consegne tramite app, perché teme che il decreto sia convertito in una legge migliorativa e vincolante per le aziende a favore di tutti i lavoratori.
FAKE NEWS E PAURA
Dalla fine di agosto infatti #Glovo, #Deliveroo, #JustEat e #Ubereats hanno montato letteralmente una campagna ideologica di disinformazione nei confronti dei propri rider, dicendo che se il cottimo sarà abolito i lavoratori guadagneranno di meno (ma le paghe rispetto all’anno scorso sono già diminuite almeno di due euro a consegna mentre le tratte di percorrenza allungate per distanza) e se le imprese dovranno pagare più tasse se ne andranno dall’Italia, nonostante il Decreto “Salva Imprese” preveda un cuneo fiscale a loro favore, al netto che ora ne pagano pochissime (perché il resto lo “pagano” i fattorini) e tenendo conto che Foodora ha chiuso i battenti per questioni di politica finanziaria e non certo per ingenti costi di gestione.
IN CHE PAESE VIVIAMO?
D’altronde pare che perfino Paper de Paperoni abbia firmato contro il decreto rider e che al posto di migliorarlo ne voglia l’abolizione.
Per noi è arrivato il tempo di decidere in che tipo di Paese viviamo, in uno in cui ci sia spazio solo per #multinazionali e nuove forme di schiavismo od uno dove l’economia digitale rappresenta un’effettiva opportunità per tutti?
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